L’ultima mossa di Putin per restare al potere
Finisce oggi il referendum, lungo una settimana, sulle modifiche costituzionali da lui proposte e che gli aprirebbero la possibilità di governare fino al 2036, ma le votazioni sono state tutt'altro che limpide
Oggi in Russia è l’ultimo giorno del referendum sulle modifiche alla Costituzione volute da Vladimir Putin, che se dovessero venire approvate permetterebbero a Putin di restare al potere fino al 2036. I seggi sono aperti dal 25 giugno e il referendum si sta svolgendo ora, con qualche mese di ritardo sulla data inizialmente prevista, per via del coronavirus. E molti analisti ritengono si stia svolgendo ora, e non tra qualche mese, perché Putin teme che gli effetti economici della pandemia possano ulteriormente abbassare i suoi già bassi livelli di consenso. Il referendum arriva pochi giorni dopo una grande parata militare e dopo che le modifiche alla Costituzione sono già state approvate sia dalla Duma, il parlamento russo, che dalla Corte Costituzionale del paese.
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Secondo tutti i principali analisti, le modifiche alla Costituzione russa – che nei 20 anni da cui è al potere Putin non era mai stata cambiata in modo rilevante – fanno parte di un piano per consolidare il suo potere e la sua idea di Russia. I primi importanti segnali si erano visti a inizio 2020, quando Putin “aveva dimesso” l’intero governo russo e palesato l’intenzione di cambiare un po’ di cose per costruirsi la possibilità di restare al potere anche dopo il 2024, anno in cui terminerà il suo attuale mandato a cui non potrebbe seguirne un altro consecutivo. Qualcuno aveva pensato quindi che, come già aveva fatto in passato, Putin volesse potenziare il ruolo del primo ministro (incarico che già aveva ricoperto e che potrebbe tornare a ricoprire) e depotenziare quello di presidente, lasciandolo l’incarico a qualche suo alleato.
A marzo – con la proposta di un nuovo e inaspettato emendamento alla riforma costituzionale in discussione – le cose si sono fatte più chiare. Agli oltre 200 altri emendamenti se ne aggiungeva infatti uno che, se approvato, avrebbe permesso di azzerare il conteggio delle volte in cui ogni politico è stato presidente, così da lasciare a Putin la possibilità di essere direttamente presidente per altri due mandati.
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Dal 25 giugno e fino a oggi i cittadini russi di 11 diversi fusi orari stanno votando quindi per la riforma della costituzione che, tra le altre cose, permetterebbe a Putin – nel caso in cui riuscisse a farsi rieleggere – di governare fino al 2036, cioè fino a quando avrebbe più di 80 anni.
La riforma costituzionale prevede però diverse altre modifiche, le più grandi da quando la Russia ha smesso di far parte dell’Unione Sovietica. Tra le altre cose, la riforma contiene emendamenti per esplicitare e rafforzare il divieto ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, per far sì che i russi vengano riconosciuti come il gruppo etnico che fondò la nazione, per riconoscere formalmente la Russia come stato successore dell’Unione Sovietica e per aggiungere una serie di riferimenti alla fede in Dio (la Russia è un paese a maggioranza cristiana ortodossa). Ci sono inoltre emendamenti che, se definitivamente approvati, potrebbero permettere alla Russia di rafforzare il controllo sulla Crimea, penisola ucraina annessa al territorio russo nel 2014, e sulle Isole Curili, contese con il Giappone dalla Seconda guerra mondiale.
Come ha sintetizzato BBC, si tratta in gran parte di argomenti «in linea con il crescente conservatorismo culturale di Putin» ma anche di argomenti con cui Putin sperava di poter far appassionare più persone possibile al referendum, non facendolo percepire solo come una mossa a lui necessaria per continuare a restare al potere (o anche solo per governare fino al 2024 senza essere per forza percepito come presidente uscente e a fine mandato). Sempre BBC ha scritto: «Gli emendamenti più “ideologici” sono, insieme a quelli “sociali” che riguardano per esempio il salario minimo garantito, quelli più discussi nelle televisioni di stato». Al contrario, quelli che riguardano più direttamente Putin e la sua intenzione di “riportare indietro le lancette” dei suoi mandati presidenziali sono «a malapena menzionate».
Per quanto riguarda gli esiti del referendum, i dubbi sono pochissimi. Trattandosi di un voto per certi versi opzionale – si può dire, in breve, che il governo russo avrebbe potuto trovare il modo per evitarlo, ma che Putin lo ha voluto per non far percepire le modifiche alla Costituzione come qualcosa di calato dall’alto – c’è stata ancora più libertà del solito nell’allestire seggi e organizzare il voto. I seggi sono molti, in certi casi anche dei semplici tavolini davanti alle panchine dei parchi, e i controlli pochissimi. Si può votare anche online e c’è chi ha mostrato come fosse piuttosto facile votare sia online che in qualche seggio, votando così due volte.
Per invogliare i cittadini a votare è stata aggiunta inoltre la possibilità di vincere premi di vario tipo – voucher per la spesa, elettrodomestici, automobili, case – in quella che quindi è una sorta di lotteria. In teoria sarebbe anche vietato fare propaganda per il referendum, ma il governo russo ha fatto propaganda sul fatto che ci fosse un referendum e che bisognasse andare a votare per quel referendum, spesso lasciando intendere che bisognasse votare per il sì, accettando con un unico voto l’intero pacchetto di emendamenti proposti.
Secondo i pochi sondaggi disponibili, i “sì” alle modifiche costituzionali dovrebbero quindi vincere facilmente e con notevole distacco sui “no”. Più che altro, ci sarà da vedere quante persone si saranno presentate al seggio: non è necessario un numero minimo per rendere valido il referendum ma, come sempre in questi casi, il governo russo ha detto di aspettarsi un’affluenza del 70 per cento. Tutto questo in un paese che, secondo i dati, è stato tra i più colpiti al mondo dal coronavirus e in cui ogni giorno i casi di contagio individuati continuano a essere migliaia.
Nel frattempo, comunque, la nuova Costituzione – quella con tutti gli emendamenti su cui ancora i cittadini stanno votando – è già stata stampata ed è in vendita nelle librerie del paese.