La responsabile delle risorse umane di Adidas si è dimessa dopo le critiche dei dipendenti sugli squilibri etnici all’interno dell’azienda
Karen Parkin, la responsabile a livello globale delle risorse umane di Adidas, si è dimessa martedì 30 giugno a seguito delle critiche dei dipendenti della multinazionale sugli squilibri etnici all’interno dell’azienda. Le dimissioni di Parkin arrivano dopo che un gruppo di impiegati neri e ispanici di Adidas aveva chiesto che fosse aperta un’inchiesta interna su di lei e sulla sua strategia per affrontare le questioni razziali sul posto di lavoro.
A metà giugno il Wall Street Journal aveva raccontato le proteste dei dipendenti, ma Parkin aveva replicato che si trattava solo di “rumore”, di cose che facevano discutere soltanto in Nord America mentre erano un problema inesistente nelle sedi in Europa e nel mondo. Perciò aveva liquidato la questione dicendo che non c’era motivo di occuparsene. Le proteste dei dipendenti si erano particolarmente concentrate sulla contraddizione tra l’immagine pubblica di Adidas e la realtà del differente trattamento professionale all’interno dei suoi uffici e avevano accusato la multinazionale di ipocrisia.
Le rimostranze dei dipendenti avevano cominciato ad avere qualche effetto solo dopo le proteste nate a seguito della morte di George Floyd, durante le quali Adidas, come molte altre aziende, aveva pubblicato sui propri social contenuti a sostegno del movimento Black Lives Matter. All’inizio di giugno la dipendente Julia Bond aveva scritto una lettera all’azienda in cui l’aveva accusata di accettare il razzismo nell’ambiente di lavoro, sostenendo che «sbarrare la parola razzismo non nega la realtà».
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A seguito delle critiche Adidas aveva dichiarato che avrebbe investito 120 milioni di dollari (quasi 107 milioni di euro), negli Stati Uniti, entro il 2025, in iniziative incentrate sulla condanna delle ingiustizie su base razziale e sul sostegno alle comunità nere. Adidas, che impiega circa 59mila persone in tutto il mondo, aveva inoltre promesso che almeno il 30 per cento delle nuove posizioni nell’azienda sarebbe stato afroamericano o ispanico. Ora l’amministratore delegato Kasper Rorsted assumerà provvisoriamente la responsabilità delle risorse umane fino alla nomina di un successore.