Chi era Marsha P. Johnson
È stata una drag queen nota per essere una delle principali attiviste per i diritti LGBTQ+ negli Stati Uniti, e per aver partecipato alle rivolte di Stonewall
Oggi Google dedica il suo doodle – l’immagine che compare di tanto in tanto al posto del logo nella homepage del motore di ricerca – a Marsha P. Johnson, attivista statunitense per i diritti LGBTQI+, nota per la sua partecipazione alle rivolte di Stonewall del 1969.
Il 30 giugno è stato scelto da Google come data per ricordare Johnson, che lo scorso anno aveva ricevuto durante il Pride di New York il riconoscimento postumo di “grand marshal” dell’evento.
Johnson nacque il 24 agosto del 1945 in New Jersey con il nome di Malcolm Michaels Jr., e nel 1963 dopo essersi diplomata alle superiori si trasferì a New York, andando a vivere nel Greenwich Village, quartiere dove c’era una forte presenza della comunità LGBTQI+. A New York cambiò legalmente il suo nome in Marsha P. Johnson: la lettera P era una risposta, secondo quanto aveva raccontato, a coloro che le chiedevano quale fosse il suo genere sessuale, “Pay It No Mind” (“Non pensarci”).
Durante gli anni in cui visse al Village divenne una delle drag queen più note della città e nel 1969 ebbe un ruolo cruciale nella rivolta di Stonewall. Lo Stonewall Inn era un bar del Greenwich Village frequentato inizialmente solo dalla comunità gay della città e successivamente aperto anche a persone trans e lesbiche. Nella notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969 la polizia di New York fece irruzione nel bar: le irruzioni nei locali frequentati da omosessuali erano frequenti all’epoca, in un periodo in cui l’omosessualità era considerata un “comportamento deviato” ed era illegale in 49 stati americani.
Quella notte, però, molte persone si opposero all’arresto, e si scontrarono con la polizia. Nelle ore successive gli scontri divennero sempre più violenti e una folla di migliaia di persone si ritrovò davanti al locale per protestare. Le proteste continuarono a intermittenza per cinque notti consecutive, finché la situazione non si calmò. Oggi quella rivolta è considerata simbolicamente come il momento di nascita del Pride, l’Orgoglio omosessuale, celebrato ogni anno nel mese di giugno, e lo Stonewall Inn è diventato il primo monumento nazionale americano legato alla comunità LGBTQI+. Johnson è stata considerata da molti come una delle persone che diedero inizio alle rivolte, anche se lei ha smentito questa ricostruzione, sostenendo di essere arrivata quando i disordini erano già iniziati.
L’anno seguente Johnson fondò insieme all’attivista Sylvia Rivera il movimento STAR (Street Transvestite Action Revolutionaries), la prima organizzazione negli Stati Uniti guidata da una donna trans e nera. Negli anni successivi ebbe diversi problemi di salute mentale, visse per strada prostituendosi, e il 6 luglio del 1992 il suo corpo fu trovato mentre galleggiava nel fiume Hudson. La polizia dichiarò la morte un suicidio, ma diverse persone hanno sostenuto nel corso degli anni che fosse stata uccisa. Nel 2012 l’attivista Mariah Lopez riuscì a far riaprire il caso della morte di Johnson, ma dopo le indagini iniziali la polizia di New York, in mancanza di prove, riclassificò la causa di morte come “sconosciuta”.
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