La questione delle bici e Trenord non è ancora finita
L'azienda regionale dei trasporti lombardi ha permesso di nuovo di portarle sui treni, ma con molte limitazioni e rigidità
Da due giorni Trenord, l’azienda che gestisce il trasporto ferroviario regionale in Lombardia, ha permesso di nuovo di portare le biciclette a bordo di alcuni suoi treni, dopo che a inizio giugno aveva introdotto una forte restrizione molto criticata e controversa. In un comunicato stampa, Trenord ha fatto sapere di avere ripristinato il trasporto della bici sulla maggior parte delle proprie linee, a patto che i posti riservati alle bici non superino quelli consentiti, e che su alcune linee riserverà due appositi vagoni per i rider, cioè i fattorini che consegnano il cibo a Milano ma che spesso abitano in periferia.
I problemi causati dal divieto di inizio giugno sono stati risolti soltanto in piccola parte, però, sostengono gli attivisti per i diritti dei ciclisti e i siti specializzati nella promozione del trasporto sostenibile. «Ci sono una serie di sforzi per poter tornare alla funzionalità del servizio, ma anche lacune evidenti», spiega Andrea Scagni, professore universitario di statistica all’università di Torino e responsabile del cicloturismo della sezione milanese della FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta).
BikeItalia scrive che con le nuove norme «c’è il forte rischio che Trenord lasci a metà strada molte persone, o comunque limiti drasticamente il trasporto delle biciclette», peraltro andando in direzione opposta alle misure prese in tutta Europa per incoraggiare una sempre maggiore integrazione fra treno e biciclette (e anche in Italia, da Trenitalia), per evitare che i limiti di spazio sui mezzi pubblici portino sempre più persone a usare le auto.
Tutto è nato durante le restrizioni per l’epidemia da coronavirus, quando Trenord ha ritenuto che «per motivi di sicurezza e per garantire l’osservanza delle norme sul distanziamento» non era più possibile portare le biciclette a bordo dei treni privi degli spazi appositi. «Durante il periodo dell’emergenza sanitaria, in particolare negli ultimi giorni dopo il lockdown, il fenomeno dei rider metropolitani ha raggiunto livelli numerici insostenibili a ogni ora del giorno. Si verificano veri e propri “assalti ai treni” con centinaia di biciclette, che pregiudicano la sicurezza dell’esercizio ferroviario e rendono impossibile il mantenimento delle distanze», aveva fatto sapere Trenord.
Ancora oggi la ragione del divieto non è chiarissima, dato che una bici e il suo proprietario occupano più o meno lo spazio che dovrebbe essere garantito per rispettare il distanziamento fisico fra una persona e l’altra; alcuni hanno legato il divieto a un video girato da un macchinista di Trenord e ripreso con fastidio da alcuni utenti sui social network, che mostrava decine di rider aspettare un treno alla stazione ferroviaria Milano Domodossola. Il problema non sarebbero in generale le persone con le bici, ma le persone che lavorano per i servizi di consegna a domicilio – i rider, appunto – che lavorano a Milano ma vivono in periferia o fuori dalla città, e usano i treni di Trenord per raggiungere la città e lasciarla alla fine del loro lavoro portandosi dietro la bicicletta.
Il divieto era stato accolto da molte critiche sia dalle associazioni di categoria dei rider sia dai siti che si occupano di ciclismo e mobilità sostenibile, nonostante Trenord avesse promesso che a breve avrebbe ripristinato la possibilità di trasportare le biciclette su alcuni treni. La soluzione è stata presentata due giorni fa ma ha già ricevuto alcune critiche: non dai rider, a cui comunque è stata offerta una soluzione, ma dagli altri passeggeri che sono soliti portare la bicicletta sul treno: ciclisti amatoriali e pendolari.
Un primo problema riguarda il fatto che la linea in assoluto più frequentata dai cicloturisti è aperta solo in parte alle bici: parliamo della Milano-Tirano, che passa da Lecco, risale il Lago di Lecco e arriva fino in Valtellina passando da Sondrio.
«È la tratta che unisce Milano al punto di partenza per il 95 per cento delle escursioni ciclistiche come la Valtellina, il complesso dello Stelvio e il Passo del Gavia», spiega Marco Mazzei, che lavora nel settore della comunicazione e da anni organizza progetti comunitari di mobilità sostenibile.
La decisione di Trenord potrebbe insomma penalizzare notevolmente lo sviluppo del turismo legato alla bicicletta, tenendo conto che secondo le stime di Mazzei la Lombardia è una delle regioni europee che dispongono del maggior numero di itinerari ciclistici in Europa (oltre ad essere la seconda regione italiana dopo l’Emilia-Romagna per chilometri di piste ciclabili).
Sui tre treni che al momento consentono di raggiungere Sondrio da Milano Centrale fra le 6 e le 9 di mattina – cioè l’orario in cui partono i ciclisti – soltanto uno dispone di spazi a bordo per le biciclette.
Mentre i disagi dei cicloturisti saranno limitati perlopiù al weekend – sabato e domenica mattina le stazioni di Milano sono piene di persone in partenza con la bicicletta sottobraccio – la stessa tratta passa anche per Monza e alcuni paesi della Brianza, da dove in settimana arrivano molti pendolari che lavorano in città. Anche loro potrebbero essere scoraggiati a utilizzare la bicicletta per spostarsi a Milano, e finire per affollare le metro o i tram – che il Comune sta cercando di alleggerire per evitare assembramenti – oppure andare al lavoro direttamente in macchina, inquinando notevolmente di più.
Ma la maggiore attenzione nei confronti delle biciclette riguarda anche i treni su cui Trenord ha deciso di consentire il trasporto delle biciclette. Mazzei racconta che prima dell’emergenza sanitaria i capitreno chiudevano spesso un occhio sulle bici portate a bordo, purché il proprietario avesse acquistato l’apposito supplemento (peraltro molto contestato, dato che secondo alcuni scoraggia l’uso della bicicletta sui treni). Negli ultimi due giorni, invece, Mazzei ha raccolto diverse segnalazioni di capitreno che hanno insistito per limitare il numero delle bici al numero massimo consentito dall’omologazione di ciascun mezzo, reclami confermati anche da BikeItalia.
È un problema più grave di quello che può sembrare. Sul suo sito, Trenord sostiene che «il numero massimo di bici sui treni varia a seconda del tipo di treno, da un minimo di 4 a un massimo di 18»: sono numeri poco adatti sia per i cicloturisti sia per i pendolari. «Al di là dei rider, per chi ha condizioni economiche limitate l’opzione di portarsi la bici sul treno è importante», spiega Scagni, secondo cui sempre più lavoratori pendolari scelgono di portarsi la bici sui treni per risparmiare sugli spostamenti in città.
La cosa paradossale è che i mezzi più nuovi sono quelli che possono trasportare il minor numero di biciclette a bordo. Questo perché gli ultimi treni acquistati da Trenord, gli ETR 425 Coradia Meridian prodotti dall’azienda francese Alstom, non hanno alcun posto riservato alle biciclette: l’unico modo per assicurarle a bordo senza intralciare il corridoio è stiparle in uno spazio riservato ai passeggeri disabili, nel caso ovviamente non ne salga nessuno a bordo.
La scelta di Trenord di acquistarli, presa nel 2012, si è rivelata particolarmente miope, dato che la stessa Alstom produce modelli simili che prevedono uno spazio riservato alle bici, come l’ETR 526 Coradia Meridian utilizzato dalla provincia di Trento, che dispone di 24 posti per le biciclette.
Nel suo comunicato stampa, Trenord ha fatto sapere che «sta implementando la possibilità di prenotare il posto bici» sui treni dove il trasporto è consentito. Secondo Mazzei, l’introduzione dell’app contribuirà a scoraggiare i passeggeri che intendono portare la bici a bordo, soprattutto se vogliono fare cicloturismo. «Se voglio andare a Lecco in giornata, non so l’ora esatta a cui tornerò, perché non sono un robot: e se proverò a prenotare l’ultimo treno non troverò posto, perché tutti e quattro i posti saranno già prenotati. E a Lecco ci andrò in macchina», spiega Mazzei.
Oltre a tutti questi disagi, chi vuole portare una bicicletta su un treno di Trenord potrebbe incontrare altri problemi: a volte capita, per esempio, che un treno segnalato come adatto a trasportare le biciclette si riveli inadatto perché per esigenze tecniche Trenord ha dovuto cambiare il mezzo con cui fornisce la corsa; oppure può succedere che per errore un passeggero compri il supplemento bici – al momento acquistabile su tutte le tratte – per poi realizzare in un secondo momento che il servizio di trasporto biciclette non è disponibile su quel particolare treno. Alcune linee, infine, non sono nemmeno citate nel documento con cui Trenord ha permesso il trasporto delle bici: col risultato che per esempio sulla Milano-Novara non è chiaro se sia consentito o meno.
Mazzei riconosce che fino a pochi mesi fa la situazione non era ideale ed era affidata soprattutto «al buonsenso e alla disponibilità» dei capitreno; ma la soluzione trovata da Trenord danneggia così tante categorie di persone che trasportano la bicicletta sul treno che Mazzei la definisce «una presa in giro». Scagni ritiene che la soluzione migliore sarebbe quella di attrezzare degli spazi polifunzionali nei treni che ancora non ne dispongono, in modo da poterli adattare a seconda delle esigenze (che sono anche stagionali: durante l’inverno i cicloturisti sono pochissimi).
Un discorso diverso vale per i vagoni riservati ai rider. Trenord ha fatto sapere che su cinque tratte alcune corse giornaliere – segnalate qui – avranno a disposizione due vagoni interamente riservati ai fattorini che usano le biciclette. Deliverance Milano, un collettivo di rider attivo in città, ha definito la decisione di Trenord «un risultato positivo arrivato in seguito alle mobilitazioni che nelle ultime due settimane hanno coinvolto centinaia di rider scesi più volte in piazza e per le strade di Milano a rivendicare il proprio diritto alla mobilità come lavoratori, ciclisti e pendolari».
Bisognerà capire se i vagoni messi a disposizione da Trenord basteranno a soddisfare le esigenze delle centinaia di rider che ogni giorno lavorano a Milano: soprattutto a settembre, quando dovrebbero riaprire uffici e scuole e il volume delle consegne dovrebbe aumentare ulteriormente.