Le notizie di venerdì sul coronavirus in Italia
Sono stati registrati 259 casi di contagio e 30 morti
Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati registrati 259 nuovi casi di contagio da coronavirus, per un totale di 239.961 e 30 morti, secondo i dati diffusi oggi dal ministero della Salute. Le persone attualmente ricoverate nei reparti di terapia intensiva sono 105, 2 in più rispetto a ieri, ma il 50 per cento in meno di una settimana fa. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” sono 890, per un totale di 187.615. Le persone che sono state sottoposte a tampone fino ad oggi sono 3.168.116, 28.331 in più di ieri.
In Lombardia sono stati registrati 156 nuovi casi di contagio, per un totale di più di 93mila. I dati lombardi continuano a essere di gran lunga i peggiori in Italia. Le altre regioni con il maggior incremento del numero dei casi confermati sono l’Emilia-Romagna (46), il Piemonte (15) e il Lazio (13). In quattro regioni – Basilicata, Sardegna, Valle d’Aosta e Sicilia– oltre che nella provincia autonoma di Bolzano non sono stati registrati nuovi casi di contagio.
Mercoledì il ministero della Salute aveva deciso di modificare il sistema di rilevazione dei dati: i casi positivi non saranno più indicati secondo la provincia di notifica ma in base a quella di residenza o domicilio.
Questi, comunque, sono numeri da prendere con estrema cautela: in Italia, così come in moltissimi altri paesi del mondo, il numero dei casi positivi accertati comprende solo le persone che sono risultate positive al tampone, ma non le centinaia di migliaia di persone che hanno contratto il virus e non hanno mai fatto il test, e che quindi non sono mai rientrate nei conteggi ufficiali. Un discorso simile si deve fare per il numero dei morti, e anche il numero dei guariti e dimessi deve essere preso con le molle (qui c’è la spiegazione lunga sui numeri e sulle necessarie prudenze da avere nell’interpretarli).
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Le altre notizie di oggi
Durante una riunione della Conferenza Stato-Regioni che si è tenuta oggi, i rappresentanti delle regioni e degli enti locali insieme col governo nazionale hanno approvato le linee guida proposte dal ministero dell’Istruzione per il rientro degli studenti a scuola. La notizia fondamentale è che il nuovo anno scolastico inizierà il prossimo 14 settembre, e gli studenti parteciperanno alle lezioni fisicamente e non a distanza; e dal primo settembre torneranno a scuola gli studenti che devono frequentare corsi di recupero. Ma ci sono molti ma, naturalmente, e molte differenze rispetto a quello che avverrà durante un normale anno scolastico.
Nei giorni scorsi era circolata sui giornali una bozza delle linee guida che era stata molto criticata dagli assessori all’Istruzione di diverse regioni e da insegnanti, genitori e studenti, che giovedì hanno manifestato in diverse città. Le critiche riguardavano principalmente la mancanza di risorse per l’aumento del personale, la proposta di una didattica mista (a distanza e in presenza) per gli studenti delle scuole superiori e l’organizzazione delle lezioni in turni differenziati, per permettere il distanziamento fisico degli studenti.
Rispetto alla prima bozza il ministero ha presentato una nuova serie di linee guida, cercando di accogliere alcune delle proposte fatte negli ultimi giorni. La didattica a distanza ci sarà ma solo “in via complementare” alla didattica in presenza: non sostituirà le lezioni in classe ma potrà servire solo come “sostegno”. Le linee guida prevedono inoltre che la distanza di sicurezza tra gli studenti sia di un metro tra le «rime buccali», cioè da bocca a bocca, mentre dovrà essere di due metri tra l’insegnante e gli studenti. Per quanto riguarda la sicurezza degli studenti, le nuove linee guida prevedono che il Comitato Tecnico Scientifico (CTS) elabori un nuovo documento che sarà aggiornato gradualmente al variare dell’andamento epidemiologico.
Da alcuni giorni è stato individuato un nuovo focolaio di coronavirus a Bologna, che si è sviluppato tra i dipendenti di un magazzino dell’azienda di consegne Bartolini (che ora si chiama Brt). Al momento ci sono 64 persone positive al virus, di cui 47 dipendenti del magazzino bolognese e 17 tra familiari e conoscenti. I dati sui pazienti risultati positivi erano stati forniti in un primo tempo solo dai sindacati, ma successivamente sono stati confermati e precisati anche da Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl di Bologna.
Stando alle informazioni pubblicate dai giornali, le persone che non hanno notato sintomi particolari sono 55, mentre i sintomatici sono 9, due dei quali ricoverati in ospedale. Inoltre 130 persone che sono state a contatto con chi è risultato positivo al tampone sono tenute in osservazione dalle autorità sanitarie. In totale le persone che si trovano in isolamento domiciliare sono 194. In questo articolo abbiamo spiegato tutto quello che sappiamo sul focolaio di Bologna.
Intanto a Mondragone, in provincia di Caserta (Campania), dove nei giorni scorsi si era sviluppato un altro focolaio, per tutta la giornata di giovedì ci sono state manifestazioni e scontri tra alcuni residenti italiani e altri bulgari di etnia rom, che da una decina d’anni abitano in alcuni palazzi della città. La causa degli scontri è stata una manifestazione di protesta della comunità bulgara, che chiedeva più attenzione nei propri confronti, ma diversi giornali scrivono che le tensioni latenti fra le comunità durano da molti anni e sono cresciute negli ultimi giorni a causa di un focolaio di coronavirus.
La situazione è stata tesa soprattutto nel pomeriggio, quando decine di persone – alcune delle quali appartenenti all’estrema destra locale – si sono presentate sotto i palazzi dove abita la comunità bulgara per intonare cori razzisti, vandalizzare auto e chiedere alla polizia di espellere la comunità bulgara dalla città, non è chiaro in base a quale criterio. Alcune persone della comunità bulgara hanno reagito rispondendo ai manifestanti, talvolta in maniera violenta: uno di loro ha lanciato due sedie sulla folla dal proprio balcone (nessuno è stato ferito). Qui abbiamo raccontato nel dettaglio i giorni agitati di Mondragone.
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L’ENAC, l’Ente nazionale per l’aviazione civile in Italia, ha annunciato che a partire da oggi, venerdì 26 giugno, sui voli in partenza e in arrivo in Italia sarà vietato portare in aereo bagagli a mano che non stiano sotto al sedile: «ai passeggeri è consentito di portare a bordo solo bagagli di dimensioni tali da essere essere posizionati sotto il sedile di fronte al posto assegnato», scrive l’ENAC sul suo sito. «Per ragioni sanitarie non è consentito a nessun titolo l’utilizzo delle cappelliere», si legge.
Le ragioni del divieto non sono chiarissime, ma il Corriere della Sera ha ricordato che in uno degli allegati tecnici dell’ultimo decreto della presidenza del Consiglio per gestire la pandemia da coronavirus «veniva imposto il divieto dei trolley “di grandi dimensioni”».
Dal 26 giugno, facendo seguito alla disposizione del Ministero della Salute, non sarà consentito l’utilizzo delle cappelliere per lo stivaggio dei bagagli a mano. Clicca qui per tutte le info https://t.co/3If8wnKWHG pic.twitter.com/eh2CWnVEah
— Alitalia (@Alitalia) June 25, 2020
Intervenendo al Northern Light Online Summit, la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha parlato della crisi economica causata dall’emergenza coronavirus e ha detto che «abbiamo superato il punto più basso e lo dico con un po ‘di trepidazione». Lagarde ha poi spiegato che «il settore aereo, quello turistico e quello dell’intrattenimento usciranno da questo processo di recupero in modo diverso e alcuni di loro saranno probabilmente irrimediabilmente feriti».
ECB President Christine Lagarde says the recovery from the coronavirus crisis will be “restrained” and will change parts of the economy permanently https://t.co/ugu0XyMswk
— Bloomberg Markets (@markets) June 26, 2020
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