Sono giorni agitati a Mondragone
In una zona di sfruttamento e caporalato in provincia di Caserta ci sono stati scontri e proteste contro la comunità rom bulgara, frutto di tensioni tra epidemia, lavoro e razzismo
Per tutta la giornata di giovedì a Mondragone, in provincia di Caserta (Campania), ci sono state manifestazioni e scontri tra alcuni residenti italiani e altri bulgari di etnia rom, che da una decina d’anni abitano in alcuni palazzi della città. La causa degli scontri è stata una manifestazione di protesta della comunità bulgara, che chiedeva più attenzione nei propri confronti, ma diversi giornali scrivono che le tensioni latenti fra le comunità durano da molti anni e sono cresciute negli ultimi giorni a causa di un focolaio di coronavirus.
La situazione è stata tesa soprattutto nel pomeriggio, quando decine di persone – alcune delle quali appartenenti all’estrema destra locale – si sono presentate sotto i palazzi dove abita la comunità bulgara per intonare cori razzisti, vandalizzare auto e chiedere alla polizia di espellere la comunità bulgara dalla città, non è chiaro in base a quale criterio. Alcune persone della comunità bulgara hanno reagito rispondendo ai manifestanti, talvolta in maniera violenta: uno di loro ha lanciato due sedie sulla folla dal proprio balcone (nessuno è stato ferito).
Repubblica descrive la zona dove vive la comunità bulgara come un «quartiere dormitorio», «abitato da una comunità di persone arrivate dalla Bulgaria per trovare lavoro soprattutto come braccianti nelle coltivazioni del Casertano e del Basso Lazio». Nel quartiere vivono fra le 600 e le 700 persone, la maggior parte delle quali in condomini chiamati Palazzoni Cirio perché costruiti sopra un vecchio stabilimento alimentare.
Lavorare come braccianti nei campi del Centro Italia spesso significa lavorare senza un contratto, legati a un “caporale” che assegna turni massacranti, senza adeguate protezioni, in una condizione di estrema vulnerabilità che può sfociare nel ricorso alla piccola criminalità. Negli anni si è parlato di Mondragone sia per i casi di prostituzione e sfruttamento minorile fra la comunità bulgara, sia per alcuni episodi di violenze e tensioni con la comunità italiana.
La situazione della comunità bulgara era diventata ancora più problematica quando all’inizio della settimana era stato individuato un focolaio di coronavirus nel quartiere ex Cirio. Le autorità locali si erano attivate piuttosto rapidamente e avevano realizzato circa 800 tamponi, i primi dei quali avevano rivelato diversi casi positivi. Il 22 giugno la regione Campania, guidata dal centrosinistra, aveva quindi deciso di istituire una zona rossa imponendo severe restrizioni ai movimenti fino al 30 giugno.
Ieri mattina però diverse persone bulgare – Repubblica dice 50, il Corriere della Sera parla di «centinaia» – hanno organizzato una manifestazione per chiedere maggiore assistenza, «rivendicando il diritto ad andare a lavorare nei campi perché senza quel lavoro (nero) non hanno i soldi per mangiare e nemmeno per comprare i pannolini», scrive il Corriere. Poco dopo la manifestazione è stata interrotta e dispersa dalla polizia.
La protesta della comunità bulgara ha però innescato una serie di altre manifestazioni, organizzate dagli italiani. Nel primo pomeriggio una cinquantina di persone si sono presentate sotto i Palazzoni Cirio chiedendo provvedimenti per la manifestazione di poche ore prima: nel pomeriggio la folla è aumentata – anche grazie alla mobilitazione dell’estrema destra locale – e sono iniziate le violenze.
Un gruppo di persone italiane ha vandalizzato un furgone, presumibilmente di proprietà di una persona della comunità bulgara, e staccato la targa di un’altra macchina esibendola come un trofeo. «Gli italiani chiedono “sicurezza sanitaria” ma si assembrano sotto i palazzi, l’uno sull’altro, molti senza mascherina», ha notato il Mattino.
Nel frattempo contro i bulgari venivano urlati cori razzisti e altri insulti. Una donna intervistata da Fanpage – che poco prima dell’intervista aveva chiesto ai poliziotti presenti «perché state contro di noi italiani?» – ha raccontato: «stavano in quarantena, in zona rossa, ma sono usciti fuori a sfidare i mondragonesi […] questa gente non la vogliamo, se ne devono andare, sono zingari».
La situazione a Mondragone è stata ripresa anche dai politici di estrema destra. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha diffuso su Twitter un video dal titolo “Caos a Mondragone, rom e bulgari in rivolta”, un montaggio di alcuni momenti della manifestazione della comunità bulgara con in sottofondo una musica minacciosa, poi ha promesso che la settimana prossima farà un comizio a Mondragone. La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha ripreso la richiesta del partito locale di lasciare all’esercito la gestione della comunità bulgara.
In serata le proteste sono proseguite: un gruppo di manifestanti ha bloccato la circolazione di una strada, altri hanno continuato a prendere di mira poliziotti e carabinieri. Intorno alle 20 sono arrivati anche i 50 militari inviati dal ministero dell’Interno, oltre a 70 poliziotti arrivati da Roma per aiutare le autorità locali a gestire la situazione.