Le notizie di giovedì sul coronavirus in Italia
Sono stati registrati 296 casi di contagio e 37 morti. I ricoverati in terapia intensiva scendono a 103
Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati registrati 296 nuovi casi di contagio da coronavirus, per un totale di 239.706 e 37 morti, secondo i dati che da oggi sono diffusi dal ministero della Salute. Le persone attualmente ricoverate nei reparti di terapia intensiva sono 103, 4 in meno rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” sono 614, per un totale di 186.725. Le persone che sono state sottoposte a tampone fino ad oggi sono 3.140.785, 29.421 in più di ieri.
In Lombardia sono stati registrati 170 nuovi casi di contagio, per un totale di più di 93mila. I dati lombardi continuano a essere di gran lunga i peggiori in Italia. Le altre regioni con il maggior incremento del numero dei casi confermati sono l’Emilia-Romagna (47), il Piemonte (20) e la Campania (17). In sei regioni – Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Calabria e Valle d’Aosta e Umbria– oltre che nella provincia autonoma di Bolzano non sono stati registrati nuovi casi di contagio.
Ieri il ministero della Salute ha deciso di modificare il sistema di rilevazione dei dati: i casi positivi non saranno più indicati secondo la provincia di notifica ma in base a quella di residenza o domicilio.
Questi, comunque, sono numeri da prendere con estrema cautela: in Italia, così come in moltissimi altri paesi del mondo, il numero dei casi positivi accertati comprende solo le persone che sono risultate positive al tampone, ma non le centinaia di migliaia di persone che hanno contratto il virus e non hanno mai fatto il test, e che quindi non sono mai rientrate nei conteggi ufficiali. Un discorso simile si deve fare per il numero dei morti, e anche il numero dei guariti e dimessi deve essere preso con le molle (qui c’è la spiegazione lunga sui numeri e sulle necessarie prudenze da avere nell’interpretarli).
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Le altre notizie di oggi
Per oggi il governo aveva previsto la ripartenza degli sport di contatto, ma il Comitato tecnico scientifico (CTS) della Protezione civile istituito per l’emergenza coronavirus si è detto contrario alla ripresa. Si attende ora una decisione da parte del ministero della Salute. Nel parere del CTS, diffuso mercoledì sera dalle agenzie di stampa, si legge: «In considerazione dell’attuale situazione epidemiologica nazionale con il persistente rischio di ripresa della trasmissione virale in cluster determinati da aggregazioni certe come negli sport da contatto», devono essere rispettate «le prescrizioni relative al distanziamento fisico e alla protezione individuale».
La decisione del Comitato tecnico scientifico è stata contestata dal ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, che ha confermato il suo parere favorevole alle riaperture. Per Spadafora, si legge in un suo post su Facebook, «riprendere le attività dei centri sportivi, con le garanzie assicurate dal documento delle Regioni su sanificazione e mantenimento dei dati per i giorni necessari, aumenterebbe (…) la sicurezza per tutti». Spadafora ha detto di non essere d’accordo con la decisione del Cts e che attenderà ora il parere del ministro della Salute Roberto Speranza.
Oggi c’è stata una Conferenza Stato-Regioni che avrebbe dovuto prendere una decisione sulle linee guida per il rientro a scuola proposte dal ministero dell’Istruzione. La Conferenza he però ha rinviato a domani la decisione. La notizia è stata confermata alle agenzie di stampa da fonti vicine al governo che riferiscono che si sta ancora lavorando a un testo condiviso.
Su questo tema si è espresso il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, che è anche presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, che in una videoconferenza sull’assestamento al bilancio 2020 della giunta regionale oggi ha chiarito che sulla scuola le regioni «pretendono» di trovare un accordo insieme ai comuni e alle province. Senza l’accordo, le regioni non daranno il loro via libera alle linee guida. Bonaccini inoltre ha chiesto uno stanziamento di 2 miliardi di euro per le regioni a statuto ordinario.
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Nelle ultime ore è stato rilevato un nuovo focolaio di contagi da coronavirus tra i dipendenti di un magazzino dell’azienda di consegne Bartolini (che ora si chiama Brt) a Bologna. In base a quanto riferito da Tiziano Loreti del sindacato Si Cobas all’Adnkronos, i dipendenti contagiati sarebbero 54. Per la maggior parte si tratterebbe di casi asintomatici, che si vanno sommare a un’altra decina di casi positivi rilevati nei magazzini logistici di altre aziende nei dintorni di Bologna.
Il magazzino della Bartolini, che si trova nella zona industriale Roveri, è stato chiuso già nei giorni scorsi in via precauzionale e la situazione è monitorata da vicino da Ausl e comune. L’azienda ha specificato attraverso un comunicato che «sta seguendo e gestendo con estrema attenzione l’evolversi della situazione» e ha detto che il focolaio si sarebbe originato «da lavoratori di servizi logistici di magazzino gestiti da una società esterna».
L’azienda ha detto di aver già effettuato i tamponi su 200 lavoratori negli scorsi giorni, e che oggi ne ha effettuati altri 170, comprendendo sia i lavoratori della filiale che gli autisti dei mezzi per le consegne. Non ha però comunicato il numero esatto di dipendenti risultati positivi al coronavirus, dicendo solo che si tratta di «alcuni positivi asintomatici».
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Ci sono state ancora tensioni invece ancora nella zona di un altro focolaio di coronavirus, quello nel comune di Mondragone in provincia di Caserta. Un gruppo di cittadini bulgari residenti nei palazzi dell’ex Cirio ha protestato uscendo dai confini della zona rossa istituita nell’area per la presenza di quasi 50 casi di positività al virus. Le forze dell’ordine sono poi riuscite a farli rientrare all’interno del perimetro della zona di quarantena.
Oggi inoltre il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha annunciato che per gestire l’emergenza ci sarà bisogno dell’arrivo dell’esercito: «Questa mattina ho avuto un colloquio con il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese in relazione alla zona rossa istituita negli ex palazzi Cirio di Mondragone. Ho chiesto l’invio urgente di un centinaio di uomini delle forze dell’ordine per garantire il controllo rigoroso del territorio. Il ministro ha annunciato l’arrivo di un contingente dell’Esercito».
🔴COVID-19, ZONA ROSSA PALAZZI EX CIRIO A MONDRAGONE
TELEFONATA AL MINISTRO LAMORGESE: IN ARRIVO CONTINGENTE DELL'ESERCITO pic.twitter.com/VflFsrhouf— Vincenzo De Luca (@VincenzoDeLuca) June 25, 2020
Ha fatto molto discutere una frase pronunciata ieri dall’assessore al Welfare della regione Lombardia Giulio Gallera che ha definito «pazienti ordinari» quelli che dalle strutture pubbliche, durante la fase più acuta dell’emergenza coronavirus, sono stati trasferiti negli ospedali privati le cui stanze lo stesso Gallera ha definito «lussuose». Fra le numerose critiche alle parole dell’assessore c’è anche quella del viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni che in un post Facebook ha scritto: «Per Gallera ci sono pazienti di serie B? Ma Gallera non si vergogna? Cosa significa “pazienti ordinari”? Queste non sono solo cose che un assessore al Welfare non dovrebbe dire… Non dovrebbe proprio pensarle!!! I cittadini sono tutti uguali! Non esistono pazienti di serie A e di serie B!».
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