Negli Stati Uniti la prima ondata non è finita
Le cose stavano andando meglio, ma l'allentamento delle misure restrittive ha già portato a un nuovo aumento dei casi di contagio da coronavirus
Dopo che i primi modesti segnali di miglioramento nel numero dei nuovi casi di coronavirus avevano portato a riaperture e allentamenti delle restrizioni, negli Stati Uniti le cose hanno ricominciato a peggiorare. Negli ultimi giorni i nuovi casi di contagio sono aumentati in 23 stati, e anche se in parte ciò può essere spiegato con l’aumento dei test, in molti posti stanno aumentando anche i ricoveri e l’occupazione dei reparti di terapia intensiva, segno che le cose non vanno bene.
In questo momento gli Stati Uniti sono il paese con il maggior numero di contagi accertati al mondo – più di 2.300.000 – e quello con più morti confermate, oltre 121.000 stando ai dati più aggiornati. Il momento peggiore della diffusione del virus sembrava essere arrivato tra aprile e maggio, dopo di ché era cominciato un lento declino del numero dei nuovi casi e un miglioramento negli ospedali. Le misure di distanziamento fisico adottate in tantissimi stati del paese, la chiusura delle attività lavorative e l’obbligo di restare in casa adottato dove la situazione era più grave avevano funzionato, riducendo la velocità di diffusione del virus.
Inizialmente la maggior parte dei contagi era legata ad alcuni grandi focolai, il principale dei quali nello stato di New York e nel New Jersey, mentre nel resto del paese le situazioni più gravi erano spesso riconducibili alle case di riposo, dove il virus era riuscito a diffondersi più facilmente. A New York la situazione ha cominciato a migliorare notevolmente già a maggio e giugno, permettendo un allentamento delle misure restrittive. Se ad aprile nello stato venivano confermati più di 10.000 casi al giorno, ora si è passati a poche centinaia. In New Jersey, il 23 aprile erano stati confermati 4.124 casi; il 23 giugno ne sono stati confermati 319.
Nel resto del paese, e in molti stati in cui inizialmente l’epidemia sembrava aver avuto dimensioni molto contenute, le cose hanno invece cominciato a peggiorare nelle ultime settimane.
Gli stati che stanno avendo il maggior incremento dei casi di contagio sono nel Sud e nell’Ovest degli Stati Uniti. Negli ultimi giorni Arizona, Texas, Florida e Missouri hanno tutti riportato il maggior numero di nuovi contagi giornalieri dall’inizio dell’epidemia; ma l’incremento è stato molto sostanzioso anche in Utah, South Carolina, Nevada, Georgia, Montana, California, Tennessee e Oklahoma. Complessivamente, il 23 giugno è stato il secondo giorno con il maggior numero di casi confermati dall’inizio dell’epidemia negli Stati Uniti, con più di 35.000 nuovi positivi.
L’aumento dei nuovi casi è in parte riconducibile all’aumento del numero di test che vengono effettuati. In Florida, dove il 20 giugno è stato registrato il numero quotidiano più alto di nuovi casi confermati (4.049), il governatore Ron DeSantis ha parlato di una situazione «molto migliore» di quella di inizio aprile, indicando il calo dei posti occupati in ospedale e il tasso di mortalità del coronavirus tra gli indici in miglioramento. In molti altri stati, tuttavia, sembrano in aumento non solo i casi confermati, ma anche quelli che richiedono ricovero in ospedale e nei reparti di terapia intensiva.
In Texas e in Arizona a giugno ci sono stati i più alti livelli di ricoveri in ospedale dall’inizio dell’epidemia. Anche in Oklahoma, dove sabato scorso a Tulsa si è tenuto il grande comizio di Donald Trump, il numero dei ricoverati per via del coronavirus ha ricominciato ad aumentare. Un’analisi di ABC News ha riscontrato un aumento dei ricoveri in 17 stati, mostrando come tra i nuovi casi confermati ci siano anche molti casi gravi. Se l’aumento del numero dei casi fosse solo legato all’aumento del numero dei test eseguiti – come sostenuto anche dal presidente Donald Trump – ci si dovrebbe aspettare un aumento dei casi poco gravi o in pazienti asintomatici che altrimenti non sarebbero stati individuati. L’aumento dei casi gravi indica invece che il virus si sta ancora diffondendo rapidamente e senza indebolirsi.
Gli esperti sono concordi nel ritenere che l’aumento dei casi sia legato principalmente all’allentamento delle misure restrittive delle ultime settimane. Anche se in pochi stati erano state imposte limitazioni rigide come quelle in vigore a New York, la chiusura di negozi, bar, ristoranti e attività produttive era stata decisa da molti governatori anche dove la situazione non sembrava essere particolarmente grave. I nuovi casi sono spesso riconducibili alla partecipazione a eventi pubblici al chiuso e a focolai di piccole o medie dimensioni legati a bar, locali notturni ed eventi religiosi.
Si è anche molto parlato della possibilità che le grandi manifestazioni del movimento Black Lives Matter abbiano favorito la diffusione del virus, ma come ha spiegato Vox è ancora presto per dirlo con certezza: è passato poco tempo dal momento di picco delle manifestazioni ed è certo che la diffusione del virus sia più facile nei luoghi chiusi.
Per il momento, i governatori degli stati con la situazione più grave stanno evitando di imporre nuove misure restrittive: in parte per evitare di bloccare nuovamente l’economia proprio mentre sta cominciando lentamente a ripartire, in parte perché sono tra gli stati che si erano opposti maggiormente a ogni misura restrittiva. Diverse contee della Florida, però, hanno imposto l’uso delle mascherine anche all’aperto e il governatore del Texas, il Repubblicano Greg Abbott, ha chiesto ai suoi cittadini di restare a casa il più possibile, dando agli amministratori locali il potere di vietare ogni evento pubblico con più di 100 partecipanti.