A che punto è Immuni
L'applicazione per il tracciamento dei contatti è stata scaricata circa 3,5 milioni di volte, ancora pochine, e il governo sta tardando a promuoverla
L’applicazione Immuni per il tracciamento dei contatti contro il coronavirus è disponibile in tutta Italia da una decina di giorni e, secondo gli ultimi dati comunicati dal governo, è stata scaricata su circa 3,5 milioni di smartphone. Nelle intenzioni dei suoi progettisti e delle istituzioni sanitarie, l’app dovrebbe contribuire a ridurre il rischio di nuovi contagi, ma secondo diversi osservatori la sua adozione da parte della popolazione sta avvenendo a rilento e in mancanza di una promozione e una comunicazione chiara da parte del governo.
Immuni è disponibile per iOS e Android da inizio giugno, ma per la prima settimana era stata sperimentata solamente in Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia con l’obiettivo di verificarne le funzionalità, prima di estendere il suo impiego al resto dell’Italia a partire dal 15 giugno. Per stessa ammissione del governo, l’applicazione è comunque ancora in rodaggio e potrebbe ricevere qualche aggiornamento nelle prossime settimane, per migliorarne le funzionalità.
L’Italia è stata il primo grande paese europeo a dotarsi di un’applicazione per il tracciamento dei contatti basato su BLE (un sistema Bluetooth) messo a disposizione da Apple e Google, che nei mesi scorsi avevano lavorato per aggiornare i loro sistemi operativi sfruttando una tecnologia inizialmente pensata per altri scopi, come consentire a un paio di cuffie senza fili di collegarsi al proprio iPhone o smartphone Android. Altri paesi hanno scelto di usare lo stesso sistema, realizzando applicazioni simili a Immuni e che iniziano a essere adottate dalla popolazione. La risposta finora è variata da paese a paese, con una quantità considerevole di download in Germania.
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Immuni non raccoglie informazioni sulla propria posizione geografica e si limita a captare i codici identificativi (ID) trasmessi dagli altri smartphone che la utilizzano. Se una persona risulta positiva al coronavirus, può segnalare la propria condizione al sistema tramite un operatore sanitario, in modo che l’applicazione possa poi avvisare le persone con cui era entrata in contatto, o aveva condiviso gli stessi spazi per un certo periodo di tempo. Abbiamo spiegato più estesamente la storia e il funzionamento di Immuni qui.
Il passaggio con l’operatore sanitario serve a certificare l’effettiva positività, accertata tramite test con tampone, e riduce il rischio di segnalazioni per errore o per scherzo da parte degli utenti. La segnalazione è su base volontaria e non comporta la trasmissione di alcun dato personale sulla persona risultata positiva: chi riceve una notifica da Immuni saprà solo di essere stato vicino a un infetto, ma non potrà mai sapere di chi si trattasse.
Nonostante le rassicurazioni sulla tutela dei dati personali, diffuse sia dal Garante per la privacy sia da diversi esperti di sicurezza informatica, per ora sembra ci sia stato un interesse moderato verso l’applicazione. La ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano, ha spiegato che il governo non è ancora “entrato nel vivo della campagna di comunicazione” su Immuni, ma non ha fornito molte altre informazioni su piani e tempi per promuovere in modo più diretto l’impiego dell’applicazione.
Al momento non è noto il numero di segnalazioni partite da Immuni, ma nei giorni scorsi si è parlato molto di un caso in Puglia, indicato da diversi giornali come il primo indicato automaticamente dall’app. Una donna di Bari di 63 anni è stata sottoposta al tampone dopo che aveva ricevuto un avviso su una possibile esposizione al coronavirus, frutto della probabile condivisione di alcuni spazi con una persona infetta. La donna è poi risultata negativa ma la vicenda non è molto chiara, anche perché l’interessata aveva negato di avere avuto contatti al di fuori del ristretto circolo di persone che frequenta abitualmente.
In linea di massima, l’utilità delle app per il tracciamento dei contatti dipende da quante persone decidono di scaricarle e attivarle: più individui impiegano le applicazioni come Immuni, più queste possono rivelarsi utili per rallentare la diffusione del contagio. Per questo motivo il governo confida che nelle prossime settimane l’applicazione sia scaricata da un maggior numero di persone, anche se finora è mancata una promozione adeguata a fare da incentivo.