In Germania è stato arrestato un altro ex collaboratore di Bashar al Assad per crimini contro l’umanità
Lunedì 22 giugno un medico siriano residente in Germania, Alaa Mousa, è stato arrestato con l’accusa di aver commesso crimini contro l’umanità mentre collaborava con il regime del presidente Bashar al Assad. I fatti risalgono al 2011, all’inizio della guerra civile in Siria. Altri due ex funzionari del regime siriano sono sotto processo in Germania per le stesse accuse da aprile di quest’anno.
Il principio su cui si basano questi processi è quello della giurisdizione universale, cioè l’idea secondo cui alcuni crimini sono talmente gravi da dover essere giudicati indipendentemente dalla nazionalità degli interessati e dal luogo in cui sono stati commessi. Ecco perché in questo caso gli accusati siriani, sospettati di aver commesso delle violazioni dei diritti umani in Siria contro dei siriani, sono processati in Germania.
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Alaa Mousa è sospettato di aver torturato un detenuto nella prigione militare di Homs, nella Siria occidentale, dove lavorava come medico. Secondo l’accusa, Mousa fu chiamato in seguito a un attacco di convulsioni del detenuto, che aveva già subìto delle torture; invece di curarlo, Mousa l’avrebbe picchiato con un tubo di plastica. Un episodio simile si sarebbe ripetuto il giorno successivo. Il detenuto morì poco dopo gli incontri con Mousa.
Da diverso tempo l’ufficio della procura federale tedesca si sta occupando di denunce e segnalazioni su cittadini siriani accusati di avere commesso crimini contro l’umanità e violazioni ripetute dei diritti umani durante la guerra in Siria: diverse denunce sono arrivate da altri siriani arrivati in Germania durante la guerra, vittime delle violenze, o familiari di persone sottoposte a tortura. Fra il 2015 e il 2017 arrivarono in Germania molti siriani, anche grazie alle politiche adottate dalla cancelliera Angela Merkel, più accoglienti che in altri paesi europei.
Anwar Al Bunni, avvocato che si occupa di diritti umani arrivato in Germania dalla Siria nel 2014, sta collaborando alle indagini raccogliendo testimonianze fra i migranti. Si stanno impegnando nelle indagini anche alcune organizzazioni non governative, in particolare Human Rights Watch, che nel 2015 pubblicò le foto fornite da un ex fotografo del regime siriano poi disertore, noto con il soprannome Ceasar, che dimostravano che nelle prigioni militari del paese si praticava in maniera sistematica la tortura.