La misteriosa morte di un ex giudice iraniano in Romania
Era accusato di corruzione dal regime, e di crimini contro l'umanità da Reporters Sans Frontières: sembra si sia ucciso, ma non tutti ne sono convinti
Venerdì 19 giugno un ex giudice iraniano – accusato in Iran di corruzione e denunciato in due paesi da Reporters Sans Frontières con l’accusa di crimini contro l’umanità – è stato trovato morto in Romania. Ricercato dall’Interpol e fermato a Bucarest la scorsa settimana, Gholamreza Mansouri si trovava in un hotel del centro sorvegliato dalla polizia. Venerdì sera la polizia ha fatto sapere che un cittadino straniero che soggiornava in quell’hotel e che era tenuto sotto sorveglianza era precipitato da una finestra del sesto piano. Secondo le indagini preliminari è un suicidio, ma c’è chi ha messo in discussione la dinamica di quel che è successo e non esclude l’ipotesi che sia andata diversamente.
L’ex giudice Gholamreza Mansouri, 66 anni, era imputato – insieme ad altri importanti funzionari iraniani – in un processo per appropriazione indebita e corruzione. Mansouri aveva legami con Hassan Najafi, un noto imprenditore che opera nel settore petrolchimico e delle costruzioni che, secondo quanto ha riferito un sito locale iraniano, è parente di Ali Akbar Nateq Nuri, ex ispettore capo presso l’ufficio della Guida suprema Ali Khamenei, il più potente religioso ultraconservatore a cui fanno riferimento tutte le frange più tradizionaliste della politica iraniana. Mansouri stava seguendo il caso di un costoso progetto prima sospeso e poi sbloccato in cui erano coinvolti diversi importanti dirigenti del regime. Mansouri – ha scritto Radio Farda (il nome che ha in Iran Radio Free Europe) raccontando nei dettagli le implicazioni dei casi in cui era coinvolto – «non era solo un insider affidabile in casi economici e finanziari, ma stava anche offrendo i suoi leali servizi ai suoi superiori nei casi di sicurezza e intelligence all’interno e all’esterno dell’Iran».
Mansouri era scappato dall’Iran lo scorso anno con mezzo milione di euro ottenuti illegalmente, secondo quando dichiarato dai pubblici ministeri iraniani. Era stato in Germania, dove lo scorso 8 giugno aveva registrato un video in cui spiegava che aveva raggiunto il paese per ricevere cure mediche e che le restrizioni ai viaggi imposte a seguito del coronavirus gli avevano impedito di tornare in Iran per affrontare le accuse. Non è chiaro quando Mansouri dalla Germania abbia raggiunto la Romania.
Le autorità iraniane avevano lanciato un allarme per l’arresto di Mansouri attraverso l’Interpol e avevano chiesto che venisse estradato in Iran per essere processato. L’uomo è stato fermato in Romania la scorsa settimana: risiedeva al Duke Hotel di Bucarest, la capitale, ed era sottoposto alla sorveglianza della polizia. Sulla sua morte circolano diverse versioni: Reuters per esempio scrive che il corpo dell’uomo poi identificato come Mansouri non sia stato ritrovato sul marciapiede all’esterno dell’hotel, come riferito dalla polizia, ma nella hall, dunque all’interno. «Abbiamo chiesto alle autorità rumene di fornirci una dichiarazione ufficiale che spieghi le ragioni esatte di questo incidente», ha dichiarato nel frattempo il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Seyed Abbas Mousavi.
Mansouri era anche al centro di un’azione legale di Reporters Sans Frontières, un’organizzazione non governativa con sede a Parigi che promuove e difende le libertà di informazione e di stampa. Reporters Sans Frontières aveva presentato sia in Germania (lo scorso 11 giugno) che in Romania (dopo che aveva saputo che si trovava lì) una denuncia contro Mansouri, chiedendo che non venisse estradato ma processato in Europa per crimini contro l’umanità.
Mansouri era infatti conosciuto in Iran per le sentenze molto pesanti che aveva pronunciato contro almeno una ventina di giornalisti nel 2013, quando prestava servizio a Teheran. «Era un giudice solo formalmente, ma in realtà era uno strumento di oppressione per la libera informazione e i media in Iran», ha detto Reza Moini, capo della sezione iraniana di Reporters Sans Frontières. Il segretario generale dell’organizzazione, Christophe Deloire, ha scritto su Twitter che l’improvvisa morte di Mansouri, date le denunce contro di lui per tortura, detenzione arbitraria e persecuzione, rappresenta una «negazione della giustizia»: «È spaventoso che le autorità tedesche e rumene non lo abbiano immediatamente arrestato a seguito della denuncia di RSF per crimini contro l’umanità e in conformità con i loro obblighi internazionali. Il peggio avrebbe potuto essere evitato e giustizia avrebbe potuto essere fatta».
Moini ha aggiunto che l’organizzazione ha chiesto di avviare un’inchiesta rapida e trasparente per determinare le circostanze della morte di Mansouri, non escludendo la possibilità che il giudice sia in realtà stato ucciso. «La Repubblica islamica avrebbe avuto un motivo per ucciderlo a causa di ciò che sapeva», ha detto.
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Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 199 284 284 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare i Samaritans al numero verde gratuito 800 86 00 22 da telefono fisso o al 06 77208977 da cellulare, tutti i giorni dalle 13 alle 22.