Le notizie di giovedì sul coronavirus in Italia
Sono stati confermati 333 nuovi casi e 66 decessi. I ricoverati in terapia intensiva per la prima volta tornano a salire (da 163 a 168)
Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati registrati 333 casi di contagio da coronavirus e 66 morti, secondo i dati diffusi giovedì dalla Protezione Civile, che però evidenzia un ricalcolo dei casi positivi per la Regione Abruzzo che dalla voce “Casi totali” ha sottratto 2 errati positivi. Le persone attualmente ricoverate in terapia intensiva sono 168, tornando a salire (di 5 unità rispetto a ieri) per la prima volta da settimane. Le persone testate con tampone a oggi sono 2.958.724, 32.921 più di ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” sono 1.089, per un totale di 180.544.
#LNews #Coronavirus@GiulioGallera : "Fra i positivi di oggi, 54 casi sono determinati da una positività al test sierologico, con una sintomatologia risalente ad oltre due settimane fa.
Ulteriori approfondimenti 👉 https://t.co/e4OUM9rMtE pic.twitter.com/Xdc3mpgmbp— Regione Lombardia (@RegLombardia) June 18, 2020
In Lombardia sono stati registrati 216 nuovi casi di contagio. Il bilancio lombardo continua a essere di gran lunga il peggiore d’Italia e ammonta complessivamente a 92.518 casi di contagio e 16.516 morti. Nella provincia di Milano i nuovi casi di contagio sono 52 (ieri 42), di cui 18 (stesso numero di ieri) nel capoluogo.
Le altre regioni con il maggior incremento del numero dei casi confermati sono Emilia-Romagna (+32), Piemonte (+31) e Lazio (+9). Oggi in quattro regioni non sono stati registrati nuovi casi di contagio: Umbria, Valle d’Aosta, Molise e Basilicata.
Questi, comunque, sono numeri da prendere con estrema cautela: in Italia, così come in moltissimi altri paesi del mondo, il numero dei casi positivi accertati comprende solo le persone che sono risultate positive al tampone, ma non le centinaia di migliaia di persone che hanno contratto il virus e non hanno mai fatto il test, e che quindi non sono mai rientrate nei conteggi ufficiali. Un discorso simile si deve fare per il numero dei morti, e anche il numero dei guariti e dimessi deve essere preso con le molle (qui c’è la spiegazione lunga sui numeri e sulle necessarie prudenze da avere nell’interpretarli).
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Le notizie di oggi
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato la versione finale dell’indagine sull’epidemia da coronavirus nelle nelle strutture residenziali e sociosanitarie, basata su un questionario inviato a centinaia di strutture nelle scorse settimane. I risultati confermano un tasso significativo di morti riconducibili alla COVID-19, come del resto era stato segnalato da diverse strutture con un incremento di decessi rispetto agli scorsi anni (a questo link c’è la nostra analisi completa dei dati).
In alcune regioni, come la Lombardia, le RSA sono state particolarmente interessate dall’epidemia da coronavirus, anche se molti decessi rimangono “sospetti”, perché non si è provveduto per tempo a eseguire i test tramite tampone per verificare la presenza del coronavirus. L’ISS – in collaborazione con il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale – ha inviato un questionario contenente 29 domande a 3.417 RSA in tutta Italia, ricevendo risposta da 1.356 strutture (41,3 per cento di quelle contattate).
Dal primo febbraio al momento della compilazione dei questionari (marzo – primi giorni di maggio) sono risultati 9.154 decessi nelle RSA, con una maggiore incidenza in Lombardia, Piemonte e Veneto. Il tasso di mortalità, per qualsiasi causa e calcolato come numero di morti sul totale dei residenti, è stato del 9,1 per cento. Su 9.154 deceduti, 680 erano risultati positivi al tampone, mentre 3.092 avevano sintomi simili a quelli dell’influenza, cosa che non può quindi fare escludere che diversi di loro avessero un’infezione da coronavirus (COVID-19 e influenza sono due malattie differenti, ma alcuni sintomi sono in comune, soprattutto nella fase iniziale dell’infezione).
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L’Agenzia delle Entrate oggi ha fornito maggiori dettagli su come ricevere il cosiddetto “bonus vacanze” per l’estate 2020, il contributo previsto dal “Decreto rilancio” dello scorso 17 maggio con cui il governo punta a far ripartire il settore del turismo dopo la crisi dovuta all’emergenza coronavirus. Il bonus consiste in un contributo per il pagamento dei servizi offerti da alberghi, bed & breakfast e agriturismi italiani nel periodo fra il primo luglio e il 31 dicembre del 2020. Ha un valore massimo di 500 euro e può essere richiesto da tutte le famiglie con ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente) inferiore a 40mila.
Per ottenere il bonus bisognerà, anche prima del primo luglio, effettuare tre passaggi. Per prima cosa sarà necessario presentare all’INPS, anche attraverso un Caf, i centri di assistenza fiscale, la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU), così da poter ottenere il rilascio dell’attestazione ISEE, che è indispensabile per accertare di rientrare nei beneficiari del contributo. Come seconda cosa ci si dovrà dotare di un’identità digitale SPID o CIE (Carta d’Identità Elettronica).
Con l’attestazione ISEE e le credenziali per accedere ai servizi digitali della pubblica amministrazione chi vuole ottenere il bonus vacanze dovrà scaricare sul proprio smartphone l’app dei servizi pubblici IO, gestita da PagoPA Spa e da cui verrà generato il “bonus vacanze” che bisognerà presentare all’albergatore al momento del pagamento. L’80 per cento del valore del bonus si ottiene come sconto al momento del pagamento in albergo, mentre il restante 20 per cento viene recuperato come detrazione d’imposta nella dichiarazione dei redditi 2021. Ad esempio, con un bonus di 500 euro si ottiene uno sconto diretto di 400 euro al momento del pagamento in albergo e una detrazione di 100 euro nella dichiarazione dei redditi del 2021.
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La coppia di cittadini cinesi che sono stati i primi casi di contagio accertati in Italia ha donato 40 mila dollari (circa 35mila euro) per contribuire alla ricerca sul coronavirus all’ospedale Spallanzani di Roma dove sono stati ricoverati e curati durante la loro malattia. L’uomo e la donna, di 66 e 67 anni, originari della provincia di Wuhan, epicentro della pandemia, erano tornati in Cina dopo essere stati dimessi nella seconda metà di aprile.
L’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, in una nota pubblicata sulla pagina Facebook ha scritto: «La scelta di fare una donazione a favore dell’Istituto Spallanzani è un atto di grande generosità e di riconoscenza. C’è un proverbio cinese che recita: “Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita”. Ecco il viaggio e la vicenda della coppia di Wuhan curata all’Istituto Spallanzani, che è un’eccellenza del nostro sistema sanitario regionale riconosciuta in tutto il mondo, e che sono stati il primo caso di positività in Italia, rimarrà impressa nella loro e nella nostra memoria. Voglio dunque rivolgere loro un ringraziamento e un invito a fare ritorno a Roma».
L’INPS, l’Istituto nazionale di previdenza sociale, ha reso noto nel suo report mensile che nel mese di maggio ha autorizzato 849,2 milioni di ore di cassa integrazione con la causale “emergenza sanitaria COVID-19”, un numero che non si discosta di molto da quello del mese precedente (ad aprile ne erano state concesse 832,4 milioni). Se si sommano le ore di cassa integrazione degli ultimi due mesi si arriva a 1,68 miliardi di ore.
Per quanto riguarda i settori in cui si è fatto più ricorso alla cassa integrazione, chi ha totalizzato più ore è il commercio con 184 milioni di ore (92,4 delle quali per cassa in deroga) seguito dalle attività immobiliari, di noleggio e servizi alle imprese (146 milioni di ore autorizzate) e da alberghi e ristoranti (134,89 milioni, 50,1 dei quali per cassa in deroga e 86,8 con l’assegno dei fondi di solidarietà).
#InpsComunica #InpsDati #Osservatorio Cassa Integrazione Guadagni #CIG con i dati di maggio 2020.
Ore autorizzate per gli interventi:
📋224.097.354 CIG Ordinaria #CIGO
📋17.609.840 CIG Straordinaria #CIGS
📋231.042.866 CIG in Deroga #CIGD
I dati: https://t.co/Pk0TOuYTQ1 pic.twitter.com/uqlATWS604— INPS (@INPS_it) June 18, 2020
Il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo ha reso noto che la scadenza per la domanda del “reddito di emergenza”, il contributo che va da 400 a 800 euro destinato alle famiglie in difficoltà per la crisi dovuta all’epidemia e che non ricevono altri sussidi, è stata rimandata fino al 31 luglio.
Con il #RedditoDiEmergenza garantiamo una tutela per le famiglie colpite duramente dall’emergenza #Covid19 non raggiunte da altri strumenti di sostegno al reddito.
È possibile richiederlo fino al 31 luglio, collegandosi al sito @INPS_it (https://t.co/IFYnBF3Kpb) o tramite i CAF.— Nunzia Catalfo (@CatalfoNunzia) June 18, 2020