La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha definito “discriminatoria” la legge ungherese contro le ONG finanziate dall’estero
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea – l’organo che deve garantire il rispetto del diritto nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati fondativi dell’Unione Europea – ha giudicato discriminatoria e contraria alle regole comunitarie la legge ungherese che impone per le ONG che ricevano finanziamenti stranieri oltre una certa cifra l’obbligo di registrazione e di dichiarazione di questo status, pena sanzioni. La decisione arriva dopo il ricorso per inadempimento presentato dalla Commissione Europea contro l’Ungheria, che ora dovrà rispettare la sentenza (e quindi abrogare o modificare la legge) o nei suoi confronti potrà essere aperta una procedura d’infrazione.
Per la Corte «le restrizioni imposte dall’Ungheria al finanziamento delle organizzazioni civili da parte di soggetti stabiliti al di fuori di tale Stato membro» non sono conformi al diritto dell’Unione Europea. Secondo i giudici quindi la legge ungherese sulle ONG ha «introdotto restrizioni discriminatorie e ingiustificate» non solo nei confronti delle organizzazioni non governative, ma anche di chi le finanzia. Per la Corte la legge introduce quindi una differenza di natura discriminatoria nel trattamento tra i movimenti di capitali nazionali e quelli tra nazioni dell’Unione, oltre a limitare il diritto alla libertà di associazione, stabilito dall’articolo 12 della Carta sui diritti fondamentali, rendendo concretamente più difficile l’operato e il funzionamento delle ONG.
La “Legge sulla trasparenza delle organizzazioni sostenute dall’estero” (cioè quelle finanziate dall’estero), voluta dal governo sovranista di Viktor Orbán, era stata approvata dal Parlamento ungherese il 13 giugno 2017 e introduceva un nuovo status giuridico: quello appunto di “organizzazione sostenuta dall’estero”. Nello status rientrano tutte le associazioni e fondazioni ungheresi che ricevono finanziamenti di oltre 7,2 milioni di fiorini ungheresi (circa € 23.500) in un anno da qualsiasi soggetto straniero: privati, fondazioni, ma anche finanziamenti diretti dall’Unione Europea. Le associazioni che rientrano in questo status sono inoltre obbligate a indicare il loro stato di “associazione CSO”, con cui si devono registrare in tribunale, sul loro sito web, su tutte le pubblicazioni e il materiale per la stampa.