La radio che dà un nome ai morti
Da decenni Radio Afghanistan riceve i necrologi da una piccola finestra a Kabul: ma tra i social network e i checkpoint militari le cose stanno cambiando
Da decenni Radio Afghanistan legge ogni giorno il testo dei necrologi che i cittadini le consegnano attraverso una piccola finestra con inferriata di un ufficio a Kabul, la capitale afghana. E da 42 anni una delle voci che legge gli annunci è quella di Mohamad Agha Zaki, che a Radio Afghanistan ha vissuto tutti i momenti più importanti della storia recente del paese, dall’invasione sovietica del 1979 agli attentati dei talebani e al Qaida. Da un po’ di tempo, però, gli spazi dedicati ai necrologi, prima seguitissimi, si sono ridotti drasticamente, così come il numero degli ascoltatori della radio, ha raccontato il giornalista Mujib Mashal sul New York Times: per l’arrivo dei social network, e da qualche mese per l’epidemia da coronavirus.
Radio Afghanistan fu fondata nel 1925 a Kabul da Amanullah Khan, l’allora sovrano del Regno dell’Afghanistan, e trasmetteva dalla capitale e da Kandahar, nel sud del paese. Nel 1976 furono costruiti i primi studi televisivi, grazie a ingenti finanziamenti giapponesi, e oggi la società si chiama Radio Television Afghanistan ed è controllata dal governo. «Chiunque controlli questa radio controlla il governo», ha detto Mohamad Agha Zaki.
Uno dei motivi per cui Radio Afghanistan è diventata una delle radio più seguite del paese è stata la lettura dei necrologi.
Per decenni le famiglie di Kabul che preparavano le cerimonie dopo la morte di un parente stilavano una lista di nomi da inserire nel necrologio, che veniva poi consegnato all’ufficio “Annunci di morte” di Radio Afghanistan. Il formato era sempre lo stesso, e così veniva letto nei due spazi giornalieri riservati ai necrologi, alle 7 e alle 16.05: si metteva giù una lista di tutti i parenti maschi, partendo da chi aveva una relazione più lontana con la persona morta e arrivando ai parenti più stretti, e si terminava con luogo e ora del funerale. Le donne non venivano mai nominate direttamente, erano sempre la-moglie-di, o la-figlia-di. La lunghezza della lista determinava anche lo status della famiglia: più era lunga, più grande era la famiglia, maggiore era lo status.
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Considerata la storia travagliata dell’Afghanistan, per molto tempo lo spazio riservato ai necrologi non è mai rimasto vuoto. Ogni fase del conflitto afghano ha avuto la sua causa predominante di morte, ha scritto il New York Times: un tempo erano i colpi di mortai sparati durante la guerra civile per il controllo di Kabul, oggi sono le bombe usate negli attentati suicidi. «Quando la notte sentiamo la notizia che c’è stato un attacco suicida da qualche parte a Kabul, la mattina arriviamo presto in radio, sappiamo che arriveranno necrologi da leggere», ha detto Ziauddin Aziz, collaboratore di Zaki.
Di recente però le sorti della radio, e quelle degli spazi riservati ai necrologi, sono cambiate.
Il primo grosso cambiamento è avvenuto con l’arrivo di Facebook e degli altri social network, dove le notizie, anche quelle sui morti, si leggono gratis. Il secondo con l’aumento del costo di ogni parola di un annuncio letto in radio: da 1 a 5 afghani (da 1 centesimo a quasi 6 centesimi di euro). Il terzo con il proliferare di barricate e checkpoint militari attorno all’area dove si trova Radio Television Afghanistan, che è la stessa dell’ambasciata statunitense a Kabul. Le misure di sicurezza, necessarie per proteggere il personale diplomatico americano, hanno reso sempre più difficile ai comuni cittadini raggiungere la finestra degli “Annunci di morte”, che a un certo punto è stata spostata in un posto più accessibile, ma comunque complicato da individuare.
Negli ultimi mesi, con l’epidemia da coronavirus, il lavoro di Mohamad Agha Zaki e dei suoi colleghi si è ulteriormente complicato. Le restrizioni agli spostamenti hanno impedito quasi sempre la consegna dei necrologi, nonostante le molte persone morte a causa della COVID-19.
Da un po’ di tempo Radio Television Afghanistan sta cercando di diventare un’emittente più moderna. Ha affidato l’incarico di direttore a Ismail Miakhail, ex giornalista di BBC, che sta tentando di migliorare la qualità delle trasmissioni e proporre nuovi prodotti giornalistici. Ma il futuro di Radio Afghanistan continua a essere incerto, così come quello dello spazio dedicato ogni giorno alla lettura dei necrologi.