L’ex marine Paul Whelan, arrestato in Russia nel 2018 e accusato di spionaggio, è stato condannato a 16 anni di carcere
Paul Whelan, l’ex marine statunitense arrestato nel 2018 in Russia con l’accusa di spionaggio, è stato condannato a 16 anni di carcere. Mike Pompeo, il segretario di Stato americano, ha detto che gli Stati Uniti sono “indignati” dalla condanna, avvenuta dopo quello che Pompeo ha definito «un processo segreto, con prove segrete e senza le necessarie garanzie per la difesa». Whelan ha parlato di un “processo farsa”, interamente tenuto in russo, senza che lui potesse capire quel che veniva detto. I suoi avvocati hanno detto che faranno ricorso contro la sentenza.
Whelan ha 50 anni ed era stato arrestato in un albergo di Mosca il 28 dicembre 2018 perché secondo i servizi segreti russi, l’FSB, era in possesso di una chiavetta USB contenente informazioni riservate. Whelan, che ha la nazionalità di quattro diversi paesi (Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Irlanda), era stato nel corpo dei marines fino al 2008, quando era stato congedato per quello che i giornali americani avevano descritto come “un caso di furto”. Di lui si sa che negli anni precedenti all’arresto aveva visitato diverse volte la Russia e aveva intrattenuto una serie di contatti con diverse persone conosciute su Vkontakte, il principale social network russo, tra cui diversi militari ed ex militari.
Whelan aveva detto di essere a Mosca per un matrimonio, ma secondo i servizi segreti russi era entrato in possesso poco prima di una chiavetta USB contenente la lista dei nomi dei dipendenti di un’agenzia di intelligence russa. Secondo l’avvocato di Whelan, il suo assistito credeva però che nella chiavetta ci fossero le foto della sua vacanza. Fin dai primi giorni dopo il suo arresto, negli Stati Uniti era stato ipotizzato che la Russia avrebbe potuto usare l’arresto (e la successiva condanna) di Whelan in vista di uno scambio di prigionieri con gli Stati Uniti.