Anche in Francia si discute del razzismo della polizia
Le accuse e i casi di abusi non sono un problema recente, ma il governo non sembra in grado di fare le riforme necessarie
Anche in Francia, dopo l’uccisione di George Floyd, si è tornati a parlare del razzismo e della violenza della polizia nel paese. Ci sono state grandi manifestazioni di protesta e il governo, considerato molto vicino alle forze di polizia, aveva annunciato alcune riforme, tra cui il divieto delle prese al collo durante gli arresti e minori tutele per gli agenti accusati di razzismo. I sindacati di polizia hanno tuttavia reagito molto male a queste proposte e venerdì ci sono state manifestazioni in tutto il paese contro il governo e il ministro dell’Interno Christophe Castaner.
Il tema della violenza e del razzismo della polizia francese non è nuovo e negli ultimi anni c’era già stata un’ampia discussione sulla necessità di riformarne l’organizzazione e i metodi. La polizia francese è formata prevalentemente da bianchi e negli anni è stata accusata di essere diventata sempre più violenta e di aver preso di mira in modo sproporzionato neri, nordafricani (e persone d’origine nordafricana) e appartenenti ad altre minoranze emarginate. La resistenza della polizia a ogni tentativo di cambiamento e la grande influenza che hanno i sindacati degli agenti hanno tuttavia frenato ogni significativa riforma.
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Dopo l’uccisione a Minneapolis di George Floyd, però, anche in Francia ci sono state grandi proteste contro la polizia. Durante le manifestazioni sono stati ricordati i nomi delle persone morte in Francia mentre venivano arrestate o si trovavano in custodia, come Adama Traoré, morto nel 2016 dopo essere stato arrestato da tre agenti che lo avevano bloccato a terra schiacciandolo con il loro peso. In quel caso, come in altri, gli agenti ritenuti responsabili non erano stati incriminati nonostante lunghe indagini e ammissioni di colpa. Un rapporto del 2017 delle Nazioni Unite sulla violenza della polizia francese aveva mostrato come tre noti casi di abusi non fossero casi isolati e come la brutalità della polizia fosse diffusa e indirizzata spesso verso giovani maschi di origine africana.
I manifestanti e le organizzazioni che si occupano degli abusi della polizia chiedono da tempo diverse riforme. Per esempio chiedono che a chiunque venga fermato dalla polizia per un controllo venga lasciata una sorta di ricevuta, in modo che si possano contare con più precisione i controlli e limitare gli abusi, e che venga limitato l’uso dei reparti anti-sommossa, considerati i più violenti. Infine, una delle richieste più importanti che vengono fatte da tempo è che l’autorità che si occupa di indagare le denunce di abusi, violenze o discriminazioni venga resa indipendente dal ministero dell’Interno, da cui dipende la polizia e considerato poco imparziale nel valutarne l’operato.
Dopo le ultime proteste, lunedì scorso il ministro dell’Interno Castaner aveva annunciato che la polizia francese non avrebbe più utilizzato tra i suoi metodi di arresto quello che in inglese viene comunemente chiamato chokehold: consiste solitamente nello stringere un braccio intorno al collo della persona arrestata in modo da ridurre l’afflusso di sangue alla testa, rallentandogli quindi i movimenti e rendendo più semplice l’arresto. Il chokehold è tuttavia un metodo di arresto molto controverso per via degli evidenti rischi per la salute di chi viene arrestato, che rischia di soffocare (come è successo con George Floyd). Castaner aveva inoltre annunciato delle riforme che avrebbero permesso di punire più facilmente gli agenti «sospettati» di razzismo, usando una formulazione piuttosto vaga che è stata molto contestata da parte dei sindacati di polizia.
Durante le manifestazioni della polizia di venerdì, centinaia di agenti in tutto il paese hanno protestato contro queste proposte gettando a terra le loro manette davanti alle caserme di molte città, accusando il governo di averli abbandonati per accontentare i manifestanti. I sindacati degli agenti di polizia hanno sostenuto che le proposte di riforma di Castaner potrebbero rendere più difficile il lavoro degli agenti, spiegando per esempio che al momento non ci sono tecniche alternative alla chokehold per eseguire alcuni tipi di arresto. Più in generale, il governo è stato accusato di aver contribuito a distorcere l’immagine pubblica della polizia, accettando come vere le accuse di razzismo e abusi dei manifestanti.
Tra giovedì e venerdì, il governo ha parzialmente ritirato le sue proposte di riforma, mentre Castaner ha ridimensionato le accuse di razzismo alla polizia, parlando di alcune «pecore nere»: ha ribadito la volontà di vietare le prese per il collo, ma ha detto che verranno puniti per razzismo solo gli agenti contro cui ci sono solide prove e non semplici sospetti di discriminazione. Yves Lefebvre, segretario di uno dei principali sindacati di polizia, ha parlato di «vittoria».
Il New York Times ha spiegato che le concessioni fatte dal governo potrebbero essere dovute al fatto che negli ultimi anni il presidente Emmanuel Macron ha dovuto fare spesso affidamento sulla polizia, per controllare e reprimere le moltissime proteste di piazza contro di lui e il suo governo. «Il governo si è ampiamente affidato a noi», ha spiegato il dirigente di un importante sindacato di polizia: «ci hanno chiesto di intervenire continuamente e ogni volta noi abbiamo risposto “presenti”».
Negli ultimi anni la polizia è stata accusata di violenze eccessive sia contro le manifestazioni dei gilet gialli che contro quelle di movimenti di sinistra contro le riforme alle leggi sul lavoro e sulle pensioni, ma il governo ha sempre difeso gli agenti, incolpando i manifestanti per le violenze. Castaner stesso, prima di lunedì scorso, non aveva mai accusato esplicitamente la polizia di violenze e razzismo, esprimendosi sempre con cautela nei loro confronti.
«Quello che è certo» ha spiegato al New York Times Emmanuel Blanchard, esperto di storia della polizia e professore all’Università di Versailles «è che il governo non è nella posizione di riformare la polizia contro la sua volontà. Il potere politico è debole e ha bisogno di essere protetto dai movimenti sociali. La polizia pensa che il governo le sia debitrice».