La Spagna sta facendo casino con il numero delle morti legate al coronavirus
Ha cambiato metodologia a maggio e da allora non ha più diffuso dati coerenti: e può essere un problema, durante le riaperture
Da tre settimane in Spagna vengono diffusi dati sempre più confusi sulle morti legate al coronavirus. I numeri comunicati giornalmente dal governo non coincidono con quelli raccolti dalle singole comunità autonome spagnole, enti simili alle nostre regioni: sono molto più bassi, spesso uguali o vicini allo zero, e non sembrano coerenti con l’andamento dell’epidemia nel paese, uno dei più colpiti in Europa. Della questione si è discusso molto in Spagna lo scorso 3 giugno, quando il primo ministro Pedro Sánchez ha detto di fronte al Parlamento: «Oggi abbiamo avuto zero morti come conseguenza della COVID-19». Secondo i dati raccolti dal Confidencial, però, nelle precedenti 24 ore i morti erano stati almeno 34.
Negli ultimi mesi i numeri sull’epidemia sono stati considerati approssimativi in diversi paesi, tra cui l’Italia, a causa delle difficoltà a rilevare tutti i casi positivi, a individuare le cause della morte di persone non decedute negli ospedali, e in generale a mettere in piedi sistemi efficaci di raccolta e comunicazione dei dati a disposizione delle autorità. In Spagna, però, la confusione è stata maggiore che altrove, e «i dati spagnoli sono stati più volatili che in ogni altro paese sviluppato», ha scritto di recente il Financial Times.
L’attuale confusione sul numero dei morti in Spagna sembra in parte dipendere da un significativo cambio di metodologia nei conteggi sul contagio introdotto dal governo a maggio, che ha avuto diverse conseguenze. Una di queste è che da un giorno all’altro il ministero della Salute spagnolo ha abbassato il numero totale dei morti per l’epidemia di quasi 2mila. La revisione del numero totale dei morti secondo la nuova metodologia non è ancora stata completata e si sta aspettando che venga diffuso il nuovo dato aggiornato e “ripulito”.
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Nel frattempo, il governo spagnolo ha smesso di diffondere quotidianamente il numero delle persone morte per coronavirus nelle precedenti 24 ore, iniziando a indicare il numero delle morti nei precedenti 7 giorni: secondo il ministro della Salute, Salvador Illa, questo sistema sarebbe migliore per osservare l’evoluzione dell’epidemia nel tempo, perché rivelerebbe una tendenza. Il numero totale dei morti, quello che si sta ancora revisionando, viene aggiornato una volta al giorno ma in maniera approssimativa e solo con le morti effettivamente avvenute nelle precedenti 24 ore: per le altre – per esempio morti precedenti che per qualche ragione non erano state immediatamente comunicate dalle autorità regionali a quelle nazionali – è diventato necessario aspettare l’aggiornamento settimanale dei numeri, che a sua volta però non è preciso e non specifica quando siano avvenuti i decessi.
Dal 27 maggio al 10 giugno, per esempio, il governo spagnolo ha annunciato solo 19 morti per la COVID-19, mentre il Confidencial, che ha raccolto i dati direttamente dalle comunità autonome, ne ha contate 704. A sua volta questo dato è da prendere con cautela. 704 è un numero che è stato ottenuto includendo tutti i morti della comunità autonoma di Madrid sospetti di avere la COVID-19, oltre che i decessi al di fuori degli ospedali; se si considerano solo i morti in ospedale, il numero scende a 522, comunque molto superiore ai 19 morti comunicati dal governo.
Un altro esempio riguarda il numero delle morti legate al coronavirus comunicato dal governo giovedì 11 giugno: il governo ha palato di 32 morti nella settimana precedente, mentre secondo i dati raccolti dal Confidencial i morti erano stati 35 solo nei precedenti due giorni (e considerando il dato più conservativo per la comunità di Madrid, cioè quello che conteggia solo le morti in ospedale). Va comunque sottolineato come uno dei problemi riscontrati dalla Spagna nel mettere insieme i dati del contagio è stato il fatto che in diverse occasioni i numeri forniti dalle singole comunità autonome, che in Spagna sono competenti nel settore della sanità, siano arrivati molto in ritardo o si siano rivelati non accurati.
Il cambio di metodologia adottato dal governo spagnolo, e le incertezze e imprecisioni nella diffusione dei numeri, sono stati molto criticati in Spagna.
Diversi analisti, ha scritto il Financial Times, pensano che i dati diffusi dal governo spagnolo siano ormai profondamente compromessi a causa dei diversi cambi introdotti nel modo di contare il contagio. Adam Kucharski, epidemiologo alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha detto: «I cambiamenti fatti in tempo reale nel rilevamento e nella diffusione dei dati possono rendere più difficile elaborare la forma che ha assunto l’epidemia in quel momento». Rafael Bengoa, ex ministro della Salute dei Paesi Baschi, ha detto, riferendosi alle parole di Sánchez al Parlamento spagnolo: «Venire fuori e parlare di zero morti, quando invece le persone stanno morendo davvero, può creare molte incomprensioni. Stiamo improvvisando, in un momento in cui la popolazione ha bisogno di informazioni chiare».
La Spagna, così come l’Italia, ha iniziato da qualche settimana a togliere le restrizioni imposte in precedenza a causa dell’epidemia. Il 21 giugno tutto o una parte del territorio spagnolo entrerà in una nuova fase, chiamata “nuova normalità”: inizierà con la fine dello stato di allarme annunciato da Sánchez a inizio epidemia, e terminerà solo quando il governo dichiarerà conclusa la crisi sanitaria provocata dal coronavirus.
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