Il parlamento di Hong Kong ha approvato una legge che punisce chi insulta l’inno nazionale cinese
Il parlamento di Hong Kong ha approvato una legge che rende illegale ogni manifestazione di disprezzo nei confronti dell’inno nazione cinese, La marcia dei Volontari. Il disegno di legge, che è passato con 41 voti a favore e un solo voto contrario, prevede per i trasgressori sia multe che il carcere: chi sarà giudicato colpevole di vilipendio dell’inno rischia fino a tre anni di carcere e fino a 50mila dollari di Hong Kong di multa (circa 6mila euro).
L’approvazione della legge in difesa dell’inno cinese è arrivata nel giorno del trentunesimo anniversario delle proteste di piazza Tienanmen a Pechino del 4 giugno 1989. Per la prima volta ad Hong Kong la polizia ha vietato l’organizzazione dell’annuale veglia di commemorazione, motivando il divieto con i rischi di contagio da coronavirus tra i manifestanti. Ma in molti hanno sospettato che in realtà si temessero nuove proteste, come quelli degli indipendentisti e degli attivisti per la democrazia che vanno avanti da un anno. Nonostante i divieti, per ricordare le proteste di piazza Tienanmen sono state accese migliaia di candele in tutta la città.
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Una settimana fa, il 28 maggio, l’Assemblea Nazionale del popolo della Cina, la massima autorità legislativa della Repubblica popolare, ha approvato quasi all’unanimità un controverso disegno di legge sulla sicurezza nazionale che permetterà alla Cina un maggiore controllo sulla regione amministrativa speciale di Hong Kong. Secondo il New York Times consentirà anche di reprimere le rivolte: gruppi di attivisti potrebbero essere duramente colpiti, i tribunali potrebbero stabilire lunghe pene detentive per le violazioni e «le temute agenzie di sicurezza cinesi potrebbero operare apertamente in città».
Il testo passerà ora al Comitato permanente del Partito comunista e potrebbe essere trasformato in legge entro tre mesi. Per gli attivisti pro-democrazia la nuova legge è un tentativo del governo cinese di mettere fine alle proteste e di violare i diritti riconosciuti dalla Legge Fondamentale di Hong Kong, come la libertà di parola.