Da oggi si può scaricare Immuni
È stata rilasciata l'app scelta dal governo per il tracciamento dei contatti: nelle prossime settimane funzionerà pienamente solo in 4 regioni
Da oggi si può scaricare sui dispositivi mobili più diffusi Immuni, l’app scelta dal governo italiano per il tracciamento dei contatti per limitare il contagio da coronavirus. Immuni era stata annunciata a metà aprile ma il lancio ufficiale era stato rimandato di diverse settimane a causa di contrattempi e ripensamenti da parte del governo.
Immuni si può scaricare in tutta Italia e impostare con le proprie informazioni, ma per i primi tempi sarà pienamente funzionante soltanto in Liguria, Puglia, Abruzzo e Marche, le quattro regioni scelte per la fase di sperimentazione. In un comunicato stampa il governo ha precisato che le quattro regioni «potranno gradualmente attivare gli avvisi dell’app» a partire dall’8 giugno, quindi fra una settimana. Non è chiaro se nel frattempo le autorità sanitarie avranno accesso ai dati raccolti dai singoli telefoni, e se l’app inizierà a raccogliere i dati anche degli utenti che vivono nelle altre regioni.
Il Corriere della Sera scrive che la sperimentazione dovrebbe durare una settimana: dalla metà di giugno, quindi, ci si aspetta che Immuni sia attiva in tutta Italia.
Ho scaricato #Immuni. Metto qualche screenshot pic.twitter.com/JY0lMVBDe3
— Carola Frediani (@carolafrediani) June 1, 2020
Per scaricarla su un dispositivo Android è necessaria la versione Marshmallow del sistema operativo, mentre per iPhone serve iOS versione 13.5 o superiore. Al momento Immuni non è disponibile sull’app store di Huawei, ma dovrebbe esserlo in futuro.
Cos’è e come funziona Immuni
Immuni è stata sviluppata da Bending Spoons, un’azienda con sede a Milano già sviluppatrice di “Live Quiz” e di numerose altre applicazioni di successo internazionale, insieme al Centro Medico Santagostino (CMS).
L’idea dietro Immuni ricalca quella prevalente per il tracciamento digitale dei contatti: tramite l’app, ogni smartphone emette periodicamente un codice identificativo univoco (ID) e anonimo, che può essere captato dagli altri smartphone che impiegano la stessa app nelle vicinanze, entro qualche metro. La trasmissione dei dati avviene tramite una variante della tecnologia Bluetooth (BLE), simile a quella che impieghiamo quando colleghiamo le cuffie senza fili allo smartphone: per assicurarsi che funzioni correttamente, bisogna mantenere il ricevitore del Bluetooth sempre acceso.
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Se uno dei proprietari dell’app segnala di essere risultato positivo al coronavirus, il sistema consente di avvisare le persone di cui era stato in prossimità nei giorni precedenti, così che queste sappiano di poter essere state contagiate (scegliendo così magari di restare a casa anche se non hanno sintomi, e di consultare il proprio medico).
Gli sviluppatori di Immuni assicurano che il sistema centrale non memorizza alcun dato sensibile dell’utente, e che ogni traccia verrà cancellata dagli archivi una volta che l’app sarà smantellata.
A cosa serve il tracciamento?
Durante un’epidemia il tracciamento dei contatti (“contact tracing”) è utile per identificare le persone che potrebbero essere state infettate da un contagiato. È un lavoro delicato che viene svolto intervistando le persone risultate positive al coronavirus, con l’obiettivo di ricostruire con quali individui siano entrate in contatto e siano quindi state esposte al rischio del contagio. L’operazione richiede tempo e personale adeguatamente formato, risorse che scarseggiano durante una pandemia.
Per attenuare il problema, negli ultimi mesi sono state proposte e sperimentate in giro per il mondo applicazioni che sfruttano varie soluzioni tecnologiche e che dovrebbero consentire di effettuare un tracciamento dei contatti più capillare e soprattutto quasi automatico. L’effettiva utilità di questi sistemi non è ancora completamente chiara, ma le prime esperienze in alcuni paesi asiatici come la Corea del Sud hanno dato qualche risultato positivo, sollevando però numerose preoccupazioni per la privacy.
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