Il caso Patrizia Baffi, spiegato
La presidente della commissione d'inchiesta sulla gestione dell'epidemia in Lombardia fa parte di Italia Viva ma è stata eletta solo coi voti del centrodestra, fra grandi polemiche
Martedì pomeriggio il consiglio regionale della Lombardia ha eletto il presidente della commissione d’inchiesta sulla gestione regionale dell’epidemia da coronavirus. La commissione era stata chiesta dall’opposizione, composta dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle. Secondo lo statuto regionale il presidente di una commissione d’inchiesta del genere viene indicato dalla minoranza – visto che dovrebbe indagare sulla maggioranza – ma a sorpresa è stata eletta Patrizia Baffi, l’unica consigliera lombarda del partito di Matteo Renzi, Italia Viva, con i voti di quasi tutta la maggioranza di centrodestra composta da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
L’elezione di Baffi è stata molto criticata sia dal PD sia dal M5S, e giudicata sia una forzatura istituzionale sia un tentativo di depotenziare la nuova commissione da parte della maggioranza, che di fatto ha scelto chi dovrebbe indagare su come la giunta che esprime abbia gestito l’emergenza. «Si sono scelti un presidente che gli fa comodo, punto», ha spiegato al Post Jacopo Scandella, consigliere del PD e uno dei nomi circolati per la nomina a presidente della commissione.
La richiesta di nominare una commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria da parte della Regione era arrivata dopo settimane di critiche estese ma puntuali su alcune decisioni molto controverse dal governo regionale e in particolare dall’assessore al Welfare Giulio Gallera. La maggioranza si era detta disponibile a formare una commissione. Per eleggere il presidente è necessaria una maggioranza qualificata di 40 voti: l’opposizione ne conta 30, quindi qualsiasi candidatura doveva essere sottoposta anche ai partiti della maggioranza.
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Scandella ha raccontato che nei giorni scorsi il centrodestra aveva messo il veto su qualsiasi candidato proveniente dal Partito Democratico, mentre aveva fatto capire che avrebbe votato volentieri Patrizia Baffi.
Baffi ha 52 anni e vive a Codogno, il paese in provincia di Lodi dove è stato individuato il primo focolaio di coronavirus in Italia. Dopo una carriera da contabile era entrata in politica una decina di anni fa nel consiglio comunale di Codogno. Nel 2018 era stata eletta consigliera regionale col Partito Democratico, che l’anno scorso ha lasciato per entrare in Italia Viva.
Nelle scorse settimane Baffi era stata una dei consiglieri di opposizione più benevoli con la gestione del governo regionale. A fine febbraio aveva pubblicato su Instagram una vecchia foto scattata insieme al presidente regionale Attilio Fontana con la didascalia «Presidente, ci fidiamo di te. Aiutaci a uscire da qui». Il 15 marzo aveva postato su Facebook un post di apprezzamento per la decisione di Fontana di assumere Guido Bertolaso come consulente per la gestione dell’emergenza in Lombardia.
A metà aprile, poi, aveva detto in un comunicato stampa che una eventuale commissione di inchiesta «potrebbe evidenziare criticità sulla distribuzione delle competenze tra la Regione Lombardia e lo Stato centrale, dalla quale potrebbe emergere qualche mancanza anche nell’azione di quest’ultimo», e citato la «trasparenza e la professionalità» delle persone coinvolte in Regione. Giorni dopo non aveva partecipato alla mozione di sfiducia a Gallera presentata dalle opposizioni.
Ieri, senza alcun particolare preavviso, ha presentato la sua candidatura a presidente della commissione con un discorso di un quarto d’ora, al termine del quale è stata votata soltanto dal centrodestra e da lei stessa.
Diversi osservatori e giornalisti hanno legato la sua elezione all’astensione di Italia Viva dal voto sull’autorizzazione a procedere contro il segretario della Lega Matteo Salvini, tenuto ieri al Senato. Scandella non crede ci sia stato un «accordo romano» fra Renzi e Salvini, ma un compromesso più limitato che riguarda la Lombardia. Italia Viva ha ottenuto una carica rilevante e visibile, mentre il centrodestra un presidente apparentemente più “morbido” rispetto a quelli proposti dall’opposizione.
Scandella ritiene comunque che Baffi non potrà fare molto, non avendo alle spalle un gruppo consiliare consolidato e dovendo interamente la sua elezione alle persone su cui dovrebbe indagare. «Un presidente eletto con 45 voti della maggioranza e 1 della minoranza non è indipendente e non ha alcun margine di azione», spiega Scandella, aggiungendo inoltre che potrebbe ostacolare i lavori paralleli della stampa e dell’opposizione, dato che il presidente della commissione ha la facoltà di secretare i documenti che ritiene più sensibili.
Baffi si è difesa dalle accuse in un’intervista data al Corriere della Sera in cui sostiene che la sua nomina non sia stata decisa da «trucchetti politici»: «Semplicemente la mia persona è stata considerata un elemento di garanzia, una figura moderata che non ha mai utilizzato toni troppi faziosi». Baffi ha raccontato inoltre che Matteo Renzi l’ha chiamata per suggerirle di «pensarci su», se accettare o meno l’incarico. Il presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, è stato più diretto e in un tweet pubblicato ieri ha chiesto pubblicamente a Baffi di dimettersi.
.@PatriziaBaffi sarebbe un’ottima Presidente della Comm Inchiesta sulla sanità lombarda, per competenza e per storia personale. Vergognosa strumentalizzazione da parte del pd che impone scelte nette. Invitiamo Patrizia a dimettersi. A noi le poltrone non servono, lasciamole al Pd
— Ettore Rosato (@Ettore_Rosato) May 26, 2020
Al momento Baffi non ha intenzione di farlo, stando a quanto raccontato al Corriere della Sera. Alla domanda se in futuro dovesse scegliere fra il partito e l’incarico da presidente di commissione, Baffi ha risposto: «Il ruolo istituzionale viene sempre prima. Io non c’entro niente con questo mondo qua. Perché mi dovrei piegare a questi giochetti di palazzo?».