Gli spettacoli di carta di Yocci
L'illustratrice giapponese ha disegnato per Corraini tre "kamishibai": favole che si leggono in un teatrino portatile
La casa editrice Corraini ha pubblicato tre kamishibai disegnati dall’illustratrice giapponese Yocci. I kamishibai sono simili ai teatrini di carta: è una forma di narrazione nata nei templi dei monaci buddisti giapponesi del XII secolo ma si è diffusa, conoscendo un momento d’oro, tra gli anni Venti e Cinquanta del Novecento. In quegli anni i narratori ambulanti giravano di città in città allestendo i loro spettacoli di kamishibai davanti ai bambini, in modo simile a quanto avveniva in Italia con gli spettacoli delle marionette o dei burattini. La differenza è che qui la storia scorre sui fogli di carta infilati in un teatrino di legno o tenuti in mano dal cantastorie, che leggeva il testo sul retro mentre mostrava i disegni al pubblico.
Nei suoi kamishibai, Yocci ha rivisitato tre storie della tradizione giapponese e internazionale. Per esempio la sua Cappuccetto Rosso Archeologico va a trovare il nonno in compagnia di un cagnolino e insieme risolvono un mistero dopo aver trovato un mucchio di fossili.
Momotarò Archeologico riprende un’antica fiaba giapponese, conosciuta anche come Il ragazzo della pesca: racconta di una coppia di anziani senza figli, che trova un bambino dentro una pesca; il bambino racconta di essere stato mandato dagli dei per essere loro figlio. Nella versione originale, una volta cresciuto, Momotarò va a combattere contro gli oni, mostri simili agli orchi, li sconfigge e torna dalla sua famiglia con un ricco bottino; qui invece diventa un archeologo e va a studiare i loro resti.
Tsuru no ongaeshi ornitologico è una reinvenzione della Fiaba della gratitudine della gru. Un uomo salva una gru e, quella stessa notte, si presenta alla sua porta una bellissima ragazza che gli si offre in moglie; l’uomo è troppo povero per mantenere entrambi ma lei ha con sé un sacco di riso che si riempie ogni giorno; dopo sette giorni la donna torna, magra magra, con una magnifica stoffa che l’uomo vende al mercato a caro prezzo. Di notte, l’uomo scopre però che sua moglie è la gru che aveva salvato e che per amor suo si priva delle piume per tesserle; scoperta, la ragazza vola via e non torna mai più. Nella versione di Yocci, la gru è salvata da una coppia di anziani che accolgono la ragazza-gru come figlia.
Yocci è nata a Osaka, in Giappone, nel 1980. Si è laureata in pittura all’Università di Belle Arti di Osaka e poi all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Vive e lavora in Italia, collabora con Internazionale e con Corraini ha pubblicato diversi libri, tra cui il ricettario illustrato Il menu di Yocci, e tovagliette illustrate con ricette gastronomiche italiane e giapponesi.
– Leggi anche: Il menu di Yocci