Boris Johnson sta rischiando, con Cummings
Il primo ministro britannico sta ancora difendendo il suo consigliere accusato di aver violato le regole per il coronavirus, ma è sempre più solo
Anche oggi nel Regno Unito i titoli di prima pagina dei principali giornali e di alcuni tabloid sono occupati dal “caso Cummings”: le accuse al principale consigliere del primo ministro Boris Johnson di aver violato le regole per contenere il coronavirus viaggiando con la sua famiglia attraverso l’Inghilterra per passare la quarantena a casa dei genitori, nonostante sua moglie mostrasse già i sintomi da COVID-19. Il governo sperava di risolvere la questione con la conferenza stampa in cui Dominic Cummings, lunedì, ha spiegato le sue ragioni ribadendo di non aver violato le regole, ma le cose sono peggiorate.
Giornalisti e commentatori hanno trattato con molta severità le accuse a Cummings e l’ostinazione con cui Johnson ha preso le sue difese; i sondaggi mostrano che l’opinione più diffusa nel paese è che Cummings dovrebbe lasciare l’incarico di consigliere del primo ministro e martedì anche moltissimi parlamentari del Partito Conservatore hanno chiesto lo stesso. Un sottosegretario del governo si è dimesso, spiegando di aver ricevuto centinaia di lettere di protesta dai suoi elettori, e sei ministri – dicono i giornali di oggi – hanno chiesto privatamente le dimissioni di Cummings. L’approvazione per Johnson è arrivata negli ultimi giorni ai livelli più bassi di sempre.
Due indagini del Guardian e del Daily Mirror, la settimana scorsa, avevano raccontato che fra il 28 e il 29 marzo, una settimana dopo che il governo aveva imposto restrizioni ai movimenti simili a quelle decise in Italia, Cummings si era spostato con sua moglie e loro figlio di quattro anni da Londra fino a Durham, nel nord dell’Inghilterra, dove vivono i suoi genitori. Il viaggio, di circa 400 chilometri, era stato fatto quando la moglie di Cummings aveva già manifestato i sintomi della COVID-19, la malattia causata dal coronavirus, e pochi giorni prima che lo stesso Cummings si ammalasse.
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Cummings ha giustificato il suo viaggio con la necessità di avere aiuto dai suoi genitori, per prendersi cura del figlio nel caso sia lui che la madre si fossero ammalati. A Durham, ha spiegato, i tre avevano alloggiato in un edificio attiguo ma separato da quello dove vivono i suoi genitori, non mettendo quindi a rischio la salute di nessun altro. Il governo britannico, anche tramite un portavoce di Johnson, ha spiegato che per queste ragioni Cummings non aveva violato le regole sulla quarantena: ma le cose non stanno proprio così. Il governo aveva vietato tutti i viaggi e i ricongiungimenti familiari, e aveva anche indicato che le famiglie che avessero avuto bisogno di aiuto con i figli avrebbero dovuto chiederlo alle autorità locali, evitando di spostarsi.
Dopo giorni di polemiche, a cui Cummings aveva reagito mostrandosi molto seccato, lunedì sera il governo ha organizzato una conferenza stampa a Downing Street, la residenza del primo ministro. Cummings ha letto un lungo resoconto di quello che era successo, ripetendo di non aver violato le regole, e ha risposto a qualche domanda dei giornalisti insistendo sul fatto che il viaggio era stato motivato dalla necessità di prendersi cura del figlio. Poche ore dopo, in un’altra conferenza stampa, Johnson si è rifiutato di parlare della vicenda, spiegando sbrigativamente che era già stato detto tutto da Cummings e ripetendo che non lo avrebbe licenziato.
Con la conferenza stampa di Cummings e l’insistenza sulla necessità di proteggere un bambino di 4 anni, il governo sperava probabilmente di chiudere la questione. Le cose si sono invece ulteriormente complicate.
Il Guardian aveva intanto scoperto che Cummings era probabilmente tornato brevemente a Londra durante il suo periodo di quarantena e che aveva fatto un’altra uscita con sua moglie, visitando una nota località a qualche decina di chilometri da Durham, Barnard Castle. Le risposte di Cummings a queste nuove accuse non sono state particolarmente convincenti: nel caso della visita a Barnard Castle, per esempio, Cummings si è giustificato dicendo che aveva deciso di fare una breve gita in auto con sua moglie per essere sicuro di poter affrontare il più lungo viaggio verso Londra (perché aveva avuto problemi di vista). Secondo un sondaggio realizzato poco dopo la conferenza stampa di lunedì, il 71 per cento dei britannici credeva che Cummings avesse violato le regole, mentre il 59 per cento riteneva che dovesse essere licenziato.
Tra lunedì sera e martedì diversi esponenti del governo hanno ripetuto pubblicamente la loro difesa di Cummings, con qualche inciampo. A Michael Gove, ministro e importante esponente del Partito Conservatore, è stato chiesto durante un’intervista radiofonica se anche lui è solito fare giri in auto per controllare la sua vista invece che vedere un oculista: Gove ha risposto di sì, prima di correggersi e spiegare di non essere la persona più giusta a cui fare quella domanda. In altre interviste, a simili domande, Gove ha risposto sempre con qualche impaccio e con argomentazioni poco logiche: sostenendo insieme che non si debba guidare se non si vede bene e che si possa guidare per accertare di vederci bene.
La reazione del governo alle nuove accuse è sembrata a molti particolarmente cieca di fronte ai problemi che migliaia di famiglie hanno avuto durante le settimane di isolamento, anche quelle che erano in condizioni simili alla famiglia Cummings. Ad altri esponenti del governo è stato chiesto se chi è stato multato per aver viaggiato durante il lockdown ora sarà risarcito; in molti hanno notato come la difesa dei comportamenti di Cummings avesse di fatto indebolito la possibilità di fare rispettare rigorosamente le regole decise dal governo stesso.
Molti parlamentari conservatori hanno detto di aver ricevuto decine di lettere di protesta da parte dei loro elettori e martedì Douglas Ross, un sottosegretario del ministero degli Esteri per la Scozia, ha annunciato le sue dimissioni dal governo. «Non posso spiegare ai miei elettori che una cosa è sbagliata se fatta da loro ed è giusta se fatta da un consigliere del governo», ha detto. Trenta parlamentari conservatori hanno ufficialmente chiesto le dimissioni di Cummings. Il livello di approvazione per Johnson è diminuito di 20 punti in 4 giorni.
Martedì sera Emily Maitlis, la popolare presentatrice del programma di BBC Newsnight, ha aperto la puntata con un lungo e inusuale discorso: «Buonasera, Dominic Cummings ha violato le regole, tutto il paese lo sa ed è sorprendente che il governo lo neghi. Più a lungo i ministri e il primo ministro ci diranno che ha rispettato le regole, peggiore sarà la rabbia per questo scandalo». Un editoriale del Financial Times pubblicato mercoledì sostiene che l’opinione pubblica abbia ragione a essere arrabbiata per i comportamenti di Cummings, e che sia stato poco saggio da parte di Johnson fare finta di niente. Non solo perché per difendere Cummings ha dovuto sprecare molto del suo “capitale politico”, la sua credibilità, ma anche perché ora sarà più difficile fare rispettare le regole contro il coronavirus.
OK, that is an opening… @maitlis tells it how it is. pic.twitter.com/1J3CMWHVpO
— Nearly Legal (@nearlylegal) May 26, 2020
Il capo della polizia della regione di Birmingham, nel nord dell’Inghilterra, ha raccontato lunedì che diversi agenti in servizio si sono sentiti dire cose come «Se lo può fare Cummings lo posso fare anche io», dando sostanza a molte critiche ricevute negli ultimi giorni dal governo. Oggi Johnson incontrerà i rappresentanti del Partito Conservatore, per rispondere alle loro domande su come mai abbia deciso di non licenziare Cummings. Per il momento, non ci sono indicazioni che Johnson abbia cambiato idea.