Le notizie di martedì sul coronavirus in Italia
I casi accertati sono 397 in più di ieri e i morti sono 78. I ricoverati in terapia intensiva scendono a 521
Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati registrati 397 nuovi casi di contagio da coronavirus, secondo i dati diffusi martedì dalla Protezione Civile, e 78 morti. In totale, quindi, il bilancio ufficiale dall’inizio dell’epidemia è di 230.555 casi accertati e 32.955 morti. Le persone attualmente ricoverate in terapia intensiva sono 521, 20 in meno rispetto a ieri. I tamponi totali processati a oggi sono 3.539.927, 57.674 più di ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” sono 2.677, per un totale di 144.658.
In Lombardia sono stati registrati 148 nuovi casi di contagio. Il bilancio lombardo continua a essere di gran lunga il peggiore d’Italia e ammonta complessivamente a 87.417 casi di contagio e 15.896 morti. Nella provincia di Milano i nuovi casi di contagio accertati sono stati 38, di cui 14 a Milano.
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I DATI del #26maggio in #Lombardia
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— Regione Lombardia (@RegLombardia) May 26, 2020
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Leggendo i dati comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, mentre non comprende tutti quelli che sono guariti dopo essere stati malati, ma che non avendo fatto il tampone non sono mai entrati nei numeri ufficiali dei malati.
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Le altre notizie di oggi
Dopo una giornata di polemiche e scontri anche all’interno del governo sul progetto degli “assistenti civici”, il corpo di volontari ipotizzato dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia per svolgere compiti di utilità pubblica e sorveglianza durante la “Fase 2”, ieri sera c’è stata una riunione chiarificatrice tra lo stesso Boccia, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e quella del Lavoro Nunzia Catalfo.
Dopo il vertice, il ruolo dei 60mila “assistenti civici” sembra essere stato circoscritto, escludendo i contestati ruoli di controllo e vigilanza e limitandoli a quelli di “pubblica utilità”. A creare molte polemiche era stata l’ipotesi che agli “assistenti civici” fossero affidati compiti di vigilanza sul rispetto di regole sanitarie e ordinanze: un corpo di volontari con una pettorina con compiti in parte sovrapponibili a quelli delle forze dell’ordine era uno scenario che molti giudicavano preoccupante.
Con una nota alla agenzie di stampa la presidenza del Consiglio ha specificato che gli assistenti civici saranno «soggetti volontari» che «non saranno “incaricati di pubblico servizio” e la loro attività non avrà nulla a che vedere con le attività a cui sono tradizionalmente preposte le forze di polizia».
Intanto in questi ultimi giorni il governo sta valutando le modalità con cui verrà permesso di muoversi fra una regione e l’altra dal 3 giugno. Riveste un ruolo di primo piano anche in questo snodo il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia che ieri aveva confermato che il governo sta valutando la possibilità di una differenziazione delle riaperture a seconda delle condizioni epidemiologiche dei territori. Boccia aveva dichiarato che il governo si prenderà «tutto il tempo che serve» per poterle attivare in totale sicurezza e che sta valutando aperture agli spostamenti a «velocità diverse concordate con i governatori».
Oggi lo stesso Boccia ha incontrato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana per discutere della situazione «della Lombardia e dell’intero paese – ha spiegato lo stesso ministro – e abbiamo condiviso quanto sia importante non abbassare la guardia. Gli sforzi compiuti dai lombardi e dagli italiani sono stati grandi e non possono essere vanificati». A proposito del tema degli spostamenti tra le regioni il ministro e Fontana spiegano che «si è ritenuto opportuno attendere quantomeno il flusso dei dati fino a giovedì per effettuare valutazioni più circostanziate».
A proposito della riapertura delle scuole il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenendo nel pomeriggio di oggi a SkyTg24, ha assicurato che «a settembre senz’altro le scuole riapriranno. Anche io sono padre di due bimbi che vogliono abbracciare i loro compagni e la loro maestra, ma abbiamo dovuto fare delle scelte. Stiamo lavorando in queste ore per una ripartenza in massima sicurezza». Alla domanda sulla possibilità che i licei possano riaprire dopo rispetto alle altre scuole ha confermato che a settembre le scuole «riapriranno per tutti».
Intanto venti bambini dai 3 ai 6 anni questa mattina sono tornati a scuola per lezioni all’aperto negli asili Don Milani e Sant’Antonio di Ivrea. Il progetto, denominato «Outdoor Education», è stato promosso dal comune della città metropolitana di Torino. I bambini sono entrati nelle strutture con accessi scaglionati e sono stati sottoposti al controllo della temperatura.
Il sindaco di Ivrea Stefano Sertoli ha spiegato che il comune ha ricevuto «molte più richieste rispetto ai posti disponibili a conferma della bontà dell’iniziativa che speriamo di prorogare fino al 15 giugno».
La Conferenza delle regioni e delle province autonome ha informato che l’App Immuni verrà sperimentata in tre regioni: Liguria, Abruzzo e Puglia; l’applicazione dovrebbe essere disponibile tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, presentando la sperimentazione ieri a Genova, ha dichiarato che sono state scelte tre regioni rappresentative di Nord, Centro e Sud.
L’app caricherà la zona di provenienza, la provincia e le informazioni epidemiologiche come ad esempio «la durata dell’esposizione ad un utente positivo». L’applicazione assocerà a ogni telefono un codice casuale e anonimo. Se uno dei proprietari dell’app segnala di essere risultato positivo al coronavirus, il sistema consente di avvisare le persone di cui era stato in prossimità nei giorni precedenti, così che queste sappiano di poter essere state contagiate (scegliendo così magari di restare a casa anche se non hanno sintomi, e di consultare il proprio medico).
Il presidente della Liguria Giovanni Toti, ieri a Genova con Sileri, ha chiarito che «ferma restando la possibilità per tutti, compresi gli esponenti politici, di non scaricare l’applicazione, la Regione Liguria è e rimane disponibile ad approfondire tutti i temi di contrasto al covid con il governo». Il suo assessore alla Salute, la leghista Sonia Viale, dà invece un giudizio totalmente negativo sull’app: «I liguri non saranno cavie, per quanto mi riguarda», ha detto, contestando l’accordo sulla sperimentazione di Immuni tra Toti e il governo.
Il ministero dell’Interno ha comunicato che durante i controlli per il contenimento del coronavirus il 25 maggio sono state effettuate 406 sanzioni e ci sono state 14 denunce per falsa attestazione o dichiarazione e 2 per violazione dell’obbligo di allontanamento dall’abitazione per quarantena. Le persone controllate sono state 120.210 e 36.936 le attività commerciali. I titolari di esercizi commerciali sanzionati sono stati in tutto 57, 11 invece le attività chiuse.
#Covid_19 Controllate dalle #forzedipolizia ieri #25maggio 120.210 persone e 36.936 attività.#restiamoadistanza
📌406 persone sanzionate
📌14 denunciate per falsa attestazione
☑️57 imprenditori sanzionati
☑️11 attività chiuse#26maggio➡️https://t.co/BYAdJFVYhz pic.twitter.com/znAbMEDtBx
— Il Viminale (@Viminale) May 26, 2020
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