Come eliminare il coronavirus dalle superfici, secondo il ministero della Salute

Cosa dicono le indicazioni sui vari tipi di superfici e detergenti, soprattutto per negozi e uffici ora riaperti

(Mark Kolbe/Getty Images)
(Mark Kolbe/Getty Images)

Ormai da una settimana in Italia sono riprese le attività commerciali e produttive, rimaste in buona parte sospese per quasi due mesi per ridurre la diffusione dell’epidemia da coronavirus. Le riaperture hanno comportato l’adozione di diverse precauzioni per ridurre i rischi legati al contagio, come l’impiego delle mascherine negli ambienti chiusi, il distanziamento fisico e l’adozione di procedure per disinfettare spesso le superfici e i luoghi di lavoro. Per fare chiarezza su quest’ultimo punto, e offrire qualche indicazione pratica in più, il ministero della Salute ha diffuso una circolare sulle “procedure di sanificazione di strutture non sanitarie e per l’abbigliamento”.

Coronavirus e superfici
Come è stato indicato più volte nel corso della pandemia, il coronavirus (SARS-CoV-2) si diffonde per lo più tramite le piccole gocce di saliva (droplet) che le persone infette emettono tossendo, starnutendo, parlando ad alta voce e talvolta respirando. Queste gocce contenenti milioni di particelle virali tendono a rimanere poco nell’aria e a cadere per gravità sulle superfici: il contagio può quindi avvenire entrando in contatto diretto con i droplet emessi da qualcuno, oppure toccando le superfici sulle quali si sono depositate le gocce. In quest’ultimo caso occorre poi che ci si tocchi la faccia per essere contagiati.

È a causa di queste modalità di trasmissione del coronavirus che viene consigliato di mantenere una distanza di almeno un metro dal prossimo, in modo da ridurre il rischio di entrare in contatto diretto con i droplet, e di lavarsi bene e di frequente le mani, per evitare di infettarsi dopo avere toccato superfici contaminate. Le superfici possono quindi essere un importante mezzo di contagio, anche se a oggi non ci sono ancora elementi chiari a sufficienza per determinare quanto il contatto con maniglie e altri oggetti contaminati faccia aumentare il rischio del contagio.

Diverse ricerche negli ultimi mesi hanno provato a misurare la capacità del coronavirus di rimanere sulle superfici, dopo che si sono depositati i droplet che li contengono. Le stime finora disponibili variano molto e vanno da meno di un’ora a una settimana, a seconda delle superfici e di altre condizioni ambientali. È bene comunque ricordare che la presenza di tracce del coronavirus su una superficie non implica che il virus sia ancora attivo, e quindi in grado di causare un’infezione nel momento in cui venga in contatto con le mucose delle nostre vie respiratorie.

Sulla base delle conoscenze e degli esperimenti svolti finora, si può fare comunque qualche stima sulla permanenza del coronavirus in base alla tipologia di superficie. La tabella qui sotto mostra per quanto tempo è stata rilevata la presenza delle particelle infettanti del coronavirus e dopo quanto tempo non è stato più possibile rilevarle.

Pulizia e sanificazione
La pulizia delle superfici deve essere effettuata di frequente e con particolari accorgimenti soprattutto sui posti di lavoro, prevedendo per esempio una sanificazione alla fine di ogni turno, in modo che i lavoratori che si avvicendano corrano meno rischi di essere contagiati da chi li ha preceduti. Il ministero della Salute ha identificato una sequenza di otto attività da svolgere per sanificare gli ambienti:

1. La normale pulizia ordinaria con acqua e sapone riduce la quantità di virus presente su superfici e oggetti, riducendo il rischio di esposizione.
2. La pulizia di tutte le superfici di mobili e attrezzature da lavoro, macchine, strumenti, ecc., nonché maniglie, cestini, ecc. deve essere fatta almeno dopo ogni turno.
3. Il rischio di esposizione è ridotto ancor più se si effettuano procedure di disinfezione utilizzando prodotti disinfettanti con azione virucida autorizzati (PMC o biocidi). È importante la disinfezione frequente di superfici e oggetti quando toccati da più persone.
4. I disinfettanti uccidono i germi sulle superfici. Effettuando la disinfezione di una superficie dopo la sua pulizia, è possibile ridurre ulteriormente il rischio di diffondere l’infezione. L’uso dei disinfettanti autorizzati rappresenta una parte importante della riduzione del rischio di esposizione a COVID-19.
5. I disinfettanti devono essere utilizzati in modo responsabile e appropriato secondo le informazioni riportate nell’etichetta. Non mescolare insieme candeggina e altri prodotti per la pulizia e la disinfezione: ciò può causare fumi che possono essere molto pericolosi se inalati.
6. Tutti i detersivi e i disinfettanti devono essere tenuti fuori dalla portata dei bambini.
7. L’accaparramento di disinfettanti o altri materiali per la disinfezione può comportare la carenza di prodotti che potrebbero invece essere utilizzati in situazioni particolarmente critiche.
8. Bisogna indossare sempre guanti adeguati per i prodotti chimici utilizzati durante la pulizia e la disinfezione, ma potrebbero essere necessari ulteriori dispositivi di protezione individuale (DPI, specie per i prodotti ad uso professionale) in base al prodotto.

Alle linee guida generali possono comunque essere applicate alcune eccezioni. Se per esempio un negozio, un ufficio o un’azienda sono rimasti completamente chiusi e senza passaggi di persone al loro interno per almeno 7-10 giorni, (salvo indicazioni specifiche) è sufficiente procedere con una pulizia ordinaria perché il coronavirus non resiste fuori da un organismo per più di una settimana, sulla base delle ricerche svolte finora.

Superfici dure, morbide e porose
La circolare consiglia di prestare particolare attenzione per le superfici maggiormente a rischio come: maniglie delle porte, interruttori della luce, telefoni, computer, rubinetti e lavandini e schermi touchscreen. Sono oggetti con cui entrano in contatto molte persone, soprattutto in luoghi come uffici, negozi e aziende, ed è quindi importante che siano disinfettate con maggiore assiduità e accuratezza.

Oltre al lavaggio con acqua e detergenti, anche di tipo disinfettante, può essere utile rimuovere dagli ambienti materiali morbidi e porosi (tappeti, arredi con fodere di stoffa) per rendere più semplice la pulizia. Viene anche consigliato di eliminare gli arredi superflui, in modo da liberare spazi negli ambienti lavorativi e favorire quindi le pratiche del distanziamento fisico, sia tra i lavoratori sia tra i clienti, nel caso degli esercizi commerciali.

Le superfici dure e gli oggetti di vetro, metallo e plastica possono essere puliti tramite un primo lavaggio con acqua e sapone, seguito da disinfettante per rendere inattivi i virus. I materiali morbidi e porosi (moquette, tappeti e sedie) sono più difficili da lavare e disinfettare e potrebbe quindi essere necessario ricoprirli con teli di plastica, lavabili o usa e getta.

Per le superfici esterne si possono applicare in generale meno precauzioni, eseguendo una normale pulizia con acqua e detergenti. Nel caso di bar e ristoranti con spazi all’aperto è invece importante che siano disinfettati tavoli e sedie, e altri eventuali oggetti che possono essere toccati dal personale e dai clienti.

Come aveva già spiegato il ministero della Salute in una circolare precedente, a oggi non ci sono evidenze scientifiche sull’utilità di spruzzare disinfettante sui marciapiedi e per strada per ridurre il rischio di contagio. Mentre i benefici non sono stati dimostrati, si è evidenziata la pericolosità della pratica soprattutto per l’ambiente.

Detergenti e disinfettanti
L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato qualche settimana fa un documento nel quale illustra approfonditamente le varie tipologie di disinfettanti, indicando quelli più adatti non solo per le superfici, ma anche per l’uso personale per igienizzare ad esempio le mani. In linea di massima i singoli possono utilizzare i gel disinfettanti per le mani che si trovano in farmacia, seguendo le indicazioni sulla confezione. Per la sanificazione delle superfici sono indicati prodotti a base di alcol o di sodio ipoclorito (quella che chiamiamo “candeggina”), facendo attenzione che siano utilizzati alla giusta concentrazione: di solito 70 per cento per l’acol etilico e lo 0,1 per cento per il sodio ipoclorito.

Abbigliamento
Da una decina di giorni hanno riaperto anche i negozi per l’abbigliamento, portando a qualche ulteriore dubbio sui rischi e le modalità di disinfezione sia da parte degli esercenti sia di chi frequenta quegli ambienti per fare gli acquisti. I negozi devono essere sottoposti a trattamenti giornalieri per la pulizia (o sanificazione dove richiesto) e con qualche precauzione in più rispetto ad altri luoghi, considerato l’afflusso di persone e il fatto che gli indumenti in vendita vengono toccati e indossati per provarli.

I camerini di prova devono essere sanificati con frequenza, e ai clienti dovrebbero essere forniti prodotti igienizzanti per le mani, guanti e mascherine durante l’ingresso nel negozio. Gli abiti possono essere sanificati utilizzando vapore secco, non potendo procedere con trattamenti più invasivi che potrebbero rovinarli. I negozianti potrebbero inoltre valutare di fare lavare a secco gli abiti non ancora venduti, ma provati più volte.

Distanza e mani pulite
Più in generale, e come fa ormai da diverso tempo, il ministero della Salute consiglia di procedere sempre con molta prudenza e di evitare qualsiasi iniziativa che possa comportare un aumento del rischio di essere contagiati. Il distanziamento fisico resta la principale risorsa, soprattutto se combinato al lavaggio frequente e accurato delle mani.