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  • Venerdì 22 maggio 2020

Il Nepal e l’India stanno litigando per una mappa

Dal trattato del 1816 i due paesi si contendono il confine segnato dal fiume Kali: una nuova mappa pubblicata dal governo del Nepal ha riacceso la disputa

La mappa aggiornata del Nepal con i territori di Limpiyadhura, Lipulekh e Kalapani mostrata dalla ministra nepalese per la gestione del territorio Padma Aryal, il 20 maggio 2020 (Prabin Ranabhat / SOPA Immagini tramite filo ZUMA)
La mappa aggiornata del Nepal con i territori di Limpiyadhura, Lipulekh e Kalapani mostrata dalla ministra nepalese per la gestione del territorio Padma Aryal, il 20 maggio 2020 (Prabin Ranabhat / SOPA Immagini tramite filo ZUMA)

Il governo del Nepal ha pubblicato una nuova mappa del paese in cui rivendica l’area di circa 300 chilometri quadrati dei territori montuosi di Lipulekh, Limpiyadhura e Kalapani sul suo confine nord occidentale con Cina e India. La disputa sui territori, rivendicati anche dall’India, risale al 1816, quando fu firmato il trattato tra la Compagnia delle Indie Orientali e il re del Nepal che stabiliva i confini fa i due paesi e che è stato nei secoli diversamente interpretato.

In base al trattato tutti i territori a est del fiume Kali (conosciuto anche come Sharda) appartengono al Nepal, compreso Lipulekh. La controversia nasce però dal fatto che il fiume Kali è formato dalla confluenza di due corsi d’acqua, il Kalapani (o Lipu Gad), che scende dal confine ovest del passo di Lipulekh, e il Kuthi Yankti, che discende dalla catena montuosa di Limpiyadhura. Quindi, in base al tracciato dei due fiumi, l’India rivendica i territori del Kalapani come parte del distretto di Pithoragar, nell’Uttarakhand, mentre il Nepal come parte del distretto di Dharchula, nel Sudurpashchim.

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Mercoledì scorso, 20 maggio, la ministra nepalese della gestione del territorio Padma Aryal ha mostrato alla stampa la mappa che includeva l’area contesa, esultando per il momento «storico». La disputa sui territori era tornata motivo di scontro fra Nepal e India l’8 maggio quando il ministro della Difesa indiano Rajnath Singh aveva inaugurato una nuova strada di 80 chilometri tra Dharchula, in India, e il Tibet, attraverso il passo Lipulekh, che fa parte dell’area contesa.

L’iniziativa indiana, intrapresa per favorire il commercio fra le aree e gli spostamenti dei pellegrini verso il lago Mansoravar, che è un luogo di culto indù, è stata però duramente contestata in Nepal dove centinaia di manifestanti sono scesi in piazza per protestare, bruciando immagini del primo ministro indiano Narendra Modi e accusando l’India di aver violato la sovranità territoriale del Nepal.

Ora l’India, dopo la pubblicazione della nuova mappa del Nepal torna, a rivendicare i territori e parla di «atto unilaterale» da parte del paese confinante. Per il portavoce del ministero degli Affari esteri indiano Anurag Srivastava l‘appropriazione dell’area da parte del Nepal è «contraria all’intesa bilaterale fra i due paesi ed è necessario risolvere le questioni di confine in sospeso attraverso il dialogo diplomatico». Ha inoltre chiarito che l’India non accetterà «artificiose espansioni territoriali» da parte del Nepal.

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Il Nepal ha però fatto sapere che la nuova mappa verrà inserita nei libri di testo scolastici e nei documenti ufficiali. Nonostante l’India sostenga che il tratto di strada inaugurato l’8 maggio si trovi «completamente» sul suo territorio, il primo ministro nepalese Sharma Oli ha chiarito che il suo paese non tornerà indietro. «Non si tratta di una terra contesa – ha detto Oli in parlamento – È la nostra terra. L’India ha creato inutili polemiche rivendicandola come propria. Questo governo farà sforzi concreti per recuperare i territori».

Intanto la Cina si è offerta come arbitro della disputa. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian infatti ha dichiarato: «Speriamo che i due paesi risolvano la loro controversia in modo adeguato, attraverso consultazioni amichevoli. Auspichiamo che i due paesi si astengano dal prendere qualsiasi azione unilaterale che possa complicare la situazione».

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