Ora la Svezia ha il tasso di mortalità più alto in Europa per il coronavirus
Nel paese che sta seguendo un approccio diverso dagli altri, nell'ultima settimana sono morte ogni giorno più di 6 persone ogni milione di abitanti
Nell’ultima settimana la Svezia è diventata il paese europeo col più alto tasso di mortalità, cioè il numero dei morti in rapporto alla popolazione, a causa della pandemia da coronavirus. La stima è stata diffusa da due fonti indipendenti: il Financial Times, che da diverse settimane aggiorna calcoli e stime sul contagio nei principali paesi del mondo, e il blog di statistica Our World In Data. Entrambi hanno calcolato che nell’ultima settimana in Svezia sono morte ogni giorno in media più di 6 persone su un milione (6,4 secondo il Financial Times, 6,25 per Our World in Data).
La stima è stata ripresa da diversi giornali in tutto il mondo perché sin dall’inizio della pandemia la Svezia ha adottato un approccio molto diverso rispetto agli altri paesi: non ha mai imposto restrizioni particolari agli spostamenti dei cittadini e ha tenuto aperte certe scuole, ristoranti e negozi affidandosi soprattutto alla responsabilità individuale delle persone. Il modello svedese ha attirato diverse critiche e qualche elogio, e i suoi promotori sostengono che i benefici si vedranno soprattutto nel lungo termine.
Eppure, già alla fine di aprile i dati sui morti attribuiti al coronavirus in Svezia erano molto più alti rispetto agli altri paesi nordici, simili per demografia e abitudini sociali, che invece hanno applicato molte più restrizioni. Di recente sono diventati i peggiori dell’intero continente, e anche il paese europeo col peggior dato arrivato a questo punto dell’epidemia. Secondo il Financial Times nel momento dell’epidemia in cui la Svezia si trova oggi, nel Regno Unito – il paese che prima della Svezia aveva la mortalità più alta – in media erano morte 6,2 persone ogni milione di abitanti. In Italia la stima è stata di 5,5 persone (negli ultimi sette giorni è stato intorno a 2,9).
La tesi di politici ed esperti svedesi è che i lockdown imposti nel resto del mondo causeranno ingenti danni al sistema economico nel lungo termine, e che la società occidentale non può reggere interruzioni così prolungate, per come è stata costruita. Qualche tempo fa la ministra delle Finanze svedese, Magdalena Andersson, aveva fatto notare al New York Times che «parrucchieri, hotel e ristoranti sono stati meno colpiti rispetto ad altri paesi».
Secondo i dati della Commissione Europea, nel 2020 il PIL svedese si contrarrà del 6,1 per cento: una stima inferiore alla media europea, che prevede una contrazione del 7,4 per cento, ma paragonabile a quella degli altri paesi nordici che hanno imposto restrizioni più severe come Danimarca e Finlandia.
Nel breve termine il tasso di mortalità ancora molto alto causerà problemi soprattutto agli spostamenti al di fuori del territorio svedese. Nei paesi nordici si sta pensando di consentire la libertà di circolazione nei propri territori, come già succede da qualche giorno ai paesi delle repubbliche baltiche, ma non tutti sono convinti che la Svezia possa aderire a un’iniziativa del genere.
La ministra dell’Interno finlandese Maria Ohisalo ha detto che «i governi di Norvegia, Danimarca e Islanda sono riusciti a gestire la crisi, mentre in Svezia la situazione rimane preoccupante». Fonti del Financial Times hanno spiegato che il governo danese sta valutando se riaprire i propri confini con la Germania e con la Norvegia – che non fa parte dell’Unione Europea – ma non con la Svezia.
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