Il nuovo salvataggio di Alitalia

È stato confermato dal "decreto rilancio": il governo spenderà fino a 3 miliardi di euro per nazionalizzare la compagnia aerea in crisi da trent'anni

(ANSA / TELENEWS)
(ANSA / TELENEWS)

Nell’articolo 205 della bozza del “decreto rilancio” che circola tra gli addetti ai lavori – il testo definitivo non è ancora stato pubblicato – il nome “Alitalia” non compare mai. Ma nessuno ha dubbi su cosa il governo intenda quando parla di stanziare circa 3 miliardi di euro per la «costituzione di una compagnia aerea» che sia «interamente controllata dal ministero dell’Economia».

In altre parole, il “decreto rilancio” stabilisce la definitiva nazionalizzazione di Alitalia, la compagnia aerea in crisi da quasi trent’anni e in amministrazione commissariale da quasi tre anni, che è sopravvissuta da allora soltanto grazie ai continui prestiti erogati dai tre governi che si sono succeduti.

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Il salvataggio di Alitalia e la sua nazionalizzazione non sono una sorpresa, anche se non hanno mancato di suscitare le consuete polemiche da parte di chi accusa il governo di continuare a spendere soldi per tenere in piedi un’azienda destinata al fallimento, specialmente in un momento di grande crisi economica ed emergenza sanitaria.

L’intenzione di procedere alla nazionalizzazione della compagnia era stata presa già lo scorso marzo, quando il decreto “cura Italia” aveva previsto «la costituzione di una nuova società» nel trasporto aereo «interamente controllata dal ministero dell’Economia». All’epoca il Sole 24 Ore aveva ipotizzato che i 500 milioni di euro stanziati dal “cura Italia” per compensare le compagnie aeree per i danni subiti dal settore potessero essere usati come parte del piano di nazionalizzazione. Il “decreto rilancio” ha invece chiarito che il governo ha in mente uno stanziamento molto più significativo: circa 3 miliardi di euro. Il fondo di aiuti al settore è stato invece ridotto a 350 milioni di euro.

La nazionalizzazione avverrà con la creazione di una nuova compagnia (che in gergo viene spesso chiamata con l’abbreviazione inglese “newco”) che avrà un capitale detenuto al 100 per cento dal ministero dell’Economia. Questa nuova società procederà a prendere in affitto i vari rami di azienda dalla vecchia Alitalia per poi, con ogni probabilità, acquistarli. Con il denaro ottenuto, la vecchia società si occuperà di ripianare i debiti rimasti.

I dettagli della nazionalizzazione rimangono comunque ancora poco chiari: il decreto si limita a fornire indicazioni sommarie e prevedere una possibile spesa massima per l’operazione. È possibile che passeranno settimane e forse mesi prima della creazione della nuova società e della pubblicazione dei particolari su come il governo intenda procedere.

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In queste settimane quasi tutti i governi europei hanno stanziato ingenti risorse per salvare le principali compagnie aeree, duramente colpite dalla crisi causata dalla COVID-19 che ha portato a un blocco quasi totale nel numero di voli aerei. Anche Alitalia ha risentito duramente della crisi e ha chiesto la cassa integrazione per quasi settemila dei suoi 11.600 dipendenti (che ora hanno una parte del loro stipendio assicurata almeno fino a ottobre).

Ma la crisi di Alitalia, in realtà, dura con fasi alterne da quasi trent’anni. L’ultima convulsione nella travagliata storia di Alitalia era iniziata già a novembre dell’anno scorso, ben prima della pandemia, quando le ultime offerte di acquisto per la compagnia vennero ritirate e il governo si trovò di fronte alla difficile scelta di far fallire la società o mettere in atto un nuovo intervento pubblico, il terzo in poco più di dieci anni.

Alitalia è in vendita da circa tre anni, da quando cioè, all’inizio del 2017, è stata posta sotto la gestione di alcuni commissari nominati dal governo in seguito al fallimento del piano industriale dei privati che l’avevano gestita fino a quel momento, i manager di Etihad, la compagnia aerea degli Emirati Arabi Uniti, che nel 2014 avevano acquistato poco meno di metà delle azioni di Alitalia e ne avevano promesso il rilancio.

Dalla primavera del 2017 a oggi, sotto la gestione di numerosi commissari, Alitalia ha continuato a perdere soldi, circa un milione di euro al giorno, ed è sopravvissuta soltanto grazie a una serie di “prestiti ponte” forniti dal governo e le cui scadenze sono state via via allungate. In questo periodo, il governo ha esaminato decine di differenti offerte di acquisto (compresa una dell’imprenditore e presidente della squadra di calcio della Lazio, Claudio Lotito). In diverse occasioni si è arrivati vicini alla cessione della compagnia aerea, ma alla fine per una ragione o per l’altra le trattative si sono sempre concluse senza un accordo.