La crisi del partito di estrema destra tedesco AfD
C'entrano una lotta interna per la leadership e il calo di consensi dovuto alla posizione poco chiara avuta durante l'emergenza coronavirus
Il partito di estrema destra tedesco AfD (Alternative für Deutschland), principale forza di opposizione del Bundestag, il parlamento federale tedesco, sta affrontando una duplice crisi dovuta sia alle lotte interne per la leadership che al calo dei consensi attribuito dagli analisti alla posizione non chiara avuta durante l’emergenza coronavirus.
Lo scorso 15 maggio il comitato esecutivo del partito ha deciso l’espulsione «con effetto immediato» del leader dell’AfD nel Brandeburgo, ed esponente dell’ala più estremista del partito, Andreas Kalbitz, con la motivazione che il politico, nel 2013, quando si iscrisse a AfD, non aveva informato della sua precedente appartenenza a un movimento neonazista giovanile, l’HDJ, dichiarato fuorilegge nel marzo del 2019. L’espulsione di Kalbitz, che ha 47 anni ed è un ex soldato professionista, rischia però di creare una frattura all’interno del partito.
Lo scontro non è soltanto fra l’ala più a destra del partito, di cui Kalbitz è una delle figure più influenti, e quella più moderata, ma anche fra i rappresentanti del partito delle regioni occidentali e quelli di quelle orientali del paese, dove l’AfD è storicamente più forte e dove ha ottenuto i risultati elettorali migliori negli ultimi anni. In Turingia, Sassonia e Sassonia-Anhalt, tre dei Länder orientali, alle ultime elezioni europee del 2019 l’AfD ha infatti ottenuto circa il 25%.
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Kalbitz è stato espulso con un voto a maggioranza con 7 favorevoli, 5 contrari e un astenuto. Il risultato della votazione descrive la frattura che si è aperta all’interno del partito e la divisione sulla decisione. Se il capogruppo dell’AfD alla Camera dei rappresentanti di Berlino, Georg Pazderski, ha definito l’esclusione di Kalbitz dal partito «un chiaro segnale del fatto che il partito prende molto sul serio la lotta contro le idee estremiste di destra», il vicepresidente Stephan Brandner con un tweet ha chiesto che sia convocata a breve una riunione del partito federale, in cui tutti i membri del consiglio dovranno spiegare i motivi dell’espulsione di Kalbitz.
7:5:1… ich meine, wir brauchen nun dringend und kurzfristig einen Bundesparteitag in denen jedes BuVo-Mitglied seine Gründe für seine Entscheidung darlegen kann. Ich war übrigens bei den Fünfen. https://t.co/gz7PQ9RkWP
— 🇩🇪 Stephan Brandner 🇩🇪 (@StBrandner) May 15, 2020
Sabato 16 maggio, il leader del partito della Turingia, Björn Höcke, ha pubblicato un video su Facebook in cui descriveva la decisione di espellere Kalbitz un «atto politico» e un «tradimento» del cofondatore del partito e segretario Jörg Meuthen. Höcke e Kalbitz fanno parte del movimento interno all’AfD conosciuto come “Der Flügel” (“L’ala”) che lo scorso marzo è stato classificato dall’Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione (BfV) come «estremista di destra contro il libero ordine democratico» e incompatibile con le leggi tedesche, e lo ha quindi posto sotto la sorveglianza dell’intelligence.
Kalbitz ha comunque annunciato di voler intraprendere un’azione legale contro la sua espulsione e lunedì scorso ha confermato che avrebbe continuato a far parte della delegazione dell’AfD nel parlamento dello stato del Brandeburgo. Kalbitz potrebbe vincere la sua battaglia legale per la riammissione nel partito visto che, secondo Die Welt, il documento originale con la domanda di adesione all’AfD del 2013, in cui Kalbitz avrebbe omesso di riconoscere il suo passato neonazista, sarebbe scomparso.
L’AfD non deve però affrontare in questa fase soltanto una lotta di potere per la leadership, ma anche una crisi nei consensi dovuta all’epidemia da coronavirus. Secondo diverse rilevazioni l’AfD oggi avrebbe il 10% circa dei consensi dei tedeschi, un grosso calo in poche settimane (erano intorno al 14% prima della pandemia). Parallelamente il partito di Angela Merkel, la CDU-CSU, proprio per la gestione dell’emergenza, giudicata positivamente dai tedeschi, è risalito fino al 38% (le rilevazioni pre-crisi la vedevano stabile sotto al 30%).
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Durante la fase più complicata della gestione dell’epidemia, quella delle chiusure più rigide, la posizione dell’AfD non è stata chiara. I diversi esponenti del partito hanno oscillato fra posizioni diverse, prima accusando Merkel di aver chiuso le frontiere troppo tardi, poi di non aver esitato ad avviare le riaperture, poi ancora, come ha fatto su Facebook uno dei due segretari del partito Tino Chrupalla, contestando le misure di prevenzione (app di tracciamento dei contatti, passaporti di immunità e vaccinazioni obbligatorie) proposte dal governo. Tutto questo però appoggiando contemporaneamente in parlamento le iniziative della Cancelliera per contrastare la diffusione del contagio.
La base dell’AfD è stata però molto attiva nel movimento “anti-blocchi” che in Germania ha riunito sostenitori dall’estrema destra e dall’estrema sinistra. L’altro segretario del partito Jörg Meuthen ha condannato l’atteggiamento di chi liquida i contestatori del lockdown come «negazionisti del coronavirus». Ma l’AfD non sembra essere riuscito ad attirare consenso a sé da questo movimento di protesta, i cui organizzatori hanno registrato un proprio partito, Widerstand2020 (Resistenza2020), con cui cercheranno di entrare nel Bundestag alle elezioni del 2021.
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