Il gigantesco test di Wuhan per il coronavirus
Come la città cinese dove è iniziata la pandemia proverà a testare tutti i suoi 11 milioni di abitanti in meno di due settimane, per evitare nuovi contagi
Negli ultimi giorni a Wuhan, la città della Cina dove è iniziata la pandemia da coronavirus, decine di migliaia di persone si sono messe in fila per sottoporsi al prelievo di un campione di saliva e muco (tramite tampone) per verificare se siano o meno positive al virus. Sono i primi partecipanti di una gigantesca iniziativa organizzata dall’amministrazione cittadina per testare buona parte degli 11 milioni di abitanti della città, allo scopo di evitare una nuova serie di contagi. Il progetto ha suscitato grande interesse per le sue dimensioni e per la sfida logistica che comporterà nei prossimi giorni, anche se diversi osservatori sono scettici sulla sua effettiva utilità.
La decisione dei test su larga scala è stata assunta dopo che a Wuhan questa settimana erano stati registrati sei nuovi casi positivi al coronavirus, dopo più di un mese in cui non erano stati rilevati nuovi infetti. Un numero piuttosto contenuto, se si considera che la città ha registrato 50mila casi positivi dall’inizio dell’epidemia negli ultimi giorni del 2019 e circa 3.800 morti. L’amministrazione ritiene però che i test a tappeto possano essere utili per identificare il maggior numero possibile di persone con sintomi assenti o molto lievi, ma che potrebbero essere ugualmente contagiose e quindi causare di una nuova diffusione del contagio.
I media cinesi, che subiscono uno stretto controllo da parte della censura governativa, avevano inizialmente annunciato che a Wuhan i milioni di test necessari sarebbero stati eseguiti in una decina di giorni. Escludendo le persone già sottoposte al tampone di recente, resterebbero quindi circa 730mila individui da sottoporre al test ogni giorno, per riuscire a mantenere l’obiettivo dei dieci giorni. Nella fase di massima emergenza, nei primi mesi dell’anno, i laboratori nella zona di Wuhan erano arrivati ad analizzare circa 100mila tamponi al giorno, sette volte meno rispetto alla capacità ora richiesta per i test su tutta la popolazione. Non è quindi chiaro se il limite temporale annunciato dall’amministrazione sarà davvero mantenuto.
Il piano ha portato in questi giorni all’apertura di centri temporanei per effettuare i tamponi, iniziando dai quartieri ritenuti più a rischio o meglio organizzati per avviare da subito i test sui loro abitanti. A ogni quartiere è stato dato lo stesso obiettivo dei dieci giorni, ma – a quanto sembra – dal momento in cui inizierà a condurre i prelievi: ci potrebbero quindi essere discrepanze tra varie zone della città.
Ogni quartiere dovrà dare la precedenza alle aree residenziali in cui c’è una maggiore concentrazione di persone anziane, quindi più a rischio nel caso in cui contraggano il coronavirus. Potranno essere inoltre escluse le persone che nell’ultima settimana erano già state sottoposte a un tampone, così come non dovranno sottoporsi ai prelievi i bambini con età inferiore a sei anni.
Il rapido avvio del progetto ha colto di sorpresa le amministrazioni di alcuni quartieri, in una città del resto molto grande e con 11 milioni di abitanti. Alcuni hanno spiegato di essere in attesa di istruzioni più chiare, soprattutto sulle modalità consigliate per condurre i prelievi: se nella comunità con operatori sanitari in giro tra la popolazione, o direttamente negli ospedali
L’amministrazione cittadina ha intanto iniziato a diffondere volantini e affissioni per spiegare l’iniziativa, invitando la popolazione a partecipare, e ricordando che i test consentiranno di tutelare la salute di se stessi, dei propri familiari e della comunità. I volantini e i messaggi sui social network comprendono inoltre indicazioni sulle misure da adottare per rimanere in fila in sicurezza, utilizzando mascherine e mantenendo la giusta distanza dalle altre persone in coda.
Oltre alle difficoltà organizzative per condurre i test ci sono quelle sulla produzione e distribuzione dei tamponi, e dei reagenti che sono necessari ai laboratori per analizzare i campioni raccolti. Il mese scorso il governo della Cina aveva spiegato che la capacità di produzione del materiale per i test fosse arrivata a circa cinque milioni di kit al giorno, ma qualcosa non sta ancora funzionando alla perfezione, considerato che a Wuhan faticano a ottenere tutto il materiale di cui avrebbero bisogno per la loro iniziativa.
I test saranno gratuiti per tutti gli abitanti di Wuhan. La città finanzierà interamente l’iniziativa con i propri fondi, si stima con una spesa complessiva intorno al miliardo di yuan, circa 130 milioni di euro.
In condizioni normali, quindi prima del progetto di testare tutti gli abitanti, a Wuhan in media si elaboravano circa 46mila tamponi al giorno. Ogni persona sottoposta al test riceveva poi informazioni sull’esito dell’esame in massimo due giorni, rendendo possibili politiche di isolamento piuttosto precoci per limitare la diffusione del contagio. Un aumento così significativo dei test potrebbe portare a rallentamenti e mettere sotto forte pressione le strutture disponibili per le analisi, già potenziate negli ultimi mesi per affrontare l’emergenza sanitaria.
In Cina i test tramite i tamponi sono diventati ampiamente disponibili e sono impiegati non solo dalle amministrazioni regionali e cittadine, ma anche dalle aziende per ridurre il rischio di contagi tra il loro personale. Ci sono centinaia di centri medici e ospedali che effettuano i prelievi, con la possibilità di ottenere i risultati in meno di due giorni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e diversi esperti consigliano da tempo di eseguire quanti più test possibile, in modo da identificare velocemente le persone positive e isolarle, evitando che contagino gli altri. Consigliano inoltre di effettuare il tracciamento dei contatti, in modo da trovare le persone entrate in contatto con gli infetti e verificare se siano state contagiate. Queste attività possono essere condotte in maniera relativamente mirata, senza eseguire test su tutta la popolazione, e anche per questo motivo alcuni osservatori non sono convinti che la scelta di Wuhan possa rivelarsi così utile.
Sei nuovi casi rilevati dopo un mese senza nuovi positivi è un dato da non sottovalutare, ma non è comunque ritenuto tale da rendere necessaria un’operazione come quella decisa a Wuhan. I test tramite il tampone forniscono inoltre informazioni sull’eventuale presenza del coronavirus in un individuo in un dato momento, ma non possono fornire altri dettagli circa la possibilità di successive infezioni. Il test su larga scala potrebbe comunque fornire dati importanti per le indagini epidemiologiche, offrendo nuovi spunti ai ricercatori che da mesi studiano le caratteristiche del coronavirus e della COVID-19.