Secondo la procura militare di Roma Emanuele Scieri, morto nel 1999 nella caserma Gamerra di Pisa, fu ucciso da tre caporali

 Il funerale di Emanuele Scieri a Siracusa il 27 agosto 1999 (RAGONESE/ANSA)
Il funerale di Emanuele Scieri a Siracusa il 27 agosto 1999 (RAGONESE/ANSA)

Secondo la procura militare di Roma Emanuele Scieri, allievo paracadutista morto ventiseienne il 13 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa, fu ucciso da tre caporali che lo costrinsero a salire su una torre d’addestramento da cui lo fecero cadere. Per la procura, i militari avevano voluto punire Scieri perché stava facendo una telefonata con il suo cellulare durante il servizio.

I magistrati militari hanno emesso un avviso di conclusione delle indagini per il reato di Violenza ad inferiore mediante omicidio pluriaggravato, in concorso. I tre uomini, Andrea Antico, Alessandro Panella e Luigi Zabara avrebbero costretto l’allievo «ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della torre di prosciugamento dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia». Mentre Scieri stava salendo, «veniva seguito dal Caporale Panella che, appena raggiunto, per fargli perdere la presa, lo percuoteva dall’interno della scala e, mentre il commilitone cercava di poggiare il piede su uno degli anelli di salita, gli sferrava violentemente un colpo al dorso del piede sinistro; così facendo, a causa dell’insostenibile stress emotivo e fisico subìto, provocato dai tre superiori, Scieri perdeva la presa e precipitava al suolo da un’altezza non inferiore a 5 metri, in tal modo riportando lesioni gravissime».

Inoltre Panella, Antico e Zabara nonostante avessero constatato che Scieri, malgrado fosse gravemente ferito, era ancora vivo, «lo abbandonavano sul posto agonizzante» e, così «ne determinavano la morte». Secondo la procura militare, «il tempestivo intervento del personale di Sanità militare, da loro precluso» avrebbe invece potuto evitare la morte di Scieri.