La medicina tradizionale cinese e il coronavirus
In Cina viene addirittura promossa dai funzionari del governo, ma non ci sono prove scientifiche sulla sua utilità contro la COVID-19 né sulla sua sicurezza
Diversi membri del governo cinese stanno promuovendo il ricorso alla medicina tradizionale cinese come una delle soluzioni contro la COVID-19, la malattia causata dal coronavirus (SARS-CoV-2). Il sito di Nature ha raccolto diverse informazioni sul tema, segnalando la pericolosità di trattamenti sanitari non ufficiali e basati su pratiche senza fondamento scientifico circa la loro efficacia. La promozione di queste soluzioni alternative da parte della Cina avviene anche verso l’estero: questo potrebbe comportare ulteriori rischi, soprattutto nei paesi dove sono in corso emergenze sanitarie legate alla pandemia.
La medicina tradizionale cinese (MTC) viene descritta dai suoi sostenitori come basata su oltre tre millenni di pratiche mediche sviluppate in Cina, e che prevedono per lo più l’impiego di preparati a base di erbe e di parti di animali, l’agopuntura, alcune tipologie di massaggi e il costante consumo di particolari alimenti. Tra i vari principi della MTC c’è quello dell’”energia vitale” (“qi”), che circolerebbe nel nostro organismo attraverso canali chiamati meridiani che mettono in collegamento buona parte degli organi, stimolandone le funzioni.
La teoria dell’energia vitale e le pratiche previste dalla MTC sono considerate pseudoscienza e non sono basate sui più elementari principi medici. Questo spiega perché non esistano cure davvero efficaci basate sulla MTC, soprattutto per le malattie contagiose più pericolose e per i tumori.
In Cina la MTC è consentita e in un certo senso tutelata dal governo, attraverso l’Agenzia Nazionale della Medicina Tradizionale Cinese. I medici che vogliono praticarla devono superare un esame dimostrando di avere le giuste conoscenze, avvalorate dalla raccomandazione di almeno due colleghi già abilitati. L’Agenzia ha inoltre il compito di verificare e approvare gli annunci promozionali sui trattamenti, che generano ogni anno un mercato quantificabile in diversi miliardi di euro.
Negli ultimi mesi, diversi funzionari governativi e i mezzi di comunicazione controllati dal governo cinese hanno promosso trattamenti basati sulla MTC, sostenendo che possano essere impiegati per ridurre i sintomi e il rischio di morte legati alla COVID-19. Queste affermazioni, ampiamente diffuse e riprese, non sono sostenute da chiare evidenze scientifiche. I trattamenti sono definiti comunque sicuri, perché impiegati da millenni secondo chi li promuove, ma non sono stati sottoposti a studi e ricerche per valutarne l’effettiva sicurezza e soprattutto l’efficacia.
Il ministero della Salute cinese ha promosso l’impiego di almeno una dozzina di trattamenti basati su pillole, polveri e preparati da iniettare nei pazienti. Ha inoltre sostenuto l’utilità di consumare particolari decotti, preparati con erbe di vario tipo che tipicamente sono impiegate nella MTC per trattare altri malanni.
L’Agenzia nazionale per la MTC ha sostenuto che tre “medicinali” e tre preparati tradizionali si siano mostrati efficaci contro la COVID-19. Uno di questi prevede l’impiego di granuli a base di erbe (Jinhua Qinggan) che erano stati sviluppati per la cosiddetta “influenza suina” (H1N1) che si era diffusa in diversi paesi a partire dal 2009. Secondo il giornale China Daily, controllato dal governo cinese, i pazienti trattati con i granuli sarebbero guariti prima degli altri e diventati più velocemente negativi al coronavirus. Il giornale non ha però fornito altre informazioni né dettagli per poter verificare l’affermazione.
Sempre il China Daily ha diffuso la notizia di un decotto basato su cinque erbe che aiuterebbe a “disintossicare” l’organismo, e che tra i malati più gravi di COVID-19 avrebbe consentito di ridurre il tasso di letalità dell’8,8 per cento, assunto insieme ad altri farmaci convenzionali. Anche in questo caso il giornale non ha fornito altre informazioni, né indicato chiaramente ricerche scientifiche affidabili circa i presunti benefici offerti dal decotto.
Nature segnala che su uno dei siti Internet che in Cina raccolgono le esperienze sui test clinici sono indicati tre trattamenti di MTC: uno per attenuare i sintomi della COVID-19, un altro per evitare che i casi lievi diventino gravi e un terzo per ridurre il tempo in cui un paziente diventa negativo ai test, perché libero dall’infezione. Tutti e tre i test clinici sono ancora in corso e non è chiaro quando e dove saranno pubblicati gli esiti delle sperimentazioni.
Da una prima analisi, i tre test clinici mostrano comunque diverse criticità anche per il modo in cui sono stati progettati. Prevedono l’impiego di gruppi di controllo, che quindi non assumeranno i preparati per avere un metro di paragone, ma non è previsto che siano all’oscuro del trattamento ricevuto (quindi se siano sotto preparato o placebo, cioè una sostanza innocua) e non è nemmeno previsto che lo siano i medici che conducono i test.
Tra i presunti rimedi promossi da alcuni funzionari del ministero della Salute cinese c’è un decotto a base di efedra, una pianta che contiene la pseudoefedrina, un composto stupefacente che fino a qualche anno fa veniva spesso impiegato in integratori dietetici anche in Occidente. La sostanza è stata messa al bando verso la fine degli anni Novanta negli Stati Uniti e in diversi paesi europei quando fu legata a diversi decessi per cause cardiache e nervose.
In Occidente molti medici e ricercatori hanno segnalato quanto sia pericolosa la promozione di trattamenti privi di riscontri scientifici e che, oltre a essere inutili, potrebbero causare gravi effetti collaterali o ritardare l’adozione di trattamenti più indicati contro la COVID-19.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva indicato sul proprio sito di non assumere preparati alternativi perché “Non sono efficaci contro la COVID-19 e possono rivelarsi dannosi”. In seguito l’OMS ha rimosso l’indicazione ritenendo che fosse troppo vaga e che non tenesse in considerazione l’utilità di alcuni preparati per alleviare i sintomi, nei casi più lievi (lo scorso anno l’OMS ha incluso, tra molte polemiche, alcuni metodi diagnostici derivati dalla MTC). Le linee guida indicano comunque che non ci sono a oggi farmaci – convenzionali o “tradizionali” – che siano efficaci contro la COVID-19.
A oggi solo un farmaco, il remdesivir, ha mostrato di portare benefici in alcuni pazienti, accorciando i tempi della malattia. La ricerca che lo ha dimostrato è stata basata su standard severi, ai quali non viene sottoposta la MTC, ma i ricercatori consigliano comunque di mantenere qualche cautela sull’effettiva utilità del medicinale, in attesa di ulteriori approfondimenti. Il remdesivir agisce riducendo la replicazione del coronavirus nell’organismo, offrendo al sistema immunitario più tempo per imparare a riconoscere il virus e a sbarazzarsene, riducendo il rischio di sviluppare sintomi gravi.