Le notizie di venerdì sul coronavirus in Italia
Sono stati superati i 30mila morti: in tutto i casi di contagio rilevati sono 1.327 in più di ieri
I contagi da coronavirus totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia in Italia, secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, sono 217.185. Ci sono 1.327 casi registrati in più di ieri. I morti sono 30.201, un incremento di 243 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” sono 2.747, per un totale di 99.023. Le persone attualmente ricoverate in terapia intensiva sono 1.168, 143 in meno di ieri. Si registrano 1.663 attualmente positivi in meno, per un totale di 87.961.
In Lombardia, la regione più colpita, i casi positivi totali sono oggi 80.723 (634 in più rispetto a ieri) e i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 94. Le persone al momento in terapia intensiva sono 400, 80 in meno rispetto a ieri. I “guariti o dimessi” sono 33.901, 572 in più di ieri. Nella provincia di Milano i casi totali sono 21.094, 201 in più rispetto a ieri.
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Leggendo i dati comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, mentre non comprende tutti quelli che sono guariti dopo essere stati malati, ma che non avendo fatto il tampone non sono mai entrati nei numeri ufficiali dei malati.
Le altre notizie di oggi
Da alcuni giorni in tutta Italia è entrato in vigore il prezzo calmierato delle mascherine chirurgiche, stabilito in 50 centesimi più IVA (61 centesimi in totale) dal commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri. La decisione, che doveva servire a ridurre le speculazioni economiche sulle mascherine chirurgiche usa e getta (il cui prezzo è aumentato fino a 15 volte rispetto a prima della crisi), sembra però aver avuto anche un altro effetto: molti farmacisti e altri distributori sostengono che da questa settimana la scarsità di mascherine, che dura da mesi, si sia persino aggravata.
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Dopo le immagini diffuse da diversi quotidiani, e molto commentate sui social network, degli assembramenti lungo le strade che costeggiano il Naviglio Grande di Milano, in alcuni casi senza mascherina, oggi venerdì 8 maggio il sindaco Giuseppe Sala attraverso un video ha commentato duramente l’atteggiamento dei suoi cittadini dando quello che ha definito «un ultimatum»: «O le cose cambiano oggi, o io domani come al solito sarò qui a Palazzo Marino e prenderò provvedimenti, chiudo i Navigli e chiudo l’asporto».
Le foto e i video che sono circolate per tutta la giornata sono però state contestate da molti che credono che le immagini realizzate con teleobiettivi facciano sembrare la folla più ampia di quanto fosse in realtà.
Intanto il consiglio provinciale di Bolzano ha approvato una legge che autorizza da domani 9 maggio l’apertura dei negozi e da lunedì 11 quella di parrucchieri, bar, ristoranti e musei. Dal 25 maggio potranno invece riaprire le strutture ricettive e gli impianti a fune. Ai sindaci è lasciata però la facoltà di introdurre regole più restrittive.
Le scuole e le università resteranno invece ancora chiuse, così come continua il fermo delle attività sportive. Per quanto riguarda queste attività, e spostamenti verso il resto del paese, restano in vigore le norme nazionali: le riaperture riguardano solo gli ambiti in cui la provincia di Bolzano ritiene di avere la competenza in virtù dello Statuto di autonomia. In Lombardia invece da oggi al 17 maggio potranno riaprire tutte «le attività sportive individuali all’aria aperta» in impianti e centri sportivi.
Per quanto riguarda l’iniziativa autonoma della provincia di Bolzano il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia ha dichiarato che prende atto che la provincia nella sua legge «si adeguerà alle linee guida nazionali ed è un segnale di grande responsabilità», ma che il governo «non può fare altro che impugnare il provvedimento, limitatamente alle parti in contrasto con le regole sulla sicurezza sul lavoro».
Oggi il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), Silvio Brusaferro, nel punto stampa sull’andamento dell’epidemia, riguardo al tema delle mascherine ha chiarito che per contenere la diffusione del contagio tra la popolazione generale sono raccomandate quelle «di comunità, multistrato che si possono anche confezionare in casa, fermo restando che invece i modelli più sofisticati Ffp2 e Ffp3 sono per uso diverso». Per quanto riguarda la sicurezza sul luogo di lavoro è il medico competente che dovrà valutare «il rischio specifico del lavoratore in base al settore in cui opera e alla mansione che svolge, e in base a questo rischio indicherà il Dispositivo di protezione individuale (Dpi) più adatto».
A proposito della curva dell’epidemia Brusaferro ha detto che «va decrescendo, è un segnale che prosegue». Per il presidente dell’ISS i numeri stanno calando in tutte le regioni, compresa la Lombardia. Resta alta l’incidenza della mortalità soprattutto fra i più anziani. Il tasso di contagiosità, indicato con R0, ha aggiunto Brusaferro, risulta attualmente sotto il valore 1 ed è compreso fra 0,5 e 0,7.
Oggi inoltre la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, presieduta dal presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ha deciso che i saldi estivi, che dovevano iniziare a luglio, saranno posticipati al 1° agosto 2020. La decisione è arrivata dopo la richiesta degli assessori alle Attività produttive in conseguenza delle misure di contenimento dell’epidemia da coronavirus. Bonaccini ha scritto a tutti i colleghi presidenti di regione invitandoli a «dare seguito alla suddetta decisione per una omogenea applicazione della stessa su tutto il territorio nazionale».
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Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.
Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.
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