Nel 2020 il PIL italiano si ridurrà del 9,5 per cento, dice la Commissione Europea
Il dato dell'Italia è il più negativo dell'intera Unione Europea dopo quello della Grecia
La Commissione Europea ha diffuso le proprie stime primaverili sull’andamento dell’economia in Europa nel 2020. A causa della pandemia da coronavirus, la Commissione Europea ha rivisto al ribasso le previsioni fatte nei mesi scorsi: secondo le stime attuali, il PIL dell’eurozona si contrarrà del 7,7 per cento. Tra i paesi maggiormente colpiti dalla crisi dovuta alla pandemia c’è l’Italia, la cui economia nel 2020 si dovrebbe contrarre del 9,5 per cento; peggio dell’Italia dovrebbe fare solo la Grecia, il cui PIL dovrebbe diminuire del 9,7 per cento.
Nelle sue stime invernali, la Commissione Europea aveva previsto una crescita del PIL italiano di appena lo 0,2 per cento, in diminuzione rispetto alle stime fatte a novembre, secondo cui il PIL sarebbe cresciuto dello 0,4 per cento nel 2020. Allora la Commissione Europea aveva stimato che l’economia italiana sarebbe stata l’ultima per crescita di tutta l’Unione Europea.
Per quanto riguarda il 2021, invece, la Commissione Europea stima una ripresa generale dell’economia europea e italiana. Per l’Italia prevede una crescita del PIL del 6,5 per cento, appena superiore a quella stimata per l’eurozona.
«Lo shock per l’economia dell’Unione Europea è simmetrico – si legge in un comunicato stampa della Commissione – in quanto la pandemia ha colpito tutti gli Stati membri, ma sia il calo del PIL nel 2020 sia la forza della ripresa nel 2021 sono destinati a differire fortemente. La ripresa economica di ciascuno Stato membro dipenderà non solo dall’evoluzione della pandemia in quel paese, ma anche dalla struttura delle loro economie e dalla loro capacità di rispondere con politiche stabilizzanti».
«L’Europa – ha detto Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia – sta vivendo una crisi economica senza precedenti dalla Grande Depressione. Sia la profondità della recessione sia la forza della ripresa saranno disomogenee, condizionate dalla velocità a cui le restrizioni saranno rimosse, dall’importanza che hanno servizi come il turismo in ciascuna economia e dalle risorse finanziarie di ciascun paese. Tali divergenze rappresentano una minaccia per il mercato unico e l’area dell’euro, ma possono essere mitigate attraverso un’azione europea decisa e congiunta. Dobbiamo affrontare questa sfida».
– Leggi anche: Il caso della Grecia
Le stime della Commissione Europea riguardano anche il debito pubblico che le economie europee dovranno contrarre per far fronte alla crisi. Si stima che il debito pubblico italiano nel 2020 salirà dal 134,8 per cento in rapporto al PIL al 158,9 per cento: quello della Francia passerà dal 98,1 al 116,5 per cento, quello della Spagna dal 95,1 al 115,6 per cento, mentre quello del Portogallo dal 117,7 al 131,6 per cento. La situazione peggiore dovrebbe rimanere quella greca, dove il debito pubblico sfiorerà il 200 per cento del PIL.
Per quanto riguarda l’Italia, dovrebbe tornare a crescere anche il deficit pubblico in rapporto al PIL, cioè quanto il governo spenderà più di quanto incasserà, in relazione al suo prodotto interno lordo. Nel 2019 il deficit pubblico italiano è stato il più basso da prima della crisi economica del 2008, raggiungendo l’1,6 per cento del PIL, ma nel 2020 dovrebbe aumentare fino all’11,1 per cento per poi scendere al 5,6 per cento nel 2021.
Secondo le stime della Commissione, aumenterà anche il tasso di disoccupazione, che nell’eurozona passerà nel 2020 dal 7,5 per cento al 9,6 per cento, mentre in Italia dovrebbe passare dal 10 all’11,8 per cento.