Il tribunale di Ferrara ha definito «discriminatori» i criteri del Comune per concedere i buoni spesa solo agli stranieri con permesso di soggiorno
Il tribunale di Ferrara ha stabilito che i criteri scelti dal comune di Ferrara per assegnare i buoni spesa durante la crisi per il coronavirus rappresentano «una condotta discriminatoria». La delibera indicava tra i requisiti necessari per ottenere i buoni spesa la residenza nel comune e il possesso del permesso di soggiorno per gli stranieri extracomunitari. Il tribunale di Ferrara ha però accolto un ricorso presentato da Asgi (Associazione degli studi giuridici sull’immigrazione) insieme a sindacati e associazioni del territorio, e ha inoltre ordinato all’amministrazione di riformulare i criteri di assegnazione dei buoni spesa, da legare solo alla condizione di disagio economico e alla domiciliazione nel territorio comunale, senza ordine di priorità tra cittadini italiani, appartenenti all’Unione Europea o extracomunitari.
Nell’ordinanza in cui la delibera viene definita discriminatoria, il giudice del tribunale di Ferrara Mauro Martinelli chiarisce che «l’assistenza e la solidarietà sociale devono, dunque, essere riconosciute non solo al cittadino, ma anche allo straniero».
Il sindaco leghista di Ferrara Alan Fabbri, sulla sua pagina Facebook, ha definito la decisione «assurda» e «un attacco vero e proprio all’Italia e alle categorie di persone che hanno sempre lavorato e pagato le tasse, e che mantengono già a proprie spese i richiedenti asilo da troppo tempo». Per Fabbri la decisione del giudice «mette a rischio i buoni spesa per tantissime famiglie e beffa le categorie produttive che hanno costruito il welfare del Paese».