Le notizie di venerdì sul coronavirus in Italia
I casi di contagio rilevati sono 1.965 in più di ieri, mentre i morti sono 269 in più
I contagi da coronavirus totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia in Italia, secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, sono 207.428, 1.965 in più di ieri. I morti sono 28.236, un incremento di 269 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 2.304, per un totale di 78.249. Le persone attualmente positive sono 100.943 (608 in meno di ieri), mentre quelle ricoverate in terapia intensiva sono 1.578, 116 in meno rispetto a ieri. Oggi si registra il numero più alto di tamponi in un solo giorno: 74.208.
In Lombardia, la regione italiana più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 88, portando il totale a 13.860; i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 563, 42 in meno rispetto a ieri.
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Leggendo i dati comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, mentre non comprende tutti quelli che sono guariti dopo essere stati malati, ma che non avendo fatto il tampone non sono mai entrati nei numeri ufficiali dei malati.
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Le altre notizie di oggi
Nelle ultime tre settimane il numero delle persone risultate positive al coronavirus in Italia è diminuito, ma ancora oggi si registrano quasi sempre più di duemila nuovi contagi al giorno. Sono più di quelli registrati nei giorni di marzo immediatamente precedenti al “lockdown” nazionale, quando però si facevano molti meno test di oggi: più o meno 5.000 al giorno, contro i 60.000 raggiunti in questo periodo.
Nonostante questo 2.000 nuovi casi al giorno non sono pochi, visto che da quasi due mesi l’Italia è in “lockdown”. Dove si sono contagiati i nuovi positivi, considerato che gli spostamenti sono estremamente limitati, le misure di distanziamento interpersonale per lo più rispettate, le scuole e le università riapriranno solo a settembre, e molte attività economiche temporaneamente chiuse? In questo articolo abbiamo cercato di capirne di più.
Intanto, a tre giorni dall’inizio della cosiddetta “fase 2”, diverse regioni come avevano già annunciato hanno cominciato a emanare ordinanze in alcuni casi più restrittive e in altri più permissive di quelle nazionali. Dopo la Calabria, che aveva deciso di riaprire bar e ristoranti con servizio al tavolo all’aperto, l’Abruzzo ha deciso di estendere il numero di attività sportive permesse dal Dpcm del 26 aprile: tra gli sport che dal 4 maggio si potranno praticare individualmente mantenendo le distanze di sicurezza ci sono trekking, parapendio in singolo, ciclismo, canottaggio individuale, windsurf, barca a vela, atletica leggera svolta in forma individuale, golf, sport equestri non di squadra e tennis singolo.
La Lombardia ha invece introdotto regole più stringenti per le prossime settimane: dal 4 maggio la mascherina andrà indossata sempre quando si esce di casa, e sui mezzi pubblici sarà obbligatorio anche anche indossare i guanti. I comuni, inoltre, potranno riaprire uno o più mercati all’aperto, ma solo per la vendita di prodotti alimentari e a patto che garantiscano l’osservanza delle misure di sicurezza.
Anche il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha annunciato su Facebook che oggi emanerà una nuova ordinanza che renderà obbligatorio indossare la mascherina fuori casa anche nella sua regione.
Il presidente del Veneto Luca Zaia ha annunciato che la regione ha in programma un piano per incrementare il numero di tamponi giornalieri fino a «30 mila tamponi al giorno». Zaia ha detto di auspicarsi che il piano sia operativo entro settembre e che per far ciò è stato anche deciso di acquistare altre tre macchine, oltre a quella già esistente a Padova, che consentono di fare 9mila tamponi giornalieri che saranno messe negli hub di Treviso, Vicenza e Venezia. «Se riuscissimo ad acquistarle, potremmo arrivare a fare 50 mila tamponi al dì», ha detto Zaia. Fin dall’inizio dell’epidemia il Veneto si è distinto dalle altre regioni per l’alto numero di tamponi effettuato in proporzione alla popolazione, anche alle persone con sintomi leggerissimi, cosa che ha permesso di “scoprire” più malati in anticipo e attrezzarsi meglio.
«Ora – ha detto oggi Zaia – abbiamo una capacità di 11-12 mila tamponi quotidiani. A livello nazionale vogliono identificare degli indicatori che decideranno se tornare al lockdown o zone rosse. Auspichiamo che i parametri siano affrontabili. Si parla dei contagiati come parametro ma chi non fa tamponi non li trova, quindi i virtuosi sarebbero penalizzati».
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