Le notizie di martedì sul coronavirus in Italia
I casi totali sono 2.091 in più di ieri, i morti sono 382 in più
I contagi da coronavirus totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia in Italia, secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, sono 201.505, 2.091 in più di ieri. I morti sono 27.359, un incremento di 382 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 2.317, per un totale di 68.941. Le persone attualmente positive sono 105.205 (nuovamente in calo, di 608 unità), mentre quelle ricoverate in terapia intensiva sono 1.836, 93 in meno rispetto a ieri.
In Lombardia, la regione italiana più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 126, portando il totale a 13.449; i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 655, 25 in meno rispetto a ieri.
Leggendo i dati comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, mentre non comprende tutti quelli che sono guariti dopo essere stati malati, ma che non avendo fatto il tampone non sono mai entrati nei numeri ufficiali dei malati.
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Le altre notizie di oggi
Oggi, Domenico Arcuri, il commissario straordinario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere necessarie a far fronte all’emergenza da COVID-19, durante una conferenza nella sede della Protezione Civile ha detto che la app “Immuni” sarà in funzione a maggio, nonostante il presidente del Consiglio Conte non ne abbia fatto cenno presentando il piano del governo per la “fase 2”.
Nella stessa conferenza stampa Arcuri ha detto che da lunedì saranno distribuiti 12 milioni di mascherine al giorno, «tre volte l’attuale fornitura», e che dal mese di giugno si arriverà a 18 milioni, dal mese di luglio a 25 milioni e quando inizieranno le scuole a settembre si potranno distribuire 30 milioni di mascherine al giorno, «undici volte quel che distribuivamo all’inizio dell’emergenza». Arcuri ha poi polemizzato con «i liberisti che emettono sentenze quotidiane da un divano con un cocktail in mano», riferendosi a chi ha criticato la delibera con cui viene calmierato il prezzo delle mascherine a 50 centesimi di euro l’una.
Il presidente del Consiglio oggi è stato in visita a Lodi, Bergamo e Piacenza (oltre ad aver presenziato al completamento della struttura del nuovo ponte di Genova). Ieri Conte era stato invece a Bergamo, altro epicentro dell’epidemia, dove era arrivato in tarda serata in prefettura. Conte, dopo aver incontrato il sindaco Gori e i vertici della sanità bergamasca, rispondendo alle domande dei cronisti a proposito del ritorno dei lavoratori nelle aziende, ha dichiarato: «Abbiamo stipulato protocolli di sicurezza rigorosissimi», ma anche spiegato che «se dovessimo mappare tutti i lavoratori, chiuderemmo per qualche anno».
A una domanda sulla mancata istituzione della zona rossa per Nembro e Alzano Lombardo, Conte ha risposto: «Nel momento stesso in cui c’è stata la zona rossa, assolutamente l’abbiamo considerata, abbiamo cercato di esaminare meglio le ragioni, sulla base del contagio, che appariva già diffuso, non solo nei due comuni, ma anche a Bergamo e in tutta la Lombardia. A quel punto abbiamo chiesto un approfondimento al Comitato scientifico. Il giorno 5 marzo è arrivata la relazione e il 6 mi sono precipitato in Protezione civile a discutere quale fosse la soluzione migliore e il 7 abbiamo deciso per estendere la zona rossa a tutta la regione». Il presidente del Consiglio, alla domanda di una giornalista che insisteva con domande sul tema, ha risposto spazientito: «Quando governerà lei, scriverà lei i decreti».
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Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.
Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano, come ha detto Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma, durante la conferenza stampa del 13 aprile. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.
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