Un Ramadan diverso
Moschee deserte, preghiere con il distanziamento sociale, niente grandi cene e feste: come il coronavirus ha cambiato il mese più sacro per i musulmani
Tra venerdì e sabato in tutti i paesi musulmani del mondo è iniziato il Ramadan, che finirà intorno al 23 maggio. Il Ramadan è un mese sacro per le persone musulmane, ed è uno dei “cinque pilastri dell’Islam”, cioè i precetti fondamentali e obbligatori. È un mese di purificazione, per alcuni aspetti simile alla Quaresima per le religioni cristiane: la prima regola del Ramadan, infatti, è quella di non mangiare né bere durante tutta la giornata, dall’alba al tramonto. È però anche un importante momento sociale, oltre che spirituale: dopo il tramonto, famiglie e amici si riuniscono, spesso in gruppi numerosi, per mangiare e festeggiare insieme. Molti fedeli inoltre rispettano l’obbligo alla carità organizzando donazioni e distribuzioni di cibo per le persone più povere che spesso avvengono vicino alle moschee.
Quest’anno, però, le restrizioni in vigore in quasi tutto il mondo per limitare la diffusione del coronavirus hanno trasformato il Ramadan in modo significativo: in moltissimi paesi l’accesso alle moschee è stato proibito, le preghiere pubbliche sono state annullate – alcuni imam le hanno trasferite su Zoom – e le famiglie sono state costrette a trasformare in videochiamate le grandi cene che normalmente coinvolgono un vasto numero di amici e parenti.
Alcune moschee, dove i fedeli pregano a stretto contatto, si sono attrezzate per far sì che le persone rispettino le distanze di sicurezza. Altre, dagli Stati Uniti alla Mecca, hanno chiuso del tutto. Altre ancora, come è successo in Pakistan, sono rimaste aperte nonostante le misure restrittive, per via delle pressioni di influenti imam e partiti religiosi che continuano a sostenere che gli obblighi religiosi non debbano essere abbandonati: secondo i critici, la decisione potrebbe accelerare l’epidemia nel paese.
Per quasi tutti i musulmani, insomma, sarà un Ramadan diverso, celebrato in modo più intimo, a casa invece che in moschea, con i familiari più stretti invece che con gli amici.