Le notizie di domenica sul coronavirus in Italia
I casi totali sono aumentati di 2.324 rispetto a ieri e il numero degli attualmente positivi è tornato a crescere: questa sera Giuseppe Conte spiegherà i piani del governo per la "fase 2"
I contagi da coronavirus totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia in Italia, secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, sono 197.675, 2.324 in più di ieri. I morti sono 26.644, un incremento di 260 rispetto a ieri (il numero più basso dal 14 marzo). I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 1.808, per un totale di 64.928. Le persone attualmente positive sono 106.103 (in aumento dopo una settimana di calo), mentre quelle ricoverate in terapia intensiva sono 2.009, 93 in meno rispetto a ieri.
In Lombardia, la regione italiana più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 56, portando il totale a 13.325; i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 706, 18 in meno rispetto a ieri. In provincia di Milano, da ieri sono stati confermati 463 casi in più, di cui 241 nella sola città di Milano. Il numero di contagi registrato oggi in Lombardia e Piemonte è superiore a quello di tutto il resto d’Italia.
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Leggendo i dati comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, mentre non comprende tutti quelli che sono guariti dopo essere stati malati, ma che non avendo fatto il tampone non sono mai entrati nei numeri ufficiali dei malati.
Le altre notizie di oggi
Entro domenica dovrebbe essere presentato il piano del governo sulle riaperture che ci saranno dal 4 maggio in poi, quando scadranno i termini delle restrizioni imposte per contenere l’epidemia. A Repubblica, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva detto che la presentazione del piano avrebbe potuto essere rimandata alla prossima settimana, ma Conte stesso ha successivamente confermato che parlerà questa sera alle 20.20. I giornali fanno molte ipotesi su quali saranno le regole per le prossime settimane, ma c’è molta poca chiarezza e alcune contraddizioni tra le notizie che si leggono.
Alcune regioni hanno comunque già annunciato piani autonomi per gestire la riapertura di alcune attività economiche. In Veneto, un’ordinanza ha permesso tra le altre cose la vendita di cibo d’asporto, la riapertura di librerie e negozi di fiori e la ripartenza di cantieri pubblici (più informazioni le trovi qui). La Lombardia ha annunciato che dal 29 aprile potranno riaprire i mercati all’aperto, anche se sarà permessa solo la vendita di generi alimentari e ci saranno limiti di capienza delle aree di vendita (qui c’è l’ordinanza completa). In Friuli Venezia Giulia, da domani, sarà permessa la vendita di cibo da asporto, si potrà fare attività fisica senza dover rimanere nelle vicinanze della propria abitazione e potranno ripartire attività artigianali legate alle barche da diporto (leggi l’ordinanza completa).
– Leggi anche: La complicata questione dei test sierologici
A Milano, la principale città della Lombardia, la regione più colpita dal coronavirus, uno dei temi di cui si discute di più è quello della gestione del trasporto pubblico quando riapriranno uffici, negozi e altre attività produttive. Il Comune sta studiando diverse possibilità per adeguare la città alle restrizioni che resteranno necessarie, ma oggi il sindaco Giuseppe Sala ha spiegato che i problemi saranno comunque molti. La metropolitana, il principale mezzo di trasporto pubblico locale, potrà essere usata solo da una frazione delle persone che la usavano in precedenza e questo imporrà di trovare soluzioni alternative su cui ancora non c’è grande certezza.
Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.
Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano, come ha detto Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma, durante la conferenza stampa del 13 aprile. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.
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