Le notizie di martedì sul coronavirus in Italia
I casi rilevati in totale sono 183.957 e i morti da ieri sono 534, ma sono in calo sia le persone positive che quelle ricoverate in terapia intensiva
Secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, i contagi totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 in Italia sono 183.957, 2.729 in più di ieri. I morti sono 24.648, un incremento di 534 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 2.723, per un totale di 51.600. Le persone attualmente positive sono 107.709 (in calo per il secondo giorno di seguito), mentre quelle ricoverate in terapia intensiva sono 2.472, 102 in meno rispetto a ieri. Le persone ricoverate in altri reparti scendono a circa 24mila.
In Lombardia, la regione italiana più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 203, portando il totale a 12.579: i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 851, 50 in meno rispetto a ieri.
Leggendo i comunicati ogni giorno dalla Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate.
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Le altre notizie di oggi
Si parla ancora molto di cosa accadrà dopo il 3 maggio, quando termineranno le misure restrittive attualmente in vigore. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scritto su Facebook che il programma sulla cosiddetta “fase 2”, quella della “convivenza con il virus”, verrà annunciato entro la fine di questa settimana. Intanto, nel pomeriggio, Conte è intervenuto in Senato per presentare un’informativa sulle misure adottate dal governo e su quelle che intende adottare: Conte ha anticipato che dal 4 maggio si prospetta un programma di riaperture progressive delle attività produttive e commerciali, un programma che sarà «omogeneo su base nazionale».
Conte ha annunciato che, oltre ai 25 miliardi di euro previsti dal decreto “Cura Italia”, il governo chiederà «uno spostamento degli obiettivi del bilancio 2020» pari a una cifra non inferiore a 50 miliardi di euro, per un intervento complessivo non inferiore a 75 miliardi. I fondi, ha detto Conte, verranno utilizzati per rafforzare il personale sanitario e il sistema di ammortizzatori sociali, e per introdurre misure nuove di sostegno alle famiglie e alle piccole e medie imprese.
Conte ha parlato anche dell’app “Immuni”, che tramite il Bluetooth potrà essere impiegata per il tracciamento dei contatti (“contact tracing”) nel tentativo di ridurre la diffusione del coronavirus in Italia. Conte ha specificato che l’utilizzo dell’app sarà volontario, e che il governo farà in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazioni ai movimenti, come alcuni giornali avevano ipotizzato nei giorni scorsi.
È notizia di oggi, inoltre, una stima diffusa dall’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), secondo cui «nel trimestre scorso il PIL si sarebbe complessivamente ridotto di circa 5 punti percentuali, quasi interamente ascrivibili al crollo dell’attività in marzo». L’UPB ipotizza anche che nel caso di una riapertura graduale delle attività economiche a partire da maggio, il PIL si contrarrebbe di altri 10 punti percentuali, per un totale di 15 punti in meno nel primo semestre del 2020.
Oggi l’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera ha annunciato che dal 23 aprile la regione inizierà a utilizzare i test sierologici realizzati dall’Ospedale San Matteo di Pavia. Questi test, che implicano un’analisi del sangue, dovrebbero aiutare a identificare rapidamente gli individui senza coronavirus o guariti dalla malattia, in modo da rendere più sicura la delicata fase di ritorno alla normalità. Alcuni hanno parlato perfino di una “patente di immunità”, ma le cose sono molto più complicate: secondo diversi esperti la fiducia riposta nei test sierologici è eccessiva, a questo stadio delle conoscenze sull’epidemia e sul coronavirus.
Intanto i venti rappresentanti dei club di Serie A riuniti hanno votato all’unanimità per portare a termine la stagione 2019/20, interrotta lo scorso marzo con l’entrata in vigore delle misure per il contenimento dell’epidemia. La decisione della Lega è arrivata il giorno precedente all’incontro fra le autorità calcistiche italiane e il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora nel quale si discuterà delle eventuali modalità di ripresa dei campionati. Hanno votato a favore della ripresa anche le squadre che fino a pochi giorni fa si dicevano favorevoli a una conclusione anticipata del campionato.
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Come leggere questi dati
Leggendo i comunicati giornalieri della Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati.
Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: questo dato infatti comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, e non comprende tutte le persone che sono state malate di COVID-19 ma non hanno mai fatto il tampone, e quindi non risultano né nel conteggio dei malati né, in un secondo momento, in quello dei guariti.
Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.
Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano, come ha detto Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma, durante la conferenza stampa del 13 aprile. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.
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