In Malawi un tribunale ha rimandato le restrizioni per il coronavirus del governo su richiesta di un gruppo di difesa dei diritti umani
In Malawi un tribunale ha posticipato l’entrata in vigore delle restrizioni agli spostamenti per il coronavirus (SARS-CoV-2), che erano state annunciate martedì dal presidente Peter Mutharika e sarebbero dovute iniziare oggi, su richiesta di un gruppo di difesa dei diritti umani. Il governo di Mutharika non ha organizzato nessuna iniziativa per sostenere le fasce più povere della popolazione a fronte delle limitazioni agli scambi commerciali: per questo era arrivata la richiesta di rimandare l’entrata in vigore delle restrizioni.
Il Malawi è un paese di 11 milioni di abitanti dell’Africa sud-orientale. Confina con il Mozambico, la Tanzania e lo Zambia e non ha sbocchi sul mare. È tra i paesi più poveri del mondo e la sua economia si basa principalmente sul commercio informale di prodotti agricoli. Nell’ultima settimana migliaia di commercianti hanno manifestato nelle città di Mzuzu e Blantyre per protestare contro le restrizioni usando slogan come: «Preferiamo morire per il coronavirus che di fame». Molti di questi commercianti e buona parte della popolazione del Malawi vivono di ciò che riescono a guadagnare di giorno in giorno: per questo chi si occupa di diritti umani pensa che lo stato dovrebbe distribuire denaro contante a parte della popolazione. Non è chiaro però se lo stato sia in grado di farlo.
Le restrizioni decise dal governo dovrebbero durare 21 giorni. Tra 7 giorni si terrà una nuova udienza per capire se farle cominciare. Finora nel paese sono stati accertati 17 casi di COVID-19 e due morti legate al coronavirus.