Il coronavirus aiuterà la lobby dei sacchetti di plastica?
Quella statunitense sostiene che le borse riutilizzabili possono facilitare la trasmissione di malattie, e spera di bloccare le leggi che vietano i sacchetti monouso
Negli Stati Uniti l’industria della plastica sta approfittando della necessità di osservare regole igieniche più scrupolose per via del coronavirus (SARS-CoV-2) per promuovere delle campagne contro l’uso di borse riutilizzabili, con il messaggio che sono poco igieniche e favoriscono la diffusione dei virus. L’obiettivo è bloccare le leggi che vietano ai negozi l’uso dei sacchetti di plastica monouso, che attualmente non si possono più usare in California, alle Hawaii, nello stato di New York e in alcune città come Boston e Seattle. Ci sono inoltre disegni di legge per vietarli in vari altri stati.
«Non vogliamo che milioni di americani portino borse riutilizzabili piene di germi nei negozi, mettendo a rischio gli altri clienti e i lavoratori», è una delle argomentazioni della campagna Bag the Ban, racconta il New York Times. La settimana scorsa la Plastics Industry Association ha mandato una lettera al ministero della Salute americano per chiedere che prenda posizione contro i disegni di legge per vietare l’uso dei sacchetti di plastica monouso, che chiedono che sia detto chiaramente che introdurre questi divieti durante una pandemia è una minaccia per la salute.
Le borse riutilizzabili sono davvero un problema?
Non ci sono studi davvero affidabili sulle capacità delle borse riutilizzabili di trasmettere malattie. C’è uno studio realizzato dall’Università dell’Arizona e dall’Università Loma Linda che viene citato spesso da chi è contrario all’uso delle borse riutilizzabili, ma si tratta di uno studio finanziato dall’American Chemistry Council, che rappresenta i principali produttori di materie plastiche americani (e la cui attendibilità, quindi, è messa in discussione). Lo studio peraltro non sconsiglia l’uso delle borse di plastica riutilizzabili: dice che possono contenere batteri e che solitamente chi le usa non le lava, e conclude che sarebbe meglio pulirle dopo l’utilizzo.
La risposta degli ambientalisti a queste argomentazioni è che anche sui sacchetti di plastica monouso possono trovarsi virus e batteri, raccolti nella sede di produzione, durante il trasporto, lo stoccaggio o le prime fasi di utilizzo nei negozi. Secondo uno studio fatto dai National Institutes of Health, i più importanti istituti di ricerca medica pubblici americani, il SARS-CoV-2 può sopravvivere sulla plastica e sulle superfici di acciaio inossidabile fino a tre giorni e sul cartone fino a un giorno.
Le campagne a favore dei sacchetti monouso hanno successo?
Qualche disegno di legge per vietarli è stato in effetti ritardato. La scorsa settimana i deputati del Maine hanno votato per posticipare il divieto statale fino all’anno prossimo, tra le misure per contrastare la diffusione del coronavirus. Il governatore del New Hampshire Chris Sununu ha ordinato ai negozi di usare sacchetti monouso, di plastica o di carta, per prevenire possibili infezioni. Il governatore del Massachusetts Charlie Baker ha addirittura vietato, temporaneamente, l’uso delle borse riutilizzabili.
Nello stato di New York, uno dei posti più colpiti al mondo dall’epidemia, il senatore Repubblicano John Flanagan ha chiesto al governo statale di sospendere il divieto sui sacchetti monouso entrato il vigore il 1 marzo. Alcune catene di supermercati poi hanno vietato l’uso di borse riutilizzabili, tra le misure autonome introdotte per limitare i contagi.
Secondo BloombergNEF, una società del gruppo Bloomberg che fa ricerche di mercato, le preoccupazioni sull’igiene potrebbero far aumentare l’uso di oggetti di plastica monouso, «vanificando alcuni dei progressi fatti dalle aziende» per limitare la produzione di rifiuti di plastica. A lungo termine però è probabile che non ci saranno grandi cambiamenti. L’unico fattore che potrebbe favorire i produttori di plastica monouso è l’abbassamento del prezzo del petrolio (la materia prima per la produzione della plastica) che ha reso il riciclaggio della plastica ancora meno conveniente.