Perché il Belgio ha un tasso di letalità così alto
Ha superato il 14 per cento ed è il più alto in tutta l'Unione Europea: il governo sostiene che derivi dalla "massima trasparenza" con cui vengono conteggiati i morti
Negli ultimi giorni il Belgio è diventato il paese dell’Unione Europea con il tasso di letalità più alto per la COVID-19, la malattia causata dal coronavirus. La percentuale di morti tra chi è risultato positivo al virus è del 14,3 per cento: circa 5.200 decessi sugli oltre 36mila casi positivi finora rilevati nel paese. È una percentuale superiore a quella già alta dell’Italia (13,1 per cento), del Regno Unito (13,3 per cento), della Francia (12,2 per cento) e della Spagna (10,5 per cento), i paesi nei quali in termini assoluti ci sono stati più morti.
Le autorità sanitarie del Belgio dicono che l’alto tasso di letalità deriva dalla “massima trasparenza” con cui sono stati comunicati i dati dall’inizio dell’epidemia. Nel paese vivono 11,5 milioni di persone: ci sono quindi 419 morti per milione di persone a causa del coronavirus. Il dato è ormai superiore a quello della Spagna, intorno ai 400 decessi per milione di abitanti, mentre in Italia siamo intorno ai 370.
Mercoledì 15 aprile la prima ministra del Belgio, Sophie Wilmes, ha provato a fornire un’interpretazione dei dati sostenendo che il governo “ha fatto la scelta di essere totalmente trasparente nel comunicare le morti legate alla COVID-19” e che questo ha probabilmente comportato una “sovrastima” dei decessi. Il riferimento è soprattutto alle case di cura e di riposo, dove vivono molte persone a rischio (per via dell’età avanzata e di malattie pregresse) e in cui si concentra quindi un maggior numero di decessi. Il Belgio ha scelto di tracciare e comprendere nei calcoli le morti nelle case di riposo, cosa che non è stata fatta in diversi altri paesi, compresa l’Italia.
Nel Belgio ci sono circa 1.500 case di cura e di riposo, e nelle ultime settimane in molte di queste è stato registrato un aumento anomalo dei decessi. In Belgio questi morti vengono spesso compresi nei conteggi nazionali anche in assenza di un test per confermare la presenza del coronavirus: la causa del decesso viene determinata con un’analisi del paziente e dei sintomi che mostrava.
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La ministra della Salute, Maggie De Block, ha confermato la versione fornita da Wilmes, ricordando che ogni paese europeo calcola i casi e i decessi in modo diverso: “Noi usiamo il metodo più dettagliato possibile”. De Block ha anche alluso alla possibilità di fornire in futuro conteggi di altro tipo, che rendano possibile un confronto più adeguato con gli altri paesi, ma non ha fornito ulteriori dettagli.
Le morti per COVID-19 confermate con un test nelle case di riposo sono state finora il 5 per cento, tra quelle segnalate, ma le autorità sanitarie confidano di migliorare il sistema nei prossimi giorni intensificando l’attività di raccolta dei campioni tramite tampone. Il governo ha annunciato che decuplicherà i test nelle case di riposo, impiegando oltre 200mila tamponi per verificare l’eventuale presenza del coronavirus tra gli ospiti e il personale che si occupa della loro assistenza. I test potrebbero non essere comunque sufficienti per tutti e richiederanno uno sforzo non indifferente per i laboratori nel corso delle prossime tre settimane.
Dal 18 marzo scorso in Belgio sono in vigore numerose restrizioni per applicare il distanziamento sociale, in modo da ridurre il rischio di nuovi contagi. Il paese ha deciso la chiusura di buona parte delle attività commerciali non essenziali, il divieto per gli assembramenti e per gli spostamenti non necessari. L’isolamento è richiesto per ridurre la circolazione delle persone.
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Nel paese ci sono state alcune polemiche per le decisioni assunte dal governo, ritenute tardive e non adeguate da subito alla situazione. Le cose sono migliorate nelle ultime settimane, per lo meno nella gestione della comunicazione e di messaggi più chiari nei confronti della popolazione. Come altri paesi, il Belgio nelle prime fasi dell’emergenza ha dovuto affrontare la mancanza di mascherine e altri dispositivi di protezione per il personale sanitario, così come di un numero adeguato di ventilatori per i pazienti con sintomi più gravi.