Le notizie di giovedì sul coronavirus in Italia
Le morti sono 525 in più di ieri, i ricoverati in terapia intensiva sono 143 meno di ieri
Secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, i contagi totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 in Italia sono 168.941, 3.786 in più di ieri. I morti sono 22.170, un incremento di 525 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 2.072, per un totale di 40.164. Le persone attualmente positive sono 106.607 (ieri erano 105.418) mentre quelle ricoverate in terapia intensiva sono 2.936 (il numero più basso dal 21 marzo), 143 in meno rispetto a ieri. Le persone ricoverate in altri reparti scendono invece sotto i 27mila (non succedeva dal 28 marzo). Oggi si registra il numero massimo di tamponi in un solo giorno dall’inizio dell’epidemia: 60.999.
In Lombardia, la regione italiana più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 231, portando il totale a 11.608: i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 1.032, 42 in meno rispetto a ieri.
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Le altre notizie di oggi
Si è discusso molto della proposta fatta ieri dalla regione Lombardia di un piano per il ritorno alla normalità a partire dal 4 maggio, che poggerà sul rispetto di «Quattro D»: «Distanza (un metro di sicurezza tra le persone), Dispositivi (ovvero obbligo di mascherina per tutti), Digitalizzazione (obbligo di smart working per le attività che lo possono prevedere) e Diagnosi (dal 21 aprile inizieranno i test sierologici grazie agli studi in collaborazione con il San Matteo di Pavia)».
La richiesta della Lombardia è stata sorprendente, non solo perché è la regione italiana di gran lunga con il maggior numero di contagi confermati e di morti, ma anche perché, soltanto due giorni dopo il decreto del presidente del Consiglio di venerdì scorso, infatti, la regione aveva diffuso una nuova ordinanza che impediva anche alcune delle poche riaperture che il governo aveva concesso a partire dal 14 aprile, come quelle di librerie e cartolerie.
Parlando giovedì durante una riunione del Consiglio regionale, Attilio Fontana ha detto che bisogna «andare veloci» e da domani si cominceranno a fare piani più concreti per la riapertura, spiegando che una delle ipotesi in discussione sarà scaglionare il lavoro «su 7 giorni anziché su 5, con orari di inizio differenziati per evitare un uso eccessivo dei mezzi nelle stesse ore».
Nel frattempo il numero dei medici morti dopo aver contratto il coronavirus è salito a 127. La Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) ha comunicato che sono sei quelli morti oggi. Ad oggi, sono morti anche 31 infermieri e 9 farmacisti. Oggi in Campania è morta anche un’ostetrica risultata positiva al coronavirus.
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Oggi intanto è in corso a Bruxelles la sessione plenaria straordinaria del Parlamento Europeo, riunitosi per votare una risoluzione per contrastare la pandemia da coronavirus. In apertura dei lavori la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha iniziato il suo discorso parlando dell’Italia, che è stato il primo paese europeo ad aver affrontato l’emergenza coronavirus e quello dove ci sono stati più morti.
Von der Leyen ha detto che l’Europa deve chiedere scusa all’Italia, per non aver fatto abbastanza per aiutarla quando è iniziata l’epidemia: «Sì, è vero che nessuno era veramente pronto a affrontare questa pandemia – ha spiegato – ed è altrettanto vero che in troppi non ci sono stati quando l’Italia ha avuto bisogno di aiuto all’inizio della pandemia. Ed è vero, ora l’Unione Europea deve chiedere scusa, deve farlo sentitamente, e lo fa. Ma le scuse valgono solo se si cambia comportamento».
During this crisis Europe has become the world’s beating heart of solidarity. It's time to put behind old divisions, disputes, recriminations & be ready for this new world. We need all power and strength to make our economies, societies & way of life more sustainable & resilient. pic.twitter.com/ZcdCa94GtQ
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 16, 2020
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Come leggere questi dati
Leggendo i comunicati giornalieri della Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati.
Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: questo dato infatti comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, e non comprende tutte le persone che sono state malate di COVID-19 ma non hanno mai fatto il tampone, e quindi non risultano né nel conteggio dei malati né, in un secondo momento, in quello dei guariti.
Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.
Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano, come ha detto Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.