È morto lo scrittore cileno Luis Sepúlveda
Aveva 70 anni e aveva contratto il coronavirus
È morto a 70 anni lo scrittore cileno Luis Sepúlveda. A riferirlo sono diversi giornali spagnoli, che citano fonti vicine alla famiglia dello scrittore. L’agenzia di stampa spagnola EFE scrive che Sepúlveda sarebbe morto in ospedale a Oviedo, in Spagna, dove era ricoverato dallo scorso febbraio dopo aver contratto il coronavirus.
Nella sua carriera, Sepúlveda aveva scritto oltre 25 libri, in gran parte romanzi, a partire da Il vecchio che leggeva romanzi d’amore del 1989. Della sua produzione si ricordano anche alcune favole, tra cui Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (pubblicato nel 1996 da Salani) che ha ispirato il film d’animazione La gabbianella e il gatto, uscito nel 1998 e diretto da Enzo D’Alò, Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico (2012), e Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza (2013). Il suo ultimo libro è stato Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, del 2018.
Sepulveda, che da giovane entrò a far parte del Partito Socialista cileno in seguito al colpo di stato militare di Augusto Pinochet, venne arrestato e torturato per sette mesi. Lasciò il Cile nel 1977 e visse per diversi mesi in Brasile, Paraguay e Nicaragua. Nel 1978 si era trasferito in Europa, andando a vivere ad Amburgo, in Germania, mentre dal 1996 viveva a Gijón, nelle Asturie, in Spagna.
Negli anni è diventato un punto di riferimento per i movimenti ecologisti – salì a bordo di molte navi di Greenpeace negli anni Ottanta – terzomondisti, pacifisti, idealisti, rivoluzionari e in difesa degli ultimi. Come aveva spiegato una volta al País «la buona notizia è che la Storia vera è stata la storia dei perdenti perché i vincenti si sono fatti riscrivere la storia a modo loro. È a noi scrittori che tocca dare voce ai dimenticati».
Dedicò per esempio un libro, Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà (2015), ai Mapuche, un popolo indigeno del Cile centrale a cui apparteneva un suo nonno; in Il mondo alla fine del mondo (1989) sulla caccia illegale alle balene, ripresa anche nel suo ultimo racconto Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa (2019), il suo ultimo racconto, è il grosso cetaceo a raccontare in prima persona la crudeltà e la devastazione dei balenieri. Se in questi giorni di isolamento avete nostalgia dei viaggi, potete leggere il suo Patagonia Express (1995), una raccolta di appunti di viaggio autobiografici e leggendari.
Sepulveda è noto per una scrittura semplice e di buoni sentimenti, con racconti simili a parabole e una spinta sul coinvolgimento emotivo. Lui stesso aveva raccontato che nello scrivere un libro «mi immergo pienamente nella storia che sto raccontando e mi piace essere vicino ai miei personaggi, innamorarmene, perché so che il lettore, leggendone, sentirà un’emozione molto simile a quella che provo io nel descriverli. È questa la cosa più bella della letteratura: poter condividere emozioni e poter condividere sensazioni».