Le notizie di mercoledì sul coronavirus in Italia
Le morti sono 578 in più di ieri, i ricoverati in terapia intensiva sono 107 meno di ieri
Secondo gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, i contagi totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 in Italia sono 165.155, 2.667 in più di ieri. I morti sono 21.645, un incremento di 578 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 962, per un totale di 38.092. Le persone attualmente positive sono 105.418 (ieri erano 104.291) mentre quelle ricoverate in terapia intensiva sono 3.079, 107 in meno rispetto a ieri. Le persone ricoverate in altri reparti scendono invece sotto i 28mila, dopo due settimane in cui il numero era stato stabile su quella cifra.
In Lombardia, la regione italiana più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 241, portando il totale a 11.142: i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 1.122, 48 in meno rispetto a ieri.
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Le altre notizie di oggi
Secondo i conteggi ufficiali i casi di coronavirus nel mondo sono ormai più di due milioni, mentre il numero dei decessi è salito a 128.071 e quello delle persone guarite a 484.781. Al momento il paese con più casi accertati e con il numero più alto di morti legate al coronavirus sono gli Stati Uniti, con 609mila casi registrati e più di 26mila morti. Intanto il presidente americano Donald Trump ha annunciato che sospenderà i finanziamenti all’Organizzazione Mondiale della Sanità.
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Per tornare in Italia, in Lombardia la Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni negli uffici della Regione a seguito delle indagini della Procura di Milano su quanto successo al Pio Albergo Trivulzio, uno dei più famosi centri di assistenza sanitaria per anziani di Milano, e in altre Residenze sanitarie assistenziali (RSA) milanesi, dove l’aumento dei morti è stato legato a una gestione poco efficace del coronavirus.
Secondo le prime informazioni la Guardia di Finanza avrebbe raccolto atti e altro materiale sulle direttive che l’amministrazione regionale e l’assessorato al Welfare hanno fornito al Pio Albergo Trivulzio e alle RSA sulla gestione degli anziani e dei pazienti.
In Piemonte, invece, si teme che i casi reali siano molti di più di quelli ufficiali. Il Sisp, acronimo di Servizio di igiene e sanità pubblica dell’Asl di Torino, scrive La Stampa, non avrebbe funzionato come dovuto. Le segnalazioni inviate dai medici di base al sistema via mail sui sospetti positivi in molti casi non sarebbero arrivate alla casella di posta, bloccata per il gran numero di segnalazioni.
Conseguentemente a questo intasamento una parte dei pazienti non è stata ricontattata, mentre per altri c’è stata la possibilità di verificare le proprie condizioni di salute anche molti giorni dopo, quando in alcuni casi era decisamente peggiorata. Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha ammesso che «la medicina territoriale ha delle falle».
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Come leggere questi dati
Leggendo i comunicati giornalieri della Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati.
Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: questo dato infatti comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, e non comprende tutte le persone che sono state malate di COVID-19 ma non hanno mai fatto il tampone, e quindi non risultano né nel conteggio dei malati né, in un secondo momento, in quello dei guariti.
Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.
Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano, come ha detto Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.