L’Iraq ha sospeso per tre mesi la licenza dell’agenzia Reuters dopo un’inchiesta sulla gestione locale del coronavirus
L’Iraq ha sospeso la licenza dell’agenzia di stampa Reuters per tre mesi dopo che quest’ultima aveva pubblicato un’inchiesta in cui si sosteneva che il numero di casi confermati di coronavirus nel paese fosse superiore a quanto riportato ufficialmente. Reuters dovrà inoltre pagare una multa di 25 milioni di dinari (pari a quasi 20mila euro).
La decisione è stata presa dalla CMC, l’autorità che autorizza e regolamenta i servizi di telecomunicazione, radiodiffusione e informazione in Iraq, un’agenzia teoricamente indipendente dal governo. Con una lettera la CMC ha informato Reuters di aver preso il provvedimento di sospensione perché la diffusione di informazioni non ufficiali sull’epidemia può avere «gravi ripercussioni sulla salute e la sicurezza della società» irachena.
L’inchiesta di Reuters, pubblicata il 2 aprile, citava tre medici coinvolti nella procedura dei test sulla positività al virus, un funzionario del ministero della Salute e un alto funzionario politico, secondo cui l’Iraq aveva migliaia di casi confermati di Covid-19, molti di più rispetto ai 772 ufficiali.
Reuters ha confermato i contenuti dell’inchiesta, spiegando che le informazioni diffuse dall’agenzia si basano su molteplici fonti mediche e politiche affidabili. «Stiamo cercando di risolvere la questione e stiamo lavorando per garantire che ci sia permesso di continuare a fornire notizie attendibili sull’Iraq», ha scritto l’agenzia di stampa in una nota.
In un’intervista a Christiane Amanpour sulla CNN, a una domanda sulla sospensione di Reuters, il presidente iracheno Barham Salih ha detto che si è trattato di una «decisione deplorevole» presa da una commissione indipendente dal governo.