Prevedere tutto, tranne
Momenti a cui è meglio non pensare in anticipo, dal "Giardino dei Finzi-Contini"
Ancora qualche secondo, e avrei udito la sua voce, il suo «ciao». «Ciao» disse Micòl, ferma sulla soglia. «Che bravo, a venire». Avevo previsto tutto con molta esattezza: tutto, tranne che l’avrei baciata.
Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini, 1962
Giorgio Bassani, uno degli scrittori e intellettuali italiani più noti e importanti della seconda metà del Novecento, nacque nel 1916 a Bologna, e morì a Roma il 13 aprile 2000, vent’anni fa.
Bassani trascorse la propria infanzia, adolescenza e gioventù a Ferrara, in una famiglia ebraica. La sua opera più famosa, il romanzo Il giardino dei Finzi-Contini, racconta l’amore, l’amicizia, i progetti di vita e le partite a tennis di alcuni ragazzi ebrei di Ferrara perfettamente integrati nella vita della città, durante gli anni dell’università, mentre l’Italia si allea con la Germania ed entra in guerra.
Il Giardino dei Finzi-Contini è un romanzo sulla giovinezza e sull’amore, su un periodo che la tragedia futura incornicia e in qualche modo conserva per sempre. In questo, Bassani inaugura uno schema, quasi un genere, che sarebbe stato poi adottato da molti altri romanzi e film di grande successo sullo sterminio degli ebrei, come L’amico ritrovato di Fred Ullman o Au revoir le enfants di Louis Malle.
Nel 1962 dal romanzo fu tratto il film omonimo diretto da Vittorio De Sica: vi lavorò lo stesso Bassani, ma in un secondo momento ne rimase deluso e ne prese le distanze.
Dopo aver frequentato il liceo a Ferrara, Bassani studiò lettere all’università di Bologna, dove si laureò nel 1939. Nel 1940 pubblicò la sua prima raccolta di racconti, Una città di pianura, con lo pseudonimo di Giovanni Marchi. Durante la Seconda guerra mondiale fu antifascista, e venne per questo incarcerato per qualche mese, prima di trasferirsi a Roma nel 1943, dove visse per il resto della sua vita.
Nei suoi romanzi, Bassani si dedicò estesamente al racconto della vita ferrarese durante il fascismo e le persecuzioni razziali. Dopo aver pubblicato poesie e racconti, nel 1948 diventò direttore di Botteghe oscure, un’importante rivista letteraria che coordinò fino al 1960. Pochi anni dopo diventò anche redattore di Paragone, un’altra rivista con sede a Firenze, dove rimase fino al 1971. Come critico e giornalista letterario, Bassani contribuì a diffondere le opere di alcuni dei più importanti autori italiani e internazionali degli anni Cinquanta e Sessanta, da Mario Soldati a Italo Calvino, e conobbe alcuni dei più importanti intellettuali dell’epoca, a partire da Pier Paolo Pasolini, di cui fu amico.
Con Cinque storie ferraresi, raccolta di racconti uscita nel 1956, Bassani vinse il Premio Strega, il più importante premio letterario italiano. Nel 1958 uscì Gli occhiali d’oro, uno dei suoi romanzi più conosciuti, e nel 1962 Einaudi pubblicò Il Giardino dei Finzi-Contini, che fu il suo romanzo di maggiore successo ed è tuttora quello per cui è maggiormente ricordato. Vinse il premio Viareggio, ed ebbe una rinnovata fama otto anni più tardi grazie al film di De Sica, con il quale Bassani ebbe grandi divergenze fino a chiedere che il suo nome venisse tolto dai titoli di coda.
Bassani fu anche direttore editoriale di Feltrinelli, facendo pubblicare il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e nel 1957, in anteprima mondiale, Il dottor Zivago di Boris Pasternak, uno dei più celebri romanzi russi del Novecento. Negli anni Sessanta, Bassani rimase un influente intellettuale, ricoprendo incarichi come vicepresidente della RAI e presidente della giuria del festival del cinema di Venezia. Nel 1969 il suo romanzo L’airone vinse il premio Campiello. Morì a Roma il 13 aprile 2000, ed è sepolto nel cimitero ebraico di Ferrara.