Raccogliete le forze, preparatevi
Restare a casa non vuol dire leggere e passare il tempo ma attrezzarci per un nuovo mondo, sostiene la scrittrice Olga Tokarczuk
«We believe we are staying home, reading books and watching television, but, in fact, we are readying ourselves for a battle over a new reality that we cannot even imagine, slowly coming to understand that nothing will ever be the same».
«Restiamo a casa, leggiamo libri e guardiamo la tv, ma quello che stiamo davvero facendo è prepararci alla battaglia di una nuova realtà che non possiamo lontanamente immaginare, mentre ci rendiamo lentamente conto che niente sarà più come prima»
Olga Tokarczuk, Frankfurter Allgemeine Zeitung, 1 aprile 2020
La scrittrice polacca Olga Tokarczuk ha scritto per la Frankfurter Allgemeine Zeitung una riflessione su questi giorni di isolamento e di rallentamento causati del coronavirus – «da molto sentivo che c’era troppo mondo. Tutto troppo, troppo veloce, troppo assordante» – e sulle cose, negative o positive, che ci ha fatto scoprire: «che siamo creature delicate, composte dal più fragile tra i materiali», che nella nostra umanità non siamo separati dal resto del mondo, che nei momenti di difficoltà pensiamo ai nostri cari e ci prendiamo cura dei vulnerabili, ma anche che rialziamo le barriere e marchiamo le diseguaglianze. E che, forse, «il paradigma che ha formato la nostra civiltà negli ultimi 200 anni» sta per finire. Lo scritto è stato ripreso da molti giornali e riviste tra cui il New Yorker e, in Italia, il Corriere della Sera.
Olga Tokarczuk ha 58 anni e ha vinto il premio Nobel per la letteratura del 2018 grazie alla sua «immaginazione narrativa che con passione enciclopedica rappresenta il superamento dei confini come una forma di vita». I vagabondi è il suo libro più importante e noto: uscì in Polonia nel 2007 e nel 2018 vinse il Man Booker International Prize, il prestigioso premio letterario dedicato alla narrativa tradotta in inglese, facendola conoscere in tutto il mondo. In Italia è stato pubblicato nel 2019 da Bompiani.
I vagabondi rientra in un genere narrativo reso famoso dallo scrittore tedesco W. G. Sebald, dove decine e decine di storie, aneddoti e divagazioni sono tenuti insieme dalla voce dell’autore, che narra un viaggio o qualcosa che gli è capitato in prima persona: su questa storia si puntellano e si diramano tutte le altre. Racconta, tra le altre cose, della sorella di Chopin che portò il cuore del musicista da Parigi a Varsavia, dell’anatomista olandese che scoprì il tendine di Achille, del bambino nigeriano esposto alla corte imperiale d’Austria e poi, dopo la morte, impagliato. Se ancora non vi è venuta la curiosità di leggerlo, trovate l’incipit qui.