Ottant’anni dall’operazione Weserübung
Il 9 aprile 1940 la Germania iniziò l'invasione di Danimarca e Norvegia, battendo sul tempo gli alleati, nella prima operazione combinata della storia militare moderna
La cosiddetta guerra d’inverno si combatté fra il 1939 e il 1940 tra la Finlandia e l’Unione Sovietica, quando quest’ultima mirava alla conquista strategica di territori finlandesi. La guerra d’inverno fu anche il casus belli che motivò i piani per l’invasione della Norvegia da parte del Regno Unito.
Con l’operazione Wilfred, nel 1940 il primo ministro britannico Winston Churchill architettò l’occupazione dei principali porti norvegesi per tre ragioni: la conquista di posizioni strategiche, l’accesso a importanti materie prime come il ferro – che sarebbe diventato fondamentale nel proseguimento della Seconda guerra mondiale – e l’ostinazione della neutrale Norvegia a non volersi preparare a una più che probabile invasione da parte della Germania per simili ragioni strategiche.
L’operazione Wilfred era stata anticipata a fine marzo del 1940, quando gli inglesi avevano riempito di mine le acque che le truppe tedesche avrebbero dovuto attraversare per arrivare in Norvegia. I servizi segreti tedeschi, tuttavia, vennero a sapere di questi piani e risposero in fretta con l’attuazione del loro piano d’invasione: l’operazione Weserübung, predisposta a febbraio in seguito all’abbordaggio di una petroliera tedesca da parte di un cacciatorpediniere britannico, fatto che aveva violato la neutralità delle acque norvegesi. Le manovre naziste iniziarono i primi di aprile e finirono per battere sul tempo le meno organizzate mosse britanniche.
L’operazione Weserübung era stata pianificata in diversi scaglioni e con azioni coordinate tra mare, terra e aria, caratteristica che la rese la prima operazione di guerra combinata nella storia militare moderna.
I primi scaglioni riguardavano l’invio di forniture di sostegno per le truppe, per cui vennero impiegate complessivamente quindici navi mercantili “mascherate” spedite in incognito nei tre punti di sbarco principali: la capitale Oslo a sud, Trondheim al centro e Narvik a nord del circolo polare artico. Ai primi due scaglioni seguì quello per i combattimenti in mare aperto contro le truppe alleate, composto da una quarantina di sommergibili U-Boot e da undici gruppi di navi da guerra. L’ultimo scaglione fu quello che trasportò il grosso delle truppe terrestri, anche per via aerea.
Il 6 aprile 1940 le truppe tedesche iniziarono a imbarcarsi: tempo due giorni e Oslo sarebbe stata occupata. Il Regno Unito, venuto a sapere delle manovre tedesche e accortosi di avere agito in ritardo, iniziò le sue manovre navali, ma un inconveniente contribuì a portare definitivamente la Germania in testa nella “corsa” all’invasione. L’8 aprile il cacciatorpediniere inglese Glowworm si isolò dal resto della flotta britannica deviando la rotta alla ricerca di un soldato caduto in mare. Nella ricerca, però, incontrò la flotta tedesca in viaggio verso il porto di Trondheim.
Il Glowworm venne irrimediabilmente danneggiato dai bombardamenti tedeschi. Tutto quello che riuscì a fare fu speronare un incrociatore pesante aprendogli uno squarcio sul fianco: poi affondò e perse l’intero equipaggio composto da circa trecento soldati (l’incrociatore tedesco, invece, riuscì ad arrivare al porto di Trondheim).
La mattina del 9 aprile, intanto, la Danimarca si era arresa in poche ore all’invasione tedesca: la sua posizione geografica tra la Germania e la Norvegia non poteva risparmiarla in alcun modo. Più a nord, l’esercito tedesco aveva occupato tutto sommato facilmente Oslo e Trondheim, grazie anche ai bombardamenti aerei della Luftwaffe che avevano distrutto le esili fortezze norvegesi. Il 9 aprile buona parte del paese scandinavo era stata occupata: mancava solo lo sbarco nel porto minerario di Narvik, che avvenne entro la giornata.
L’invasione nazista della Norvegia si concluse in breve tempo anche grazie al collaborazionismo del ministro della Difesa norvegese Vidkun Quisling, in seguito messo a capo del governo fantoccio dipendente da Berlino e ucciso dalla resistenza alla fine della guerra. Le meno organizzate truppe d’invasione britanniche, invece, salparono dall’Inghilterra soltanto due giorni dopo la conclusione delle operazioni tedesche: seguirono oltre due mesi di combattimenti, ai quali parteciparono anche forze francesi e polacche, che si conclusero con il ritiro degli alleati il 9 giugno.
Al termine della battaglia in Scandinavia, la Norvegia contò 1.335 soldati morti e circa 300 civili uccisi dai bombardamenti. Morirono 5.636 soldati tedeschi, mentre le forze alleate persero 6.100 uomini tra truppe inglesi, francesi e polacche.