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  • Mercoledì 8 aprile 2020

In Indonesia la situazione è critica

I contagiati e i morti da coronavirus sono molto di più di quelli dichiarati dalle autorità, ma per ora le restrizioni decise dal governo sono state molto blande

(Photo by Ed Wray/Getty Images)
(Photo by Ed Wray/Getty Images)

Martedì le autorità dell’Indonesia hanno annunciato che nella capitale Giacarta verranno introdotte misure più rigide per contenere la diffusione del coronavirus. Le nuove restrizioni non saranno però estese in tutto il paese. Il presidente indonesiano, Joko Widodo, ha detto infatti di non voler imporre la chiusura totale delle attività produttive, né limitare del tutto gli spostamenti delle persone, sostenendo che misure del genere provocherebbero danni enormi all’economia e che la popolazione indonesiana non sarebbe comunque in grado di rispettarle.

In Indonesia l’emergenza provocata dal coronavirus potrebbe essere molto più grave di quella raccontata dalle autorità.

Secondo i dati ufficiali, le persone risultate positive al tampone sono 2738 e i morti 221, ma solo nel mese di marzo le sepolture nella capitale Giacarta sono state 4400, circa il 40 per cento in più del mese con più morti degli ultimi due anni. Questa sproporzione, lo scarso numero di tamponi fatti alla popolazione e il fatto che non siano state imposte restrizioni simili a quelle dei paesi vicini, fa pensare che la situazione in Indonesia sia in realtà molto preoccupante.

Le nuove misure sono state introdotte attraverso un decreto firmato martedì dal ministro della Sanità indonesiano. Il governatore di Giacarta, Anies Baswedan — che appartiene a un partito di opposizione al presidente Widodo — aveva dichiarato lo stato di emergenza da diversi giorni, ma non aveva ancora ottenuto l’autorizzazione del governo centrale a procedere con misure straordinarie. Dopo le restrizioni approvate per Giacarta, anche i governatori di altre città nell’area urbana della capitale hanno annunciato la loro intenzione di adottare provvedimenti più severi.

Baswedan ha annunciato che da venerdì chiuderanno tutte le attività della città che non rientrano nei settori ritenuti essenziali, ovvero salute, alimentazione e finanza. Gli orari e la capacità massima dei mezzi pubblici verranno ridotti per permettere a tutti di rispettare le distanze di sicurezza e gli assembramenti da più di 5 persone verranno sanzionati. Le restrizioni dureranno almeno due settimane, ma Baswedan ha già annunciato che potrebbero essere prolungate.

Giacarta è la città indonesiana più popolosa – è abitata da oltre 10 milioni di persone – ed è proprio qui che è stata registrata più della metà dei casi di coronavirus rilevati in tutta l’Indonesia.

Baswedan e altri esperti hanno espresso il sospetto che il numero di infettati e di morti a Giacarta sia stato finora sottostimato a causa dello scarso numero di tamponi realizzati sulla popolazione dall’inizio della pandemia. L’Indonesia ha 264 milioni di abitanti e ogni giorno vengono effettuati circa 240 tamponi, con una percentuale di test sulla popolazione tra le più basse al mondo.

Per fare un confronto, martedì solo in Lombardia (10 milioni di abitanti) ne sono stati fatti 4342, un numero ritenuto comunque basso rispetto alle raccomandazioni dell’OMS.

Rispetto all’elevato numero di sepolture effettuate in città nel mese di marzo, Baswedan ha detto a Reuters che è «inquietante» e che «si sta sforzando di trovare un’altra ragione che non sia un errore nel numero di morti da coronavirus registrate». Nell’ultimo mese, però, a Giacarta non ci sono state altre epidemie né particolari incidenti o catastrofi naturali.

Il primo caso in Indonesia è stato accertato solo il 2 marzo, cosa che già allora aveva fatto sospettare un ritardo, visto che nel resto dei paesi del sud est asiatico il virus era già arrivato da alcune settimane. A metà marzo sono state chiuse le scuole e le persone sono state invitate a rispettare distanze e norme igieniche di sicurezza, ma hanno continuato a muoversi liberamente all’interno del paese.

Nelle ultime settimane, centinaia di migliaia di persone residenti nella capitale sono tornate nelle case d’origine in campagna per fuggire al contagio o perché rimaste senza lavoro. Uno dei timori è anche che con il Ramadan, che quest’anno inizierà il 23 aprile, come ogni anno milioni di persone si sposteranno per tornare a casa, accelerando notevolmente la diffusione del virus in tutto il paese. L’Indonesia è il paese con il maggior numero di persone di religione musulmana nel mondo.

Gli ospedali di Giacarta hanno già detto di essere a rischio di saturazione e Amnesty International si è mossa perché il governo garantisca il rifornimento di mascherine protettive per il personale ospedaliero, a cui è stato chiesto in alcuni casi di lavorare in impermeabile da pioggia. Nelle ultime settimane sono morti 18 medici impegnati con pazienti affetti da COVID-19, la malattia provocata dal coronavirus.